
Tre nodi economico-industriali vengono al pettine in questi giorni. Il primo, proprio oggi, riguarda l’ex Ilva. Il tribunale del Riesame di Taranto ha deciso di non spegnere l’altoforno 2, come previsto da una precedente sentenza. Come spiegato su Tempi da Antonio Gozzi, ex presidente di Federacciai, la storia dell’Ilva è la storia di un disastro italiano: un caso emblematico di inadempienza politica, insipienza industriale, invadenza della magistratura.
Ilva in mano ai giudici
La decisione con cui il Riesame, di fatto, sconfessa lo stop ordinato dal giudice lo scorso 13 dicembre “regala” altro tempo all’ex Ilva. Sul piatto della bilancia, tuttavia, rimangono diverse questioni. ArcelorMittal ha fatto sapere di essere disposta a gestire lo stabilimento a patto che il governo si faccia carico, tramite cassa integrazione, di 3.500 dipendenti. E resta una questione di fondo: come può un investitore straniero fidarsi di un paese come l’Italia dove le procure dicono tutto e il suo contrario?
Autostrade, tra grillini e renziani
Per quanto riguarda Autostrade, il governo è spaccato. Da un lato i grillini, che vogliono la revoca, che hanno inserito nel Milleproroghe e che prevede una riduzione della penale a carico dello Stato. Dall’altro, Italia viva di Renzi più vicina alle ragioni dei Benetton.
Alitalia, ennesimo bluff
Terzo caso quello di Alitalia con il decreto che le concede l’ennesimo prestito ponte che arriva alla Camera dei deputati dove, da oggi, sono iniziate le audizioni. Dopo il ritiro di Fs, il governo pare brancolare nel buio e il ministro grillino dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ora vagheggia nuovi partner industriali per salvare la compagnia.
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