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Su Formiche Giulio Sapelli dice: «Primo, i russi hanno un paese con immense risorse naturali e sono pochi e questo è un elemento a loro vantaggio. Secondo, i russi, in momenti di crisi si chiudono nell’autarchia, autofinanziandosi. Oggi il nazionalismo russo, soprattutto industriale, porta all’economia di guerra e all’autarchia, questo li tiene in piedi. Ma è una via rischiosa, sia chiaro. E non è un caso che vadano a cercare altri sbocchi, come la Cina».
Non si può cedere ai russi, ma non si può non valutare con realismo le risorse, anche di spirito popolare, di uno Stato che si estende dalla Polonia all’Alaska.
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Su Strisciarossa Paolo Soldini scrive: «Un altro tabù è caduto nella guerra in Ucraina. Ad annunciarlo, in un modo un po’ contorto e – si può anche pensare – quasi a malincuore, è stato il segretario di Stato Usa durante la sua ultima visita a Kiev. Antony Blinken, dopo una cena con Zelensky in una pizzeria gestita da un eroe di guerra e dopo essersi esibi...
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