
Good Bye, Lenin!
In tempo di cresime… ecco come era celebrata la “cresima alternativa” in Germania Est
«Siete pronti, giovani cittadini della nostra repubblica democratica, ad operare e lottare con noi, fedeli alla Costituzione, per il grande e nobile ideale del socialismo, e ad onorare l’eredità rivoluzionaria del popolo?… Dunque rispondete: Sì, lo promettiamo!». Da quel momento al quattordicenne cittadino tedesco-orientale si dava del lei: era la Jugendweihe, l’iniziazione giovanile al mondo degli adulti che doveva sostituire il sacramento della Cresima.
Va detto che l’introduzione di una specie di «cresima laica» non fu un’idea della Germania comunista, ma risale a un secolo prima. Nel 1852 Eduard Baltzer, figlio di un pastore evangelico e fondatore di una comunità umanista, in polemica con la Chiesa inaugurò questo rito dove lo studente che terminava gli studi veniva introdotto nel mondo degli adulti attraverso una serie di lezioni a carattere morale e culturale. In estrema sintesi, era l’utopia dei valori umanistici sganciati dalle loro radici, l’enfasi volontaristica, «la vela gonfiata da un vento senza porto» – per usare un’icastica espressione da un testo di don Giussani.
Il rito umanista alternativo al sacramento sopravvisse nella Repubblica di Weimar, fu poi vietato durante il periodo nazista, finché nel dopoguerra nelle regioni finite sotto la Germania Est fu ancora tollerato. Ma nel ’53 Mosca sottopose a Berlino Est alcune «misure per il risanamento della situazione politica» che prevedevano una rielaborazione dell’iniziazione giovanile alternativa alla Cresima (cattolica o protestante), per educare i giovani nello spirito del socialismo.
Quando nel novembre ’54 fu lanciata pubblicamente la Jugendweihe, le Chiese la recepirono come una dichiarazione di guerra e reagirono con lettere pastorali e prese di posizione in cui ribadivano l’inconciliabilità del nuovo rito con la dottrina cristiana. Fu allora che la Stasi cominciò a occuparsi della questione, raccogliendo informazioni, esercitando pressioni e arrestando singoli sacerdoti. L’Autorità federale per gli archivi della Stasi conserva alcuni materiali dell’epoca: in uno c’è un vescovo evangelico che scrisse direttamente al premier Grotewohl per lamentarsi che espressioni contro l’iniziazione erano già considerate «dichiarazioni antistatali» e «istigazione al boicottaggio». Un altro pastore, in Turingia, era intervenuto «nei confronti dei funzionari statali in modo provocatorio e in tono di sfida. (…) Durante una riunione pubblica della sua comunità – scrive l’informatore che si firma “Satana” – (…), i funzionari statali presenti sono stati apostrofati con “voi porci”». In un’informativa del 21 marzo 1955 si legge che i «pastori reazionari» insegnano ai giovani «che fra il marxismo-leninismo e la Chiesa c’è un abisso insuperabile, ed è inammissibile che partecipino alla Cresima e contemporaneamente alla Jugendweihe». Nel ‘57 vi fu il caso eclatante del pastore Otto Maercker che finì in carcere per aver negato il funerale a Edeltraut Andersson, una ragazza che aveva partecipato all’iniziazione.
La dura reazione delle Chiese fece sì che inizialmente molti giovani abbandonassero la preparazione alla Jugendweihe. Ma fu subito chiaro che chi non vi partecipava doveva poi aspettarsi pesanti conseguenze: senza iniziazione niente istruzione superiore.
Nel 1955 si svolse a Berlino Est la prima Jugendweihe a cui partecipò il 17,7% dei giovani, percentuale che salì nel giro di pochi anni e raggiunse il 94% nel ‘64 e il 97,5% nel ‘79.
La preparazione al rito statale durava parecchi mesi durante i quali i ragazzi visitavano le fabbriche, seguivano conferenze su sessualità e politica, frequentavano lezioni di ballo. Per organizzare il gesto si muoveva una macchina imponente che si preoccupava persino di rifornire i ristoranti con carne di buona qualità per saziare adeguatamente gli ospiti della «festa della famiglia socialista».
Il programma prevedeva discorsi ufficiali intervallati da brani di musica patriottica e classica, l’esecuzione dell’inno nazionale, la promessa da parte dei ragazzi che ricevevano fiori, un attestato e un libro: fino al 1974 era Il mondo, la terra, l’uomo, poi sostituito da Il socialismo – il tuo mondo, e infine dal testo Il senso della nostra vita (1983). Quest’ultimo, dal titolo intrigante, rispecchiava ormai l’esaurimento dell’ottimismo ideologico e presentava le biografie «rilette» di personaggi famosi, ma nonostante tutto poneva almeno la domanda sulla felicità e sull’amore.
Anche gli ideologi tedesco-orientali si accorsero che i giovani erano consumisticamente più interessati ai regali che al socialismo e che spesso la loro promessa restava «solo una frase ripetuta a pappagallo», come osservò il presidente del comitato organizzativo centrale. Scriveva infatti una certa Sandy: «Per un giorno sarò una principessa in un vero castello dove pernotterò con la mia famiglia! E in estate mi aspetta un viaggio lontano lontano: il mio desiderio è quello di andare a Soči…».
Poi il Muro fu abbattuto, e oggi la Jugendweihe, liberata dall’ideologia e sopravvissuta nelle regioni orientali della Germania unita, resta un fenomeno minoritario.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!