
Il Mose non ha salvato solo Venezia ma anche la beccaccia di mare, che era quasi estinta. Una lezione per gli ambientalisti

Uno dei timori più diffusi tra i veneziani all’inizio della costruzione del Mose, l’avveniristico sistema di dighe mobili a scomparsa per la difesa della Laguna di Venezia dalle acque alte che terminerà nel 2016, era che potesse avere un devastante impatto ambientale sul già fragilissimo ecosistema lagunare. Per fortuna, però, il Consorzio Venezia Nuova, l’ente incaricato dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per la realizzazione del Mose (qui le foto e qui il video), ha sempre dimostrato e documentato, nel pianificare e implementare le diverse fasi del progetto, la massima attenzione e il rispetto della sostenibilità ambientale.
TENTATIVI PASSATI. Questo impegno, che le aziende del Consorzio hanno sempre profuso sotto il controllo attento del Magistrato delle acque di Venezia e del Corila, l’associazione di università preposta a vigilare sul rispetto dell’ambiente, ha fatto sì che nel tempo anche i veneziani più scettici potessero vedere e toccare con mano i benefici per la laguna operati dal Mose. Del resto, gli abitanti di Venezia, che da secoli lottano per evitare che la Serenissima sprofondi e sia periodicamente invasa dalle acque, sanno bene quanti e quali sono stati i danni di altri tentativi di messa in sicurezza della laguna nei secoli passati.
A partire dai primi rudimentali rastrellamenti dei fondali e dalle non troppo felici artificiali deviazioni dei corsi d’acqua, come il Sile, che tutt’ora sfociano in laguna e le cui negative conseguenze si fanno sentire ancora oggi.
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LA BECCACCIA RINGRAZIA. Una delle specie animali che ha maggiormente beneficiato delle bonifiche del Mose è la beccaccia di mare, che da decenni è in serio pericolo di estinzione. Con buona pace di ambientalisti, animalisti e fautori del minor intervento possibile da parte dell’uomo in natura, gli ingegneri ambientali del Consorzio Venezia Nuova hanno scoperto che la beccaccia adora nidificare sulle barene artificiali, lembi di terra vegetati che un tempo affioravano numerosi dalla laguna ma che ora non ci sarebbero più se gli ingegneri non li avessero ricreati grazie a interventi di bioingegneria. Senza simili interventi umani, le barene sarebbero scomparse per effetto dell’acqua e delle correnti. E con loro sarebbe scomparsa anche la beccaccia, che da anni non nidifica più in laguna, ma che oggi invece si riposa e si nutre su queste barene artificiali che, a detta degli ingegneri del Mose, preferisce perché sono caratterizzate da una buona visuale e dalla quasi totale assenza di predatori.
Come la beccaccia di mare, anche diverse specie di piante subacquee, pesci, molluschi, altri uccelli come l’avocetta e ben otto tipi di cavallucci marini che oggi popolano la laguna, difficilmente sarebbero sopravvissuti in loco all’evoluzione e ai cambiamenti della laguna senza l’intervento dell’uomo.
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2 commenti
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Ora mi ci devo mettere d’impegno e recuperare un articolo scritto anni fa da Elisabetta Povoledo, corrispondente dall’Italia del New York Times: un lamento funebre sulla laguna defunta o in via di defungere per colpa del MOSE, con dovizia di dettagli grandguignoleschi sulla devastazione dell’ecosistema (ovviamente imputabile a Voi-Sapete-Chi)
Gli ambientalisti stanno all’ambiente come il lambrusco sta ai combustibili per riscaldamento