Ilva di Taranto, lo stop dei giudici al dissequestro costa un miliardo e posti di lavoro
L’Ilva di Taranto sta lentamente soffocando. In attesa che la Suprema Corte si pronunci sulla costituzionalità o meno della legge 231/12, il cosiddetto decreto salva-Ilva, che ha riconsegnato gli impianti a caldo all’azienda, permettendo la ripresa della produzione e stabilendo anche il dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati pronti per il commercio; una legge approvata a dicembre dal Parlamento, controfirmata dal Presidente della Repubblica e già pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Ma che i magistrati della procura di Taranto non hanno voluto accettare, sollevando un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato perché, secondo loro, il governo, così facendo, ha interferito con un’indagine ancora in corso. Tant’è. Fino a che la Corte Costituzionale non si pronuncerà, i quasi 2 miliardi di tonnellate di merce tra coils e lamiere, di valore pari a 1 miliardo di euro, rimarranno sul piazzale dell’Ilva, invenduti. Causando, oltre al danno economico per l’azienda (che ha già perso una commessa da 25 milioni di dollari in America per un gasdotto in Oklahoma) e all’arresto del ciclo produttivo, anche gravissimi danni per l’economia nazionale.
LAVORATORI A CASA. Come se non bastasse, in questa situazione, l’Ilva di Taranto nemmeno può attuare la nuova Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, del costo di 4 miliardi di euro, richiesta per la messa in sicurezza degli impianti a tutela della salute e della protezione ambientale. E mentre i lavoratori fuori produzione, tra cassa integrazione e ferie forzate, sono già 2500 e i prossimi stipendi sono a rischio, la Cassazione ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai legali del patron Emilio Riva, del figlio Nicola e dell’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso. Martedì i sindacati incontreranno il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante e il giorno dopo a Taranto arriveranno il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il neogarante per l’attuazione dell’Aia Vitaliano Esposito e il commissario per la bonifica dell’area circostante all’azienda.
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