
Il ministro Boschi: «Barracciu non si dimette»
È un avvocatessa agguerrita in difesa della presunzione di innocenza, la Maria Elena Boschi, ministro dei Rapporti col Parlamento (ma anche, prima dell’incarico, avvocato), che ha risposto al question time alla Camera: «Il governo non chiede dimissioni di ministri o sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia».
IL CASO BARRACCIU. Oggi il Movimento 5 stelle, altrettanto agguerrito sostenitore del giacobinismo politico, ha presentato un’interrogazione parlamentare relativa al neo sottosegretario Francesca Barraciu. Rispondendo all’interrogazione, Boschi ha precisato che sì, «Al momento la dottoressa Barracciu risulta iscritta nel registro degli indagati». Ma quindi Boschi ha spiegato: «il sottosegretario Barracciu ha acquisito negli anni una notevole esperienza polita ed amministrativa arricchita anche dall’esperienza al Parlamento europeo: fattori che le consentiranno di dare un contributo al governo. Al momento la dottoressa Barracciu risulta iscritta nel registro degli indagati. Il governo non chiede le dimissioni di ministri e sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia. Abbiamo giurato sulla Costituzione, che contempla il principio fondamentale della presunzione di innocenza; l’avviso di garanzia è un atto dovuto a tutela dell’indagato e non una anticipazione della condanna. Il procedimento si trova nella sua fase preliminare e lo stesso sottosegretario ne ha chiesto una accelerazione. All’esito il governo valuterà se chiederne le dimissioni».
POLEMICHE POLITICHE. Paola Barracciu, neo sottosegretario alla Cultura, era stata la vincitrice delle primarie Pd in Sardegna per la candidatura alle ultime regionali, ma era stata costretta a ritirarsi quando era venuta fuori l’indiscrezione che fosse indagata, come ha confermato in effetti oggi Boschi, per presunto peculato (33mila euro in note spese non certificati) che avrebbe commesso all’epoca in cui era consigliere regionale sarda, cioè fino al 2013. La polemica su Barracciu è soprattutto politicamente legata alle dimissioni appena presentate dal sottosegretario Antonio Gentile, di Ncd, presentate ieri dopo la bufera sulle sue presunte pressioni al quotidiano Calabria Ora, e accolte subito dal premier Renzi.
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