
Il Pd della Schlein è un buco coi diritti intorno. E per i cattolici dem è un problema

Una prece per Franco Monaco, nostro fratello nella fede, che non sa più a quali santi votarsi per giustificare la presenza dei cattolici nel Pd di Elly Schlein. In un articolo apparso sul Fatto, l’ex senatore Pd e ex presidente dell’Azione cattolica ambrosiana, è arrivato a chiedere alla segretaria di non interpretare in «senso angustamente individualistico» i cosiddetti temi eticamente sensibili. Ma chiedere alla Schlein di non insistere troppo sui “diritti” è un po’ come chiedere a Salvini di non esagerare con la retorica sugli immigrati o a Berlusconi di non insistere sul tema delle tasse.
Parafrasando il famoso spot della caramella alla menta, se le togli i diritti, alla Schlein poi non rimane niente: è solo un buco col nulla intorno.
Agenda Zapatero
Da quando Beppe Fioroni ha lasciato il Pd perché «da partito di centrosinistra si è trasformato in partito di sinistra-sinistra», dalle parti dei “cattolici democratici” è scattato il panico. Di qualcosa si devono essere accorti anche al Nazareno, tanto che il buon Bonaccini s’è speso per assicurare che il Pd resta un luogo accogliente per i suoi «tantissimi» elettori cattolici.
Ma non è vero, e lo sanno anche loro. Se prima ci si poteva nascondere dietro la scusa che, a destra, c’era qualche problemino tra morale cattolica e accoglienza degli immigrati, ora con la segreteria Schlein la svolta radicale s’è fatta programma: aborto, Ru486, matrimonio omosessuale, percorsi sessuali di transizione senza limite, carriere alias, corsi gender a scuola, eutanasia, cannabis legale… L’agenda Schlein è l’agenda Zapatero, altro che «senso angustamente individualistico» sui temi sensibili.
«Io non ci sarò»
Una riprova la si è avuta proprio sulla manifestazione arcobaleno di sabato a Milano. Sul blog “Pensieri politici”, che raccoglie alcuni interventi di esponenti del cattolicesimo democratico lombardo, è apparsa una bella lettera di Alberto Mattioli, membro della direzione regionale del Pd (“Io non ci sarò e voi che ne dite?”), in cui si esprimeva tutto il disagio per un evento che si percepiva contraria ai propri ideali.
«Al fondo, lo sappiano ed è inutile girarci intorno», ha scritto Mattioli, «c’è la cosiddetta “maternità surrogata” nelle sue varie forme che ha implicazioni enormi e gravide di incognite umane. Avallare meccanismi e regolamenti che nei fatti la rendono possibile implica assumersi gravi responsabilità sulla pelle delle persone. Inoltre, in tanti, siamo anche convinti che questo favorisca il “mercato dell’umano” perché – questo sarà – sollecitato dalla deriva di un bieco capitalismo. Una volta che si decide che l’umano è nelle nostre disponibilità e desideri, nulla più sarà precluso. La concatenazione logica di questi assunti declina poi verso l’eutanasia e la selezione genetica. La via è quella».
Libertà di coscienza
Una prece quindi per il fratello nella fede Monaco che si trova a supplicare Schlein di «elaborare mediazioni politico-legislative» per permettere ai cattolici di restare nel Pd. O almeno di rinunciare a «una stretta disciplina di partito quando siano chiamate più direttamente in causa ragioni che per loro natura attengono alle coscienze personali».
Cioè: Monaco sta chiedendo alla Schlein di lasciare ai cattolici libertà di coscienza su questi temi. Quella stessa libertà di coscienza che, sull’aborto, la segretaria Pd vorrebbe togliere ai medici obiettori, Monaco la chiede per i cattolici del Pd. Il ragionamento non fa una grinza.
La religione progressista
In realtà, la grinza il ragionamento la fa da tempo (e Del Noce aveva già capito tutto molti anni fa), anche se Monaco fa precedere a tutto il suo discorso una lunga premessa sul fatto che «il cattolicesimo è categoria della sfera religiosa e non politica» e, tuttavia, il cattolico è «naturaliter» di centrosinistra. Di più, scrive Monaco: «A ben vedere, i cattolici democratici su due issue cruciali come l’agenda sociale e la pace e la guerra dovrebbero posizionarsi più a sinistra del Pd che abbiamo conosciuto».
La verità è che i nodi stanno venendo al pettine e che il grande tentativo di fondere in un partito la storia cattolica con quella progressista si sta rivelando impossibile, per il semplice fatto che il progressismo liberal è una religione anti-cattolica. «Naturaliter» anti-cattolica.
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1 commento
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la vera sfida è “dialogare” con quei cattolici – tanti, credo – che erano in piazza sabato, un po’ per dar contro a questo governo “nemico dei poveri”(?) e un po’ per difendere i diritti dei “discriminati” omosessuali, avendo ormai “sdoganato” antropologicamente e teologicamente l’omosessualità, con buona pace del “maschio e femmina li creò”.