Il concorsone scuola raccontato da chi ha dovuto farlo: «Una selezione impietosa»

Di Daniele Ciacci
17 Dicembre 2012
Tempi.it ha chiesto ad alcuni candidati di raccontare la fase preselettiva del concorso per la docenza indetto da Profumo. «Questa fase ha avuto il suo scopo: una selezione impietosa»

Gli aspiranti sono 320 mila, per 11.542 cattedre in palio. Solo il 3 per cento del totale riuscirà a superare il concorsone per la docenza nelle scuole statali. Un’iniziativa indetta dall’uscente ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e che ha trovato la partecipazione di un pubblico in media vicino ai quarant’anni di età. La proposta di svecchiare la scuola, quindi, ha un suo effetto, benché limitato. E quello di creare una nuova generazione di insegnanti professionalmente adatti alle nuove sfide che la scuola dovrà affrontare? Obiettivo che, a vedere la conformazione della prima tranche di esami, che si è tenuta oggi e proseguirà domani, è già venuto a mancare.

UGUALE PER TUTTI. «L’esame era uguale per ogni ordine ed indirizzo – spiega a tempi.it una candidata – per cui docenti di italiano delle medie rispondevano agli stessi test di un professore di fisica del liceo». D’altronde, le domande vertevano su argomenti comuni: logica, comprensione di un testo, inglese e informatica. «Non erano diverse dai quiz disponibili online sul sito del Miur» e le gli interrogativi erano i più disparati: dal completamento di alcune serie numeriche alla funzione del toner all’interno di una stampante.

SELEZIONE INUTILE. «Nella mia classe eravamo in 22. Ne sono passati 8. Nell’aula vicina 7 su 18». Una media impietosa: «Il test di logica era difficile e a tratti complesso – espone un altro aspirante – il resto, sinceramente, mi è parso abbastanza semplice». Che funzione avevano, quindi, i quesiti sulla seconda lingua e di informatica? «A mio parere nessuna – prosegue la candidata – perché non c’è bisogno di un test teorico per mostrare la mia capacità di usare un computer o la conoscenza di un idioma. Non si verifica su un test. Sicuramente, questa fase ha avuto il suo scopo: una selezione impietosa. Ci si aspettava un minor numero di iscrizioni e si è corso ai ripari. Ma la metodologia adottata non era valida per valutare il merito professionale di un candidato».

GIOVANE È MEGLIO. «La proposta di un test del genere – continua l’aspirante docente – mi conferma la stima che lo Stato riserva per i docenti. Gli insegnanti sono né più né meno dei semplici impiegati statali». Una selezione incapace di passare al setaccio la qualità dei docenti «ma sicuramente in grado di ridurli a un numero più consono».

@danieleciacci

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