Good Bye, Lenin!

In Russia la campagna vaccinale non sta andando bene

Di Angelo Bonaguro
02 Novembre 2021
Lockdown in Russia almeno fino al 7 novembre, poi chissà. I contagi sono in continua crescita dall’estate (oltre 40.000 al giorno a fine ottobre), ed è stata superata la soglia psicologica delle 1.000 vittime quotidiane, facendo così salire a oltre 200.000 i morti da inizio pandemia. La campagna vaccinale, iniziata presto nel dicembre dell’anno scorso, […]
Sanificazione della stazione Kievsky di Mosca
Sanificazione della stazione Kievsky di Mosca

Lockdown in Russia almeno fino al 7 novembre, poi chissà. I contagi sono in continua crescita dall’estate (oltre 40.000 al giorno a fine ottobre), ed è stata superata la soglia psicologica delle 1.000 vittime quotidiane, facendo così salire a oltre 200.000 i morti da inizio pandemia.

La campagna vaccinale, iniziata presto nel dicembre dell’anno scorso, non ha portato grandi risultati: nonostante la disponibilità di vari prodotti nazionali e la prescrizione obbligatoria – a livello regionale – per alcuni gruppi di lavoratori, è stato vaccinato solo un terzo della popolazione, pari a circa 49 milioni di persone.

Cosa pensano i no vax

Secondo le statistiche, sin da subito oltre la metà dei russi non intendeva vaccinarsi, e la percentuale è scesa leggermente solo a fine estate, con l’intensificarsi degli interventi ufficiali.

In un’intervista, il sociologo Denis Volkov del Centro Levada ha parlato di ciò che pensano i no vax russi: c’è chi non teme il virus perché ritiene che non sia pericoloso, soprattutto i giovani, convinti che il pericolo riguardi «i pensionati» e che «anche se ci ammaliamo, passerà facilmente»; c’è chi crede nella teoria della cospirazione, e quindi che sia tutta una montatura che avvantaggia i produttori di mascherine, guanti, ecc.

Campo socialista assediato

Aleksej Levinson, anch’egli collaboratore del Levada, riporta altre teorie no vax rilevate dai sondaggi, come quella secondo la quale il virus è uno strumento «per ridurre la popolazione della Terra di 2 miliardi, dal momento che non ci sarà abbastanza spazio per tutti a causa del surriscaldamento globale».

Gira una nuova versione del «campo socialista assediato»: stavolta è l’Occidente che, grazie al Covid, vuol fare incetta dei territori della Russia sbarazzandosi della sua popolazione, per poterne poi sfruttare le risorse naturali. Ultima versione: non è un piano dell’Occidente, ma della Cina.

Un miscuglio di versioni

«A fine ottobre abbiamo posto una domanda provocatoria: “Siete d’accordo che il coronavirus non sia una malattia naturale, ma una nuova forma di arma biologica?”. Pensavamo che ci cadessero i più stravaganti. Ma più di un terzo degli intervistati ha risposto “completamente d’accordo” e più di un quarto era “tendenzialmente d’accordo”, e insieme raggiungevano il 61%. E ancora: l’arma di chi? La loro, diretta contro di noi? O la nostra diretta contro di loro? Oppure un’arma cinese diretta contro tutti? Ne è uscito un miscuglio di queste e altre versioni…».

Tra i no vax c’è chi non può non ammettere l’esistenza del virus perché vede gente morire attorno a sé, ma non crede ugualmente a quanto dicono le autorità politiche. Questo fenomeno è triste e preoccupante allo stesso tempo, perché evidenzia una profonda spaccatura tra società civile ed establishment.

Persone disorientate

Queste persone – osserva Volkov – «hanno di default un atteggiamento negativo nei confronti di qualsiasi iniziativa proveniente dall’alto, che sia la vaccinazione, l’installazione di telecamere di sicurezza o il voto elettronico. Chi non si fida delle autorità crede che tutto ciò che viene proposto sia un male, che lo facciano con qualche intento malevolo (…). Il cittadino è impaurito dalla situazione, ha già i nervi a fior di pelle, ma ritiene di non vaccinarsi “perché se sono loro a proporlo, significa che non sarà nulla di buono”». Perciò molti si sentono in trappola: hanno paura ma non si fidano.

Dai sondaggi – in linea con i dati ufficiali – risulta che circa il 30% della popolazione si è sottoposto alla prima dose, e secondo Volkov si può arrivare a convincere un altro 20%. Il sociologo spiega che non tutti sono no vax convinti (10-15%): «La maggior parte sono persone disorientate, che non sono in grado di prendere una decisione da sole, e lo Stato in questo non le ha aiutate, non le ha convinte. Bisogna persuaderle, lavorare con loro».

Quale vaccino?

D’altra parte la campagna vaccinale ha cominciato a funzionare solo all’inizio dell’estate, con lentezze ed errori rilevabili anche dai dati dei sondaggi: gli intervistati hanno dichiarato di non essere stati convinti dalle parole dei politici in vista, da Putin ai ministri giù giù fino ai governatori. «Anche riguardo a Putin, la storia è andata avanti parecchio: si è vaccinato o no? Con quale vaccino? Perché non l’hanno mostrato? La gente ne ha discusso molto: se non ce l’han fatto vedere, allora vuol dire che non s’è vaccinato. E se invece sì, allora probabilmente era “un vaccino israeliano” o “straniero”».

E così si diffonde un’altra leggenda: per loro usano i vaccini stranieri, quelli «buoni», mentre per la gente usano i «nostri», economici e di bassa qualità.

Tentennamenti e ambiguità

Quando si fa una campagna di questo tipo – osserva Volkov – vanno ingaggiati non solo i politici ma anche attori, registi, sportivi.

«Il problema è che stiamo ascoltando le stesse parole da più di un anno e mezzo (…). Penso che in parte tutto questo sia dovuto al fatto che le élite stesse non erano convinte della necessità di vaccinarsi. Abbiamo visto dai sondaggi tra i medici che una gran parte di loro non ne era convinta nemmeno all’inizio. E se non lo erano i medici, cosa possiamo aspettarci dai funzionari, che sono esseri umani come noi? Tentennamenti, ambiguità, non tutti son corsi a farsi vaccinare…».

Natura politica della campagna

Volkov azzarda l’ipotesi che le stesse autorità politiche non abbiano voluto mettersi contro l’opinione pubblica, già dominata dalla diffidenza e le misure contro il coronavirus.

Levinson aggiunge un’altra osservazione: la natura politica della campagna antivirale è stata confermata quando le restrizioni sono state revocate per un’altra campagna, ritenuta più importante: per votare gli emendamenti alla Costituzione, e poi ancora per le elezioni alla Duma. Qui il malinteso su ciò che è più importante per i russi – la loro vita o il prestigio internazionale del paese – ha messo a repentaglio migliaia di vite non protette dal vaccino.

Attendibilità dei dati

Poi c’è il problema dell’attendibilità dei dati: vi sono infatti statistiche molto diverse sulle morti da Covid diffuse dagli stessi organi governativi. Anche qui la sfiducia della popolazione è palpabile: secondo Volkov la metà di quelli che non credono alle informazioni ufficiali ritiene che le autorità riducano i numeri, mentre l’altra metà sostiene il contrario.

«Se chiediamo perché li aumenterebbero, ci rispondono che lo fanno per tenere sotto controllo la popolazione, per spaventarla e metterla in quarantena e così via. Questa non è una spiegazione razionale quanto una razionalizzazione della loro sfiducia e del loro atteggiamento negativo nei confronti delle autorità».

Foto Ansa

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