Lettere dalla fine del mondo

Il senso della vita non si cerca su Google. È un Mistero che si è fatto carne

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Caro padre Aldo, cercando su Google una risposta al mio stato d’animo, l’ho trovata in un suo bellissimo articolo pubblicato su tempi.it! Condivido con lei “la notte dell’anima” (in una dimensione spirituale) anche nella forma del “male di vivere” (in una dimensione terrena). Ho 36 anni e mi porto questo fardello da circa 15 anni ormai.

Concordo pienamente con quanto lei ha scritto. È dal dolore che nasce il vero Amore, la sensibilità a tutto ciò che è divino. Per molto tempo ho stupidamente pensato che tale dolore fosse solo frutto dei miei peccati, che si trattasse di una disgrazia ostativa alla vita religiosa, sviandomi e demotivandomi dall’assenso a una chiamata che ancora cerco di ponderare.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Ma quando mi sono recato in monastero mi sentivo forte, consolato, “accompagnato” dall’amore divino. Ciò nonostante, sono rientrato a casa per un periodo di maggiore riflessione e preghiera ritrovandomi nel limbo dell’incertezza, del timore, della prospettiva di una vita migliore da realizzare nel lavoro e nella vita affettiva: ma niente di tutto questo mi soddisfa! Ho paura di rischiare, anche nella certezza che il Signore ci ripaga se abbiamo fiducia in lui. Mi chiedo: è pigrizia frammista a timore o una fede che vacilla? Tra l’altro mi riesce difficile trovare un padre spirituale che possa capirmi come magari potrebbe comprendermi bene lei stesso.
Lettera firmata

Mi permetto di condividere con i lettori questa email, una delle tante che ricevo di questo genere. È così complessa perché descrive la situazione di molti, giovani in particolare, che nella disperazione cercano in internet la risposta ai loro problemi, alle proprie inquietudini, a quel «quid animo satis?» di francescana memoria, non sapendo che è solo nell’incontro con un volto in cui brilla la presenza del Mistero che il cuore umano trova quella pace «che il mondo irride, ma che rapir non può», come ci ricorda il Manzoni.

Non si tratta neppure di cercare un padre spirituale che ci dia buoni consigli o, peggio, che ci dica cosa dobbiamo fare per mettere chiarezza nella nostra vita. Giovanni e Andrea quel giorno, sulle rive del Giordano, non hanno incontrato un padre spirituale, ma, come dirà loro il Battista, «l’Agnello di Dio, che toglie i peccati dal mondo». Hanno incontrato un Avvenimento, un Uomo nel cui volto brillava la risposta alle loro attese… e per questo si sono azzardati a chiederGli: «Maestro, dove abiti?». Gesù non ha risposto con un discorso complesso, ma con un semplice «venite e vedete»; e loro L’hanno seguito fino a casa, stando con Lui tutto il pomeriggio, affascinati da quella presenza, nelle cui parole, nel cui modo di muoversi perfino, erano evidenti tutte le risposte alle attese del cuore umano.

Scriveva il Nobel per la letteratura Milosz: «Signore, sono stanco di teorie, di consigli, di parole. Mostrami un volto, non importa in quale parte del mondo, contemplando il quale io possa contemplare Te». Il metodo dal tempo di Giovanni e Andrea fino ad oggi è sempre lo stesso: l’incontro. Ed è ciò che è accaduto anche a me, incontrando il Servo di Dio don Luigi Giussani, che non mi ha mai dato consigli o istruzioni per l’uso, ma, rischiando tutto sulla mia libertà, ha permesso il risorgere del mio io con il fascino umano della sua persona, nella quale brillava il Mistero della Incarnazione. Incontrando questo uomo, la vita è diventata semplice e drammatica come quella di Giovanni e Andrea dopo l’incontro con Gesù.

Il dolore e l’amore
Lo stesso dolore dovuto alla depressione l’ho vissuto senza mai staccare lo sguardo da quell’Avvenimento, da quell’incontro. Non è dal dolore che nasce l’amore: dal dolore nasce solo la disperazione. È solo quando uno ama che conosce l’inevitabile dolore. Gesù è morto sulla croce solo per l’immenso amore che aveva per il Padre e per ciascuno di noi. Una mamma soffre perché ama, e non al contrario.

Don Giussani ci ricordava sempre una frase di Guardini: «Nell’esperienza di un grande amore tutto diventa avvenimento nel suo ambito». Ed è questo grande amore che manca oggi, per cui uno ricorre a Google perché gli spieghi la vita. Ma la vita non si spiega; la vita ha bisogno di incontrare un volto in cui sia evidente il suo destino ultimo.

Infine ricordo ciò che ha detto Gesù: «Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli». Tante riflessioni o “ragionamenti” ci allontanano dalla fede che nasce solo da un incontro, che ci fa dire con sant’Agostino: «Si isti et istae, cur non ego?».

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