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Ilva, in commissione Aia scontri con i custodi giudiziari e tra enti locali e Arpa

Sui tavoli ministeriali per l'Aia piovono nuove accuse: l'Arpa chiede prescrizioni più ampie, schierandosi contro la stessa Regione. Intanto i custodi giudiziari dell'acciaria denunciano i commissari di parzialità

Chiara Rizzo
10/10/2012 - 13:05
Interni
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L’Ilva inizia la marcia per mettere in atto le prescrizioni dei custodi giudiziari. I custodi hanno chiesto (e la procura di Taranto venerdì scorso ha ripreso questa indicazione, fissando per l’azienda un ultimatum) l’immediato avvio delle procedure di spegnimento degli altoforni (Afo) 1 e 5, e di sei batterie di forni coke. Su una parte di queste prescrizioni esiste un accordo generale: lo spegnimento dell’Afo1 e dei forni sarà richiesto come prima misura anche nella nuova Autorizzazione integrata ambientale, su cui un apposita commissione lavora proprio in questi giorni, mentre quello di Afo 5 potrebbe essere avviato in un successivo momento. L’Ilva si è trovata favorevole a quest’ultima ipotesi. La procura aveva dato tempo all’azienda di rispondere fino a domani: invece il presidente dell’Ilva (e custode giudiziario egli stesso) Bruno Ferrante ha depositato ieri pomeriggio ai pm l’ordine di servizio già firmato per avviare i lavori.

AVVIO DELLE BONIFICHE. Mentre si vociferava dell’intenzione dell’Ilva di disimpegnarsi da Taranto, la decisione ha preso, in effetti, in contropiede la città. L’Ilva ha informato la Procura di aver già affidato ad un’azienda specializzata, la Paul Wurth, il compito di collaborare con i custodi giudiziari nominati dal Gip Todisco: offrendo un sussidio tecnico, l’azienda ha informato inoltre di aver già dato «l’ordine dei lavori a iniziare dall’altoforno 1». Per l’azienda l’unione di questa disposizione a quella dello spegnimento dei forni coke, permetterebbe comunque di riassorbire anche i 940 dipendenti dei due reparti coinvolti, che quindi non si troverebbero in cassaintegrazione.
Nel documento presentato ieri, Ferrante lascia comunque anche questo nodo alla decisione dei custodi giudiziari. L’Ilva ha comunicato anche che alla società Paul Wurth serviranno almeno otto mesi per lo spegnimento di Afo 5, previsto per luglio 2015 (è l’altoforno più grande d’Europa, è in piena produzione, ma è anche il principale responsabile delle emissioni). Il documento sgomberebbe i dubbi da accuse di non collaborazione ed è un segnale di disponibilità, anche se parziale: in primo luogo perché l’Ilva aveva già progettato da tempo gli interventi su Afo1 e per il 2015 quelli di Afo 5, quindi ieri ha ribadito di non cambiare i suoi piani, e secondariamente perché l’acciaieria ha chiesto proprio ieri un nuovo “incidente di esecuzione” (incidente probatorio, ndr.) e ha impugnato la decisione del Gip di bocciare il piano di ambientalizzazione da 400 milioni di euro, presentato a settembre dall’Ilva. Il Gip aveva bocciato il piano anche accogliendo il parere dei custodi, secondo cui gli interventi necessari ammonterebbero a 2 miliardi di euro. Per l’azienda si può provare, al tribunale del riesame, che le tempistiche scelte permetterebbero gli interventi di risanamento conservando un livello minimo produttivo finanziariamente strategico. Le differenze sui tempi di bonifica oggi rappresentano a Taranto il principale motore di polemiche.

TAVOLI PER L’AIA. Da oggi iniziano le riunioni della commissione ministeriale che sta lavorando alla nuova Aia, e che giovedì dovrebbe concludere l’elaborazione del testo, prima che lunedì 17 venga sottoposto alla Conferenza dei servizi per l’assenso definitivo. Solo che stamane sul tavolo della presidente della commissione, Carla Sepe, sono finite alcune missive preoccupanti. La prima arriva dal direttore generale Arpa Puglia, Giorgio Assennato, che critica l’idea di sdoppiare la nuova Aia in due tranche, prima quella con le prescrizioni per l’inquinamento atmosferico, poi quella per lo smaltimento dei rifiuti e delle acque. Questo perché secondo Assennato, queste ultime attività dell’Ilva sono comunque connesse all’inquinamento atmosferico. «Se, per esigenza di celerità, si sceglie la revisione limitata alle emissioni, noi poniamo dei paletti» ha detto Assennato ai giornalisti. Ma con questa scelta Arpa Puglia si vede contrapposta a tutti gli enti locali, dal Comune alla stessa Regione da cui dipende: «Abbiamo un’occasione importante – ha spiegato l’assessore provinciale all’Ambiente –. Possiamo fissare regole stringenti ed evitare di aspettare altri 4 anni per la nuova concessione, come accaduto in passato. La commissione sta lavorando bene». Domani il dg di Arpa Puglia è stato convocato dalla commissione. Intanto nuove accuse sono piovute su Sepe e sempre per lettera: i custodi giudiziari dello stabilimento le hanno scritto, mettendo in copia tutti gli enti locali, procura, Gip, e persino ministro dell’Ambiente Corrado Clini. I custodi demoliscono il lavoro svolto dalla commissione, accusando di aver svolto solo parziali sopralluoghi che non hanno consentito di accertare le criticità del processo produttivo, e di aver acquisito solo documenti provenienti dall’azienda. I custodi inoltre concordano con l’Arpa sul nodo dei rifiuti.

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Tags: aiaBruno Ferrantecorrado cliniIlvaprocura di Tarantotaranto
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