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Abolita l’Imu. Ma con la Service tax gli italiani pagheranno le stesse tasse di prima. O forse anche di più

Non è solo la mancanza di coperture a preoccupare gli osservatori, ma anche il fatto che da un anno a questa parte abbiamo assistito all'introduzione di sempre nuovi balzelli senza che reali benefici per i contribuenti siano stati ravvisati

Matteo Rigamonti
03/09/2013 - 10:38
Economia
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Allarme rosso sulla Service tax. Aumentano i timori che con l’avvento della nuova modalità di tassazione sugli immobili che dal 2014 sostituirà l’Imu e la Tares – la tassa sui rifiuti che già quest’anno sarà più salata – possano aumentare ulteriormente il peso del fisco sulle spalle dei contribuenti e le sperequazioni a danno delle famiglie, specie se numerose, e le imprese. Ma a preoccupare gli italiani non sono solo casa e pattumiera: ci sono anche il possibile aumento dell’Iva che minaccia i consumi già contratti, la penuria di risorse per la cassa integrazione e, da qualche giorno, l’ultima arrivata in materia di balzelli e prelievi, la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che scaccia gli investimenti dall’Italia.

MENO RIFIUTI, PIÙ TASSE. L’unica cosa certa, per ora, è che le tasse sui rifiuti nel 2013 costeranno più care agli italiani. Secondo la Cgia di Mestre, infatti, la Tares, che debutta quest’anno sostituendo la Tarsu o la Tia, ma che sparirà l’anno prossimo quando sarà sostituita dalla Service tax, «rischia di tramutarsi in una vera e propria stangata, soprattutto per gli imprenditori».
Questi i rincari previsti: su un capannone di 1.200 mq l’aggravio sarà di 1.133 euro (+22,7 per cento); su un negozio di 70 mq far raccogliere i rifiuti dai netturbini costerà 98 euro in più (+19,7 per cento); di 73 euro (+29,1 per cento) sarà, invece, il maggior esborso per una famiglia.
Una situazione che «rasenta il paradosso», secondo il segretario Giuseppe Bortolussi: «Con la crisi, famiglie e imprese hanno prodotto meno rifiuti e, grazie all’aumento della raccolta differenziata, il costo per lo smaltimento degli stessi è diminuito», spiega Bortolussi. «Tutti dovrebbero pagare meno. Invece, con la Tares subiremo un ulteriore aggravio della tassazione».

ABOLIZIONE DELL’IMU NON È TAX FREE. Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel fine settimana prevede la cancellazione della rata Imu di giugno sulla prima casa e costa 2 miliardi di euro che il governo ha assicurato con entrate una tantum. Per quanto riguarda la cancellazione della rata di dicembre, invece, che costa anch’essa 2 miliardi alla collettività, il grosso della copertura dovrebbe arrivare da 1,5 miliardi di euro di extragettito Iva attesi per effetto dello sblocco e pagamento di ulteriori 10 miliardi di debiti della pubblica amministrazione. Se non dovessero esserci o bastare, però, le risorse mancanti saranno prese dagli acconti Ires, Irap e dalle accise. Sempre dalle tasche dei contribuenti, insomma. Il decreto, infatti, prevede una clausola di salvaguardia secondo la quale, nel caso in cui le coperture individuate non dovessero rivelarsi sufficienti, scatterebbero innalzamenti per gli acconti Ires, Irap e l’aumento delle accise. In pratica, già dal 2013, il tetto massimo degli importi riconosciuti in detrazione sui premi assicurativi delle polizze vita scenderebbe da 1.291 euro a 630 e a 230 a partire dal 2014. Risultato: i 6 milioni di titolari di polizze vita sarebbero vessati da un aumento Irpef pari a 126 euro nel 2013 e 230 nel 2014.

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INCOGNITA SERVICE TAX. Resta, poi, un’ulteriore domanda sull’avvento della nuova Service tax, di cui non si conoscerà la composizione prima di metà ottobre (aliquote comprese), e l’editoriale di ItaliaOggi Sette l’ha puntualmente messa in evidenza paragonando la vicenda dell’abolizione dell’Imu al gioco delle tre carte. Riassumiamo liberamente: se l’Imu prima casa ha garantito un gettito di 4 miliardi nel 2012, l’Imu sulle seconde case addirittura 20 miliardi e la Tares dovrebbe portare circa 7 di miliardi nelle casse del fisco, chi garantirà oltre 30 miliardi di euro di entrate allo Stato nel 2014? I contribuenti, ovvio. Ma allora come è possibile che la Service tax, che pure potrebbe avere il pregio di introdurre un principio di federalismo fiscale in Italia, non comporti aggravi ulteriori rispetto a Imu e Tares o perlomeno che non costi esattamente come la loro somma, senza reali benefici per i contribuenti? Sul punto si attendono le risposte del governo.

PENALIZZATI I SOLITI NOTI. Non è certo un caso che ad allarmarsi subito per le nebulose informazioni in merito alla nuova Service tax siano state le Famiglie numerose, che in una nota hanno salutato la nuova tassa paragonandola al celebre film La Stangata con Paul Newman e Robert Redford: «Chi è che ci rimette?», di domandano le famiglie dell’Associazione nazionale famiglie numerose. «Chi è in affitto, che ovviamente si troverà a pagare una tassa maggiore. Ma soprattutto le famiglie con figli, che subiscono una doppia fregatura: da una parte perdono le detrazioni previste per l’Imu (la detrazione di 50 euro per ogni figlio, uno dei pochissimi esempi di equità orizzontale nella nostra fiscalità), dall’altra pagheranno una tassa che aumenterà all’aumentare del numero dei componenti il nucleo famigliare». Ma non è tutto, c’è anche un’altra «fregatura»: «Per far fronte all’abolizione dell’Imu, il governo ha già messo le mani avanti dicendo che il prossimo aumento dell’Iva dell’1 per cento sarà inevitabile. E indovinate chi ne pagherà maggiormente le conseguenze? Le famiglie con figli».

LA COPERTA È CORTA. E se si considerano il miliardo di euro che serve per scongiurare l’aumento dell’Iva (che negli ultimi 40 anni, riferisce la Cgia è già aumentata 8 volte!) a settembre e le risorse necessarie per rifinanziare la cassa integrazione in deroga (finora sono stati stanziati solo 500 milioni di euro), in attesa che anch’essa venga riformata, dovrebbero essere circa 4 i miliardi di euro che il governo deve trovare in queste ore. L’ha confermato in un’intervista al Sole 24 Ore il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta, che ha detto: «Non si può evitare di aumentare l’Iva per sempre». Sul tavolo del governo, infatti, c’è «un pacchetto importante» di misure che hanno bisogno «di copertura». L’impressione è che il governo si stia trovando a dover utilizzare una coperta sempre più corta.

AUTOLESIONISMI. È ancora ItaliaOggi Sette ad accendere un ulteriore campanello d’allarme per i contribuenti italiani. Questa volta riguarda la Tobin tax, la tassa sui trasferimenti finanziari, la cui introduzione ha avuto l’effetto di far «crollare gli scambi sui titoli italiani», mentre probabilmente il suo gettito sarà di 300 milioni e non 1 miliardo come inizialmente ci si attendeva. E «un mercato finanziario meno liquido espone i titoli a oscillazioni molto ampie e la volatilità aumenta». Con quali rischi? «I rischi di manipolazione sono più alti» e il rischio che, quando la borsa scende, possa aumentare «il costo del debito per le imprese».

@rigaz1

Tags: aumento ivaCigfamiglie numerosefederalismo fiscalegiuseppe bortolussiimuivaservice taxtares
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