Il Tribunale di Milano è il più lento d’Italia. Livia Pomodoro: «Al ministero fanno i conti della serva»
Il “sistema della giustizia migliore del mondo” ha prodotto 5 milioni e mezzo di procedimenti civili in arretrato da smaltire e si classifica al 160esimo posto su 185 paesi per efficienza (dati Banca Mondiale). Buona parte di questo record negativo lo si deve al Tribunale di Milano. Lo rende noto una classifica compilata dal ministero della Giustizia in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Sui tempi d’attesa per arrivare alla fine di un procedimento civile, Milano, con i suoi 1.291 giorni ottiene la performance nazionale peggiore. Scarsa, secondo le cifre del ministero, anche la produttività dei giudici meneghini: su 165 Tribunali esaminati, la squadra togata di Milano è arrivata 122esima. E non va meglio nello smaltimento dei vecchi processi, dove è poco sopra metà classifica.
I CONTI DELLA SERVA. A protestare contro la classifica, oggi sul Giornale, è il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, secondo la quale, al ministero della Giustizia fanno i «conti della serva». «I suoi dati sono sballati e senza senso». Pomodoro si dichiara «indignata» del poco apprezzamento ricevuto per il grande lavoro svolto dalle toghe di Milano per migliorare l’efficienza del sistema processuale civile. Bisogna guardare alla qualità dei procedimenti e delle sentenza, non bastano i numeri, avverte: «Al sud ci sono tribunali con gli armadi pieni di domanda drogata». Nella maggior parte dei casi, si tratta di procedimenti rapidi da smaltire. I giudici di Milano, prosegue Pomodoro, «semplicemente, non ce la fanno più». «Scrivere le sentenze a casa la domenica» per le toghe «è la normalità». Anche lavorare nelle vacanze. «Cosa si vuole? Che i giudici timbrino il cartellino? Se rispettassimo rigidamente gli orari lavoreremmo molto meno di oggi».
QUANTO CI COSTA. Secondo la Banca d’Italia il malfunzionamento della giustizia civile costa agli italiani 1 punto di Pil. Cioè 16 miliardi di euro l’anno. Per il Centro Studi di Confindustria, smaltire le milioni di cause pendenti frutterebbe alla nostra economia il 4,9 per cento del Pil annuo, e basterebbe ridurre del 10 per cento i tempi di risoluzione delle cause per guadagnare lo 0,8 per cento.
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