
Il fiume di armi «senza precedenti» trasferito in Ucraina

Nelle ultime due settimane si è verificato uno dei più ingenti e rapidi trasferimenti di armi della storia. Si tratta del materiale bellico che i paesi occidentali hanno devoluto all’Ucraina per difendersi dall’invasione russa. Via mare e cielo, su gomma e rotaia, decine di migliaia di missili e razzi sono stati consegnati all’esercito di Volodymyr Zelensky.
Gli Usa promettono «miliardi» in armi
La Repubblica Ceca ha inviato 10 mila lanciarazzi (Rpg) soltanto la scorsa settimana. All’aeroporto polacco di Rzeszow, che si trova a un’ottantina di chilometri dal confine con l’Ucraina, atterrano così tanto cargo militari che i voli civili sono stati bloccati più volte nell’ultima settimana. Le autostrade sono percorse ogni giorno da trasporti speciali scortati dalla polizia per far arrivare le armi al paese sotto attacco attraverso le montagne.
Il Pentagono ha affermato che quasi tutti i 350 milioni di dollari di armi promesse all’Ucraina sono state consegnate e nei prossimi giorni il Congresso potrebbe autorizzare nuove spedizioni dal valore di svariati miliardi. Secondo il Dipartimento di Difesa si tratta di uno sforzo «senza precedenti».
Anche Italia e Svezia armano l’Ucraina
Perfino la Svezia, storicamente non allineata, ha promesso 5.000 missili anticarro a Kiev e la Germania ha approvato l’invio di 500 missili Stinger terra-aria per abbattere i jet russi e 1.000 anticarro. Dall’Italia sono già partiti invece missili, mortai, bombe, mitragliatrici ed equipaggiamenti difensivi, dalla Spagna sono pronti dei lanciagranate. Il Regno Unito, dal canto suo, dopo aver stanziato 2.000 missili anticarro leggeri, ne ha inviati altri 3.615 insieme a una fornitura di Javelin, un’arma antitank con sistema di guida automatica ad infrarossi.
Non solo. I social media sono pieni di appelli di singole unità delle forze armate ucraine, rivela il Wall Street Journal, che stilano una lista di armi non letali chiedendo ai civili dei paesi europei di comprarle su internet e spedirgliele. Molti in Polonia hanno già risposto positivamente.
«Si rischia la terza guerra mondiale»
Secondo Filip Bryjka, analista esperto di sicurezza presso l’Istituto polacco di affari internazionali, una simile corsa ad armare un paese non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. E le armi inviate sono probabilmente molte di più, dal momento che diversi paesi europei non rilasciano dettagli sui rifornimenti per non irritare la Russia di Vladimir Putin.
Kiev però non è soddisfatta, giudicando gli aiuti militari insufficienti a fermare l’avanzata dell’esercito russo. Per questo Zelensky ha ripetutamente chiesto alla Nato di imporre una no-fly zone sui cieli dell’Ucraina. La richiesta è stata subito respinta dal segretario della Nato, Jens Stoltenberg: «Non saremo parte del conflitto». Anche se l’invio di armi, come scrive Domenico Quirico, determina già in un certo senso l’ingresso in guerra dei paesi occidentali, per quanto parzialmente mascherato, come affermato dal presidente del Consiglio europei Charles Michel, «la chiusura dello spazio aereo dell’Ucraina nelle circostanze attuali sarebbe considerato come l’ingresso in guerra della Nato e quindi un rischio di una terza guerra mondiale».
La Polonia vuole inviare i caccia
Il rischio è concreto, eppure ci sono paesi europei e della Nato che soffiano sul fuoco. In particolare, ha destato scalpore (e anche irritazione) l’irrituale proposta polacca, non discussa in precedenza con gli Stati Uniti, di consegnare i propri caccia Mig-29 alla base americana Ramstein in Germania, perché possano partire da lì per condurre operazioni belliche in Ucraina.
Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha rigettato la proposta: «Continueremo a consultarci con la Polonia e gli altri alleati della Nato sulle sfide logistiche di questa soluzione, ma riteniamo che sia una proposta insostenibile». Infatti, è il timore di Washington, la mossa potrebbe davvero trascinare in guerra i paesi Nato risultando equivalente a una dichiarazione di guerra alla Russia.
Stoccolma non entra nella Nato
Lo stesso effetto destabilizzante sul conflitto in Ucraina l’avrebbe l’eventuale ingresso della Svezia o della Finlandia nella Nato. Sono stati i partiti di opposizione a chiedere al governo di Stoccolma di muoversi in questo senso, ma la premier di centrosinistra, Magdalena Andersson, ha chiuso la porta: «Se la Svezia scegliesse di richiedere l’ingresso nella Nato in questa situazione, non farebbe che destabilizzare ulteriormente la situazione, compromettendo la sicurezza dell’Europa. Non è nostra intenzione farlo». Sempre più Stati europei, in particolare quelli Baltici, sembrano avere intenzioni diverse.
Foto Ansa
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