Il concorsone scuola raccontato da chi ha dovuto farlo: «Una selezione impietosa»
Gli aspiranti sono 320 mila, per 11.542 cattedre in palio. Solo il 3 per cento del totale riuscirà a superare il concorsone per la docenza nelle scuole statali. Un’iniziativa indetta dall’uscente ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e che ha trovato la partecipazione di un pubblico in media vicino ai quarant’anni di età. La proposta di svecchiare la scuola, quindi, ha un suo effetto, benché limitato. E quello di creare una nuova generazione di insegnanti professionalmente adatti alle nuove sfide che la scuola dovrà affrontare? Obiettivo che, a vedere la conformazione della prima tranche di esami, che si è tenuta oggi e proseguirà domani, è già venuto a mancare.
UGUALE PER TUTTI. «L’esame era uguale per ogni ordine ed indirizzo – spiega a tempi.it una candidata – per cui docenti di italiano delle medie rispondevano agli stessi test di un professore di fisica del liceo». D’altronde, le domande vertevano su argomenti comuni: logica, comprensione di un testo, inglese e informatica. «Non erano diverse dai quiz disponibili online sul sito del Miur» e le gli interrogativi erano i più disparati: dal completamento di alcune serie numeriche alla funzione del toner all’interno di una stampante.
SELEZIONE INUTILE. «Nella mia classe eravamo in 22. Ne sono passati 8. Nell’aula vicina 7 su 18». Una media impietosa: «Il test di logica era difficile e a tratti complesso – espone un altro aspirante – il resto, sinceramente, mi è parso abbastanza semplice». Che funzione avevano, quindi, i quesiti sulla seconda lingua e di informatica? «A mio parere nessuna – prosegue la candidata – perché non c’è bisogno di un test teorico per mostrare la mia capacità di usare un computer o la conoscenza di un idioma. Non si verifica su un test. Sicuramente, questa fase ha avuto il suo scopo: una selezione impietosa. Ci si aspettava un minor numero di iscrizioni e si è corso ai ripari. Ma la metodologia adottata non era valida per valutare il merito professionale di un candidato».
GIOVANE È MEGLIO. «La proposta di un test del genere – continua l’aspirante docente – mi conferma la stima che lo Stato riserva per i docenti. Gli insegnanti sono né più né meno dei semplici impiegati statali». Una selezione incapace di passare al setaccio la qualità dei docenti «ma sicuramente in grado di ridurli a un numero più consono».
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