
Il riscatto di Andrea Solario, un fulgido astro che sa incantare

Il museo Poldi Pezzoli di Milano merita un elogio anche per le mostre che propone. Adesso tocca a una rassegna monografica che si concentra su un pittore del Cinquecento il cui nome non scorre sulle labbra di tutti: Andrea Solario.
Nacque forse a Milano intorno al1470 e vi morì nel 1524, probabilmente di peste. L’avere lavorato a cavallo tra il XV e il XVI s’innesta in una curiosa “sorte cronologica” che egli condivide con i sommi protagonisti del Rinascimento. Ciò non significa che appartenga al novero dei massimi calibri, tipo Leonardo, Raffaello, Correggio – la cui fama è ancora viva, nonostante il franare dell’interesse nei confronti dell’arte antica e l’avanzare inesorabile dell’ignoranza bovina –, ma, pur non facendo parte del manipolo dei sommi, lo si può ritenere a ragione un “astro”, termine che compare nel titolo del saggio di Lavinia Galli in catalogo: un piccolo fulgido astro capace di incantare il pubblico.

Io stesso, benché non sia armato di specifiche cognizioni dell’opera del Solario, visitando questa mostra, che è la prima sino a oggi dedicatagli, ho provato qualcosa di simile a un incanto, per varie ragioni. Primo, lo splendore dei colori di smalto; secondo, la misura contenuta dei quadri, pressoché tutti di destinazione privata, dimensione nella quale il Solario eccelle, anche se ogni confronto con le opere più impegnative e di ampie dimensioni sia penalizzato dal fatto che sono perdute, vedi il ciclo di affreschi eseguiti nel 1507 nella cappella del castello di Gaillon in Normandia, distrutto dalla furia dei giacobini, e la grande pala d’altare con l’Assunzione della Vergine nella Certosa di Pavia, non conclusa dal maestro perché colpito dal morbo. Terzo, una materia pittorica tesa e lucente, segno di uno sfarzo trattenuto, non declamato e prezioso, da non considerarsi come puro ornamento, bensì come elemento consustanziale dell’intensità espressiva.
La pittura del Solario possiede una componente aristocratica che ha contribuito all’attenzione tributata al pittore nella ristretta cerchia dei collezionisti dell’Ottocento, soprattutto lombardi.

Solario dà il meglio di sé nella singolare capacità di sintetizzare fonti d’ispirazione diverse conservando una cifra stilistica personale. Fra gli ascendenti troviamo Giovanni Bellini, cui Solario attinge nel periodo trascorso a Venezia, a tale proposito si guardi la paletta d’altare con la Madonna e santi (Milano, Brera), proveniente dalla chiesa di San Pietro Martire a Murano; il Perugino, che influenza il bel Ritratto virile della National Gallery di Londra; Leonardo, presente fra i riferimenti di Andrea Solario sia prima della sua partenza da Milano alla volta di Venezia, sia dopo il rientro nella città lombarda; il Bramantino, e poi Dürer e i fiamminghi, alla quale cultura figurativa è immediato rimandare la Salomè con la testa del Battista di Vienna, che lascia a bocca aperta per il nitore adamantino dei particolari e la concentrazione dell’episodio della morte del Precursore in una fissità aristocratica, vagamente profana.

Il dipinto che sbalza tra tutti è la Madonna del cuscino verde (Parigi, Louvre), databile intorno al 1510. Qui l’intonazione profana della Salomè vira nella dimensione di un sentimento devoto. Chi avrà la forza di leggere la scheda del catalogo che commenta questo quadro bellissimo – scheda firmata da ben tre autori, monumentale e talmente esaustiva da scoraggiare qualunque tentativo di futura integrazione – verrà edotto riguardo a mille cose e alla molteplicità dei passaggi della Madonna, che agli inizi del Seicento fu donata da Maria de’ Medici, esiliata in Francia, ai Cordiglieri (minori conventuali) di Blois. Di pari intensità religiosa è l’Ecce homo del museo Poldi Pezzoli, che inaugura una serie di quadri lombardi cinquecenteschi di uguale soggetto che attraversano l’intero Cinquecento e che, secondo Cristina Terzaghi, rappresentano un precedente fondamentale dell’Ecce homo di Caravaggio scoperto nel 2021.

Le mostre monografiche si distinguono in due categorie: quelle che esaltano la personalità dell’artista cui sono dedicate, e quelle che l’affossano. Dalle prime emergono dal più o meno fitto oblio figure di spicco, restituite alla giusta dignità, dalle seconde cadaveri fumanti. Andrea Solario è tornato alla luce, e la parola “luce” gli calza a pennello. Chi visiterà la mostra se ne renderà conto. Anche gli spazi un po’ limitati delle sale dove è allestita, concentrandosi, giovano alla sua esaltazione, sì che non poteva immaginarsi sede più appropriata al doveroso riscatto.
La mostra
La seduzione del colore – Andrea Solario e il Rinascimento tra Italia e Francia
Milano, Museo Poldi Pezzoli, sino al 30 giugno
Mostra a cura di Lavinia Galli e Antonio Mazzotta. Catalogo (eccellente) con saggi e schede di L. Galli, A. Mazzotta, A. Allegri, F. M. Giani, G. Renzi. Dario Cimorelli Editore.
Info utili e prenotazioni nel sito del Museo Poldi Pezzoli
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