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A est il cielo è rosso fiamma. Quei cieli che i contadini guardavano con speranza: una giornata di sole, una giornata buona. Sopra di noi un gregge di nuvole leggere si disperde, come ritardatarie, ultimi vapori della notte: e lasciano un cielo chiaro come acqua di fonte.
Noi corriamo sul nastro dell’autostrada, diretti al mare, da Parma verso la Cisa. Spengo la radio: c’è altro, da vedere e ascoltare.
Quell’alba ardente rasserena anche me, anche se da cent’anni la cascina dei miei nonni, su questo Appennino, è abbandonata. Si ereditano, oltre ai geni, memorie? (Chissà mia nonna bambina, sveglia alle sei, già a badare a una frotta di fratellini; e l’acqua gelida da una fontana in cortile, che le bruciava la faccia. Potessi, nonna, essere per un’ora con te, in quelle mattine).
Ma dunque noi viaggiamo a 130, milanesi in vacanza, assonnati della sveglia antelucana – il traghetto parte fra due ore, da Livorno. Io vorrei dire a mio marito di rallentare. E apro il finestrino per ann...
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