Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Politica

Il senso (nullo) di Renzi per la cultura

Una frase polemica del segretario del Pd rivela quale idea abbia della cultura. Un'idea centrata sull’avere anziché sull’essere, sulla quantità anziché sulla qualità

Rodolfo Casadei
13/01/2018 - 1:00
Politica
CondividiTwittaChattaInvia

Fra una sparata sull’abolizione del canone di abbonamento alla Rai e una sul salario minimo a 10 euro all’ora, l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha trovato il modo di ficcare dentro al canovaccio della sua narrazione propagandistica per la campagna elettorale anche una dichiarazione sulla valorizzazione dei beni culturali. Compiacendosi dell’aumento del numero dei visitatori nei musei e dei relativi introiti provenienti dai biglietti staccati nel corso dell’ultima legislatura (gli incassi sarebbero passati da 140 a 200 milioni di euro all’anno), così ha commentato: «Questi dati, tra i tanti che ha reso noto oggi il ministro Dario Franceschini, dicono una cosa semplice: la frase “con la cultura non si mangia” che la destra italiana ha utilizzato per anni è una frase sbagliatissima. E non solo perché con la cultura si possono creare posti di lavoro. Ma perché ogni investimento culturale aiuta il consolidamento e la formazione dell’identità di un popolo». La frase a cui Renzi si riferisce è stata in passato attribuita a Giulio Tremonti, ministro delle Finanze nei governi Berlusconi, che ha sempre smentito di averla pronunciata. Comunque stiano le cose, che Tremonti sia un bugiardo o che sia stato frainteso e manipolato, la prima parte della dichiarazione di Renzi dimostra che l’idea di cultura che l’ex premier ha non è tanto diversa da quella che lui attribuisce alla destra becera e/o tirchia. È infatti un’idea di cultura centrata sull’avere anziché sull’essere, sulla quantità anziché sulla qualità: la cultura è un patrimonio che può produrre profitti se si prendono certi provvedimenti e se si fanno gli investimenti giusti; è un asset, una risorsa, e non un costo, come avrebbe fatto credere Tremonti. Ma sempre di qualcosa che ha a che fare coi bilanci contabili, col dare e l’avere, con le entrate e le uscite si tratterebbe. Nella seconda parte della sua dichiarazione, che è evidentemente motivata dall’esigenza propagandistica di esaltare gli aspetti economici e occupazionali dell’intervento del governo sui beni culturali, Renzi rettifica il tiro e conclude che la cultura è soprattutto cibo dell’anima, stoffa del tessuto che fa l’identità di un popolo. Ma non ci siamo neanche qui: prima che l’identità di un popolo, la cultura forma e consolida l’identità della persona; e non perché lo Stato decide di investirci sopra tanti o tantissimi soldi, ma perché alcuni esseri umani (i maestri, gli insegnanti, i genitori) si impegnano a trasmettere ad altri esseri umani, di solito più giovani dei primi, la cultura che ha reso loro e i loro padri più pienamente umani come si trasmette un’eredità. Senza una passione per la tradizione, senza qualcuno che concepisca l’educazione anzitutto come trasmissione, lo Stato può anche raddoppiare gli stanziamenti per la scuola e per i beni culturali, ma non ci sarà nessuna formazione/consolidamento dell’identità di un popolo.

Non sto facendo il pignolo per avversione allo schieramento politico guidato da Matteo Renzi. Anche il centrodestra – non ho nessun problema a sottolinearlo – ha mostrato di avere un’idea del tutto inadeguata di ciò che dovrebbero essere la scuola e la cultura quando, al tempo di Letizia Moratti ministro dell’Istruzione, si propose di varare la cosiddetta “riforma delle tre i”, che sarebbero impresa, informatica e inglese. Come se quelle fossero le tre cose più importanti a cui formare i ragazzi in vista delle sfide della vita, sfide che in questa ottica appaiono ridotte evidentemente alla ricerca del posto di lavoro. Su questa visione strettamente utilitaristica della scuola e della formazione culturale convergono curiosamente destra e sinistra: un mostro sacro dell’intellettualità di sinistra europea come il francese Pierre Bourdieu ha radicalmente criticato tutti i sistemi scolastici giudicandoli, marxisticamente, come strumenti per la riproduzione dei rapporti di potere fra le classi (occultata dall’ideologia della meritocrazia), e nella sua visione li ha tollerati come mali necessari per la preparazione al mondo del lavoro. Quando richiamano l’attenzione sui contenuti positivi o comunque accettabili della trasmissione culturale, Renzi, Moratti e Bourdieu (centro-sinistra, centro-destra, estrema sinistra) concordano che coincidono con competenze per scopi pratici che gli studenti sono chiamati ad acquisire o con risvolti pratici che i fruitori del servizio determinano all’atto della fruizione. Tutti loro restano nell’ambito di una cultura concepita come un avere, come un insieme di proprietà immateriali da trasferire a certi soggetti. Ma la cultura riguarda l’essere, riguarda il formarsi del soggetto. Come scriveva François-Xavier Bellamy nel suo magistrale I diseredati ovvero l’urgenza di trasmettere, non si tratta di un bagaglio da caricare sulle spalle, che perciò si vorrebbe il meno pesante possibile: «Definire la cultura un bagaglio significa affermare l’esistenza autonoma del proprietario di questo bagaglio, la sua personalità indipendente e autosufficiente; per quanto utile, il bagaglio rimane sempre una proprietà contingente e separata dal viaggiatore. Ma la cultura non va descritta così: anzi, è il passaggio necessario tramite il quale la nostra personalità si realizza. Non accresce quello che abbiamo, ma quello che siamo. E, per questo, non è accessoria bensì essenziale».

LEGGI ANCHE:

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, durante le comunicazioni del premier alla Camera prima del Consiglio Europeo, Roma, 22 giugno 2022.

Le rischiose opzioni del trasformista Di Maio

24 Giugno 2022
Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, nel giorno dell'approvazione della sua riforma, per la riforma, 16 giugno 2022

La riforma Cartabia è poca cosa

18 Giugno 2022

L’uomo vive una vita veramente umana grazie alla cultura, disse Giovanni Paolo II nel suo discorso all’Unesco nel 1980. E aggiunse: «L’uomo non può essere fuori della cultura. La cultura è un modo specifico dell'”esistere” e dell’”essere” dell’uomo». Non c’è prima il soggetto e poi la cultura che si sovrappone, come un addobbo su un albero per il Natale. Non c’è nemmeno il popolo e poi l’investimento culturale che lo consolida: no, il popolo stesso è continuamente una realtà culturale, il popolo è il risultato della trasmissione di ogni genere di sapere fra le generazioni. Quando la trasmissione si interrompe, e l’educazione diventa mettere a disposizione delle nuove generazioni grandi banche dati perché esse vi attingano a piacere, in base a criteri che loro stesse dovrebbero trovare dentro di sé, e che invece sono i criteri dei poteri dominanti del momento, il popolo muore. Gli investimenti culturali del governo genereranno magari profitti e posti di lavoro, ma non genereranno più l’umano. La logica dell’avere e la logica dell’indipendenza, sottintesi del dualismo soggetto-cultura, rendono impossibile qualsiasi educazione, qualsiasi trasmissione culturale. Perché non c’è educazione, non c’è trasmissione culturale senza dipendenza da un’alterità, che ci richiama di continuo alla nostra condizione di carenza, di povertà, di mancanza: altro che “avere”! La prima cosa che impariamo nella vita è a parlare e poi più tardi a scrivere in una certa lingua, e quella lingua non l’abbiamo creata noi e nemmeno l’abbiamo scelta: ci arriva da altri, esisteva prima di noi, e modellerà ciò che saremo nella vita senza che lo abbiamo deciso noi. Non esistono il pensiero e la lingua separatamente: il nostro pensiero si forma attraverso una certa lingua, senza lingua non potremmo pensare. Se non accettiamo la limitazione di libertà che consiste nel non poter parlare e pensare se non in una lingua che non abbiamo creato a noi, ma che altri sin da piccoli ci hanno insegnato, non saremo niente e nessuno: resteremo dei selvaggi. Crescendo potremo anche decidere di imparare un’altra lingua e parlarla al posto di quella nella quale siamo stati allevati: ma nessuno al mondo potrà mai evitare di ricevere e fare propria una lingua che gli è trasmessa da altri, come primo passo della propria personale umanizzazione. Questo che vale per la lingua vale per ogni sapere scientifico, umanistico, etico, religioso, ecc.: occorre prima accogliere l’eredità di coloro che ci hanno preceduto, farla nostra, vagliarla, verificarla. Dopo, solo dopo, potremo criticare, correggere, abiurare se riteniamo che sia la cosa giusta da fare. Ma per essere se stessi, per essere liberi, occorre partire dalla dipendenza, dal ricevere da altri, da una non libertà iniziale che è la natura stessa dell’uomo come essere culturale.

Oggi la cultura e la trasmissione della stessa non sono minacciate solo dal primato dell’avere, ma in modo ancor più insidioso dal primato dell’emozione, dallo psicologismo dilagante. Cresce con progressione geometrica il numero di coloro che contrappongono cultura ed esperienza esistenziale, ragione ed emozione, arricchimento intellettuale e gratificazione psicologica. Oggi anche un papa vitale e comunicativo come Giovanni Paolo II sarebbe accusato di intellettualismo per quello che disse all’Unesco e in altre occasioni. Alle obiezioni dei vitalisti anti-intellettualisti, di coloro che, come i Beach Boys, vorrebbero vivere solo di “good vibrations”, “buone vibrazioni”, il libro di Bellamy risponde con pacata acutezza: «Possiamo percepire il variare delle nostre emozioni solo attraverso le sfumature di un lessico quanto più ampio possibile. La gamma dei nostri sentimenti si esprime, per la nostra coscienza, nelle parole che arricchiscono il nostro vocabolario. Serve un lessico sviluppato per imparare a sentire, nelle emozioni, le sottili distinzioni tra “amare”, “stimare”, “apprezzare”, “ammirare”, “prediligere”, “adorare”, “voler bene”, “adulare”… La posta in gioco del lessico non è solo la precisione della parola: senza la diversità delle parole, non solo non potremmo comunicare in maniera corretta, ma saremmo anche certamente incapaci di riconoscere in noi la singolarità dei nostri stessi sentimenti». E ancora: «Quando “amare”, “stimare”, “apprezzare”, “ammirare” sono indistintamente sostituiti dal gergo giovanile “kiffer” (neologismo franco-arabo che significa “provare piacere” – ndr) non solo l’espressione perde la sua precisione, ma l’emozione perde la sua ricchezza. Non è la comunicazione, sono il cuore e lo sguardo che, incapaci di provare le sfumature e di percepire la singolarità, si restringono, si ripetono, e sono alla fine schiacciati dal peso dell’uniformità». Capirà chi avrebbe bisogno di capire? Mah.

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

Tags: beni culturalidario franceschiniFrançois-Xavier BellamyGiovanni Paolo IIGiulio TremontiMatteo Renzimusei
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, durante le comunicazioni del premier alla Camera prima del Consiglio Europeo, Roma, 22 giugno 2022.

Le rischiose opzioni del trasformista Di Maio

24 Giugno 2022
Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, nel giorno dell'approvazione della sua riforma, per la riforma, 16 giugno 2022

La riforma Cartabia è poca cosa

18 Giugno 2022

L’Humanae vitae è rock, la pillola è lenta

12 Giugno 2022
Papa Francesco alla Consacrazione di Russia e Ucraina al Cuore immacolato di Maria

La pace è un miracolo e non è da ingenui inginocchiarsi per chiederlo

16 Maggio 2022
Un bambino gioca su un carro armato a Lukashivka Ucraina

«La pace comincia sempre dalla persona»

12 Maggio 2022
Giovanni Paolo II

Il risveglio della coscienza occidentale che dobbiamo incoraggiare

9 Maggio 2022

Video

Foto Red Dot per Unsplash
Ambiente

Stop auto endotermiche? «Decisione ideologica»

Redazione
9 Giugno 2022

Altri video

Lettere al direttore

Fermare la guerra infinita

Carlo B. Scott Visconti
24 Giugno 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    In questi tempi strani capita perfino di ritrovarsi d’accordo con Calenda
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Il cardinale Marx e la Chiesa “alla moda”
    Peppino Zola
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    L’ideale cristiano non è la brava persona di successo, ma il santo
    Pippo Corigliano
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Vasilij Grossman, la Russia e Macron
    Rodolfo Casadei
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro

Foto

Egisto Corradi
Foto

La faccia più vera

26 Maggio 2022
Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022
Foto

Avsi Run al Parco di Monza per sostenere i progetti dell’ong in Ucraina

27 Aprile 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist