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Il coraggio di Giovanni Paolo II e la grandezza di Gorbaciov

Di Agnese Costa
03 Settembre 2022
«Gorbaciov decise di rinunciare alla violenza: non fece la rivoluzione, la permise. Anche incontrando papa Wojtyla». Intervista a Luigi Geninazzi, storico inviato di "Avvenire" in Unione Sovietica
Un incontro nel 2000 tra Mikhail Gorbaciov e Giovanni Paolo II

Da tre giorni vengono pubblicati articoli, analisi e messaggi di cordoglio per la morte di Mikhail Gorbaciov, il principale protagonista della caduta del muro di Berlino e della fine della contrapposizione tra il blocco sovietico e quello occidentale. Con la perestrojka e la glasnost voleva riformare l’Urss, finì per cambiare il mondo. Fu determinante il rapporto che ebbe con Giovanni Paolo II, ma anche la sua politica volutamente ambigua nei rapporti con le Repubbliche sovietiche i cui popoli erano ormai in fermento per l’indipendenza e la libertà. Di tutto questo Tempi ha parlato con Luigi Geninazzi, storico inviato di Avvenire in Unione Sovietica e testimone d’eccezione degli avvenimenti che portarono alla fine della Guerra Fredda.

In due parole: chi è stato per lei Mikhail Gorbaciov?
Gorbaciov, l’ultimo presidente sovietico, è stato un comunista che voleva rendere più umano il comunismo, non ha mai voluto distruggerlo. La perestrojka e la glasnost nascono da qui, dal ...

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