Il paradosso di Renzi. Applaudito a destra che non lo vota, criticato a sinistra che lo vota
Pochi applausi hanno interrotto il lungo discorso di Matteo Renzi con cui ieri ha esordito al Senato. Forse perché davvero è stata la peggiore orazione «del Dopoguerra, anzi di tutti i dopoguerra», come ha twittato il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara. Forse perché Renzi si è presentato come presidente del Consiglio senza mai essere eletto, né al Parlamento né al Governo. Paradossalmente, però, è il suo partito a rimanere l’avversario più pericoloso e il critico più velenoso. Come aveva spiegato Roberto Calderoli a Tempi, la sfida più difficile per il nuovo premier sarà proprio al Senato, dove avrà bisogno di vincere il duello, prima ancora che con l’opposizione, con il proprio partito e i suoi alleati.
PD SI TURA IL NASO E VOTA LA FIDUCIA. I senatori di Ncd hanno salutato il governo di cui fanno parte senza particolari apprezzamenti per il loro presidente del Consiglio. La posizione ufficiale è che hanno votato la fiducia «perché non ritengono esaurite le emergenze della nazione». Nessun caloroso benvenuto è stato dato dai senatori Pd, che hanno applaudito lungamente Renzi solo quando ha citato Enrico Letta. Sembra un avvenimento di poco conto, senonché la corrente anti-renziana del Pd in Parlamento può dare molti grattacapi al Governo, specialmente al Senato, dove ha una maggioranza risicata. Anche se nessun senatore si è ancora esposto, fra le righe lascia trapelare l’irritazione nei confronti del segretario del suo partito, Anna Finocchiaro, esponente di punta del Pd a Palazzo Madama. A Repubblica Finocchiaro parla del «discorso anticonformista» di Renzi nel quale, «di fatto le considerazioni programmatiche non ci sono». Una frecciata contro l’orazione che, spiega la Finocchiaro, non ha lasciato indifferente la platea piddina: «Eravamo come spaesati», dice, «mentre lui parlava io guardavo i colleghi: erano tutti stupiti, disorientati».
FASSINA E CIVATI. Alla Camera, dove il governo Renzi ha la certezza della fiducia, gli esponenti del suo partito non evitano di attaccarlo. Stefano Fassina si è lanciato oggi contro il segretario, paragonando i suoi modi a quelli dell’acerrimo nemico Silvio Berlusconi: «In una democrazia parlamentare – ha detto Fassina alla Camera – la responsabilità politica è condivisa da chi vota i provvedimenti. Noi non lasceremo solo il governo. La solitudine al comando non funziona, la storia del ventennio alle nostre spalle lo dimostra». Fassina, come molti altri del Pd, vota la fiducia non tanto a Renzi, ma al governo, con la «consapevolezza della delicatissima fase che stiamo attraversando e per l’opportunità di ricostruzione morale, civile ed economica del Paese». «Questo voto – ha spiegato Fassina – non abbrevia la distanza di analisi e cultura politica» con Renzi. Anche Civati, avversario di Renzi alle primarie e uno dei leader della corrente di sinistra del Pd, voterà la fiducia al governo. Ma anche lui sottolinea che con il segretario Pd c’è «un problema politico grosso come una casa». «C’è una prateria a sinistra che occupa giustamente Sel, ma al Pd non interessa», sostiene Civati.
FORZA ITALIA: OK RIFORME E NIENTE FIDUCIA. Di tutt’altro tenore è invece la posizione di Forza Italia. Da Micaela Biancofiore, che ha definito Renzi «gagliardo e spontaneo» ad Augusto Minzolini, secondo cui «se Renzi riuscirà a fare le riforme, non avrà problemi». Sono questi i due punti centrali sul quale si fonda il giudizio di Forza Italia sul nuovo governo: la simpatia per Renzi e la necessità delle riforme. C’è un solo punto a sfavore del presidente del Consiglio, stando alla posizione ufficiale di Forza Italia: «Non è stato votato dai cittadini», spiega Paolo Romani. Tuttavia, afferma il portavoce di Forza Italia al Senato, «su un percorso condiviso di riforme per il paese noi ci siamo». Per Romani, l’accordo raggiunto sulla riforma elettorale tra Berlusconi e Renzi viene comunque «prima della riforma o abolizione del Senato».
E cosa ne pensa Silvio Berlusconi dei primi passi da capo del Governo di Renzi? «Bravo è bravo», avrebbe detto il leader di Forza Italia ai suoi fedelissimi, secondo quanto riporta oggi Il Giornale. Berlusconi avrebbe anche apprezzato il discorso di Renzi al Senato, pur nella sua vaghezza, dicendo: «Sono le cose che ho sempre detto pure io». Nella ricostruzione del Giornale, Berlusconi avrebbe apprezzato l’entusiasmo del premier e la sua spregiudicatezza nell’affrontare per la prima volta l’aula del Senato senza alcun timore riverenziale. Una sola cosa lo preoccupa: non le lacune nell’orazione di Renzi, ma un tradimento, il mancato rispetto dei patti.
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3 commenti
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Magari l’abbraccio è stato un umanissimo gesto fra amici veri che temevano di perdersi per la malattia di uno dei due.
Un ribadire platealmente la loro reciproca stima umana.
Magari l’abbraccio così carico di umana simpatia se lo potevano scambiare fuori, visto quello che c’era in ballo!
Vorrei parlare dell’abbraccio di Bersani a Letta che rientra comunque in argomento. Pensa un pò te che l’ictus mi aveva reso quasi simpatico il Kompagno. Mi sono presto ricreduto: il plateale abbraccio è stato una vigliaccata in puro stile comintern, una coltellata tra gli applausi, una schifosata insomma, che evidenzia più del resto il tessuto morale dell’uomo e del suo enturage.