
I principi non negoziabili non sono bandiere in mano a bigotti
Nel nuovo libro di Francesco Ventorino (Luigi Giussani. Il coraggio della speranza, Marietti 1820) in uscita nelle prossime settimane, c’è un capitolo in cui Giancarlo Cesana racconta la sua esperienza di impegno “politico” (in senso ampio) nato dall’appartenenza a Comunione e Liberazione. Un contributo che torna particolarmente utile in periodi come questo che stiamo attraversando: una campagna elettorale nel pieno di una delle più potenti crisi economiche e politiche, nella quale spesso i cattolici appaiono frastornati, quasi fossero senza punti di riferimento. Eppure gli ultimi due pontificati, in totale continuità e in piena sintonia con la Conferenza Episcopale Italiana, hanno sempre segnato con estrema chiarezza la strada da seguire, anche per coloro che si impegnano in politica e per chi deve eleggere i propri rappresentanti nelle istituzioni.
Basterebbe per esempio rileggere con attenzione, e soprattutto onestà intellettuale, la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, a cura della Congregazione per la Dottrina della Fede, redatta nel novembre 2002 dall’allora cardinal Ratzinger, durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Oppure il discorso che il cardinal Bagnasco ha pronunciato in occasione del primo raduno di Todi, nell’ottobre del 2011. Due testi che fanno ben capire perché i “princìpi non negoziabili” sono alla base dei criteri per scegliere i partiti in cui impegnarsi e per cui votare, come negli ultimi anni Papa e vescovi non si stancano di ripetere.
Non sorprende quindi che Cesana, raccontando dei suoi anni di impegno politico e sociale, si rifaccia a tali princìpi, anche se non erano neppure formulati in questi termini negli anni della storia di Cl cui fa riferimento. Scrive infatti Cesana: «Tra i contenuti su cui si è distinta la “battaglia” politica del movimento fin dal suo sorgere vi è la libertà di educazione. Fateci andare in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare, ripeteva instancabilmente Giussani. È indubbio che, politicamente parlando, la libertà di educazione è il principio metodologico che permette a tutti gli altri princìpi, in particolare quelli definiti da Benedetto XVI come non negoziabili – tutela della vita, dalla nascita alla morte naturale; famiglia, come matrimonio tra uomo e donna; e appunto diritto dei genitori a educare i figli – di essere difesi e sviluppati. È evidente che l’affievolimento di tali princìpi sia in correlazione con l’indebolimento della capacità di proposta educativa dei cristiani (…). Il valore della libertà di educazione non sta solo nella organizzazione delle scuole, ma dell’intera società, nel senso che non tutti fanno scuola in egual modo, ma nemmeno in egual modo assistono gli anziani, costruiscono ospedali, pensano al lavoro, alla casa, alla convivenza e così via (…)».
Tutta la storia del movimento di Cl echeggia in queste parole, e sarebbe bene farne tesoro. Ma è un errore pensare che questi princìpi siano appannaggio solo dei cattolici, anche se, incredibilmente, siamo noi a tenerne il testimone in questi tempi. Non si tratta certo di princìpi nuovi nel magistero della Chiesa, a cominciare dalla tutela della vita e del matrimonio. Ma allo stesso tempo non è solamente l’espressione che li accomuna – “princìpi non negoziabili” – ad avere un tono di novità. Se per esempio centinaia di migliaia di persone, non solo cristiane ma anche musulmane, ebree, non credenti, e di tante appartenenze politiche hanno di recente sfilato nella laicissima Francia per dire un’ovvietà – i bambini nascono da un uomo e da una donna – è miserevole archiviare il tutto come un’iniziativa politica o, peggio ancora, ideologica: qualcosa è successo negli ultimi trent’anni per cui questi princìpi hanno assunto un peso tutto speciale per la storia dell’intera comunità umana, e non solo per i cattolici, che si sono trovati ad avere la responsabilità di ricordarlo a tutti. Cerchiamo di capirne il perché.
La riproduzione collaborativa
Nel luglio del 1978 è nata Louise Brown, il primo essere umano venuto al mondo, concepito al di fuori del grembo materno. Se potessimo mettere una data di inizio all’epoca dei “princìpi non negoziabili”, dovremmo adottare questa. Per la prima volta nella storia dell’umanità, infatti, un essere umano è stato generato in un laboratorio, a prescindere da un rapporto fisico fra un uomo e una donna, e successivamente trasferito nel corpo di una donna da mani umane. È stato da quel momento che un uomo e una donna avrebbero potuto concepire un figlio fuori dal proprio corpo, anche senza conoscersi, senza venire a contatto. Da quel momento è stato possibile che una donna partorisse un figlio non suo, ma geneticamente di un’altra donna, affittando – letteralmente – il proprio utero, su richiesta e a pagamento. Da quel momento è stato possibile per un bambino avere fino a sei genitori, quattro legati biologicamente a sé e due sociali. La maternità biologica si può scindere addirittura in tre: una donna mette a disposizione l’utero e una i propri ovociti, che in alcuni casi possono essere manipolati geneticamente inserendo una quota di Dna proveniente da un’altra donna ancora. Alle tre “madri biologiche” se ne potrebbe aggiungere una quarta, cosiddetta “sociale”, cioè quella che legalmente sarà indicata come madre. Aggiungendo un padre biologico e uno sociale, ecco un totale, tecnicamente possibile, di sei genitori. La plurigenitorialità biologica, accettata dal pensiero dominante, viene definita “riproduzione collaborativa” e prevede anche che una donna possa cedere i propri gameti a una sorella, o a sua madre – e analogamente può fare un uomo – creando con il bambino nato legami parentali difficili da definire.
Dalla nascita di Louise Brown è stato possibile, per coppie omosessuali, pensare di avere figli legati biologicamente a sé, escludendo qualsiasi rapporto fisico con l’altro sesso, come se un bambino potesse nascere da due maschi o da due femmine. Quante volte abbiamo letto “il figlio di Elton John e del suo compagno”? Eppure quel bambino, come tutti, è nato da un uomo e una donna, ma è possibile negarlo e dire altro perché i due conviventi maschi hanno potuto comprare ovociti da una donna, farli fecondare con il liquido seminale di uno di loro, e trasferire l’embrione nel grembo di un’altra (è pratica comune, nelle coppie gay maschili, usare l’utero di una donna e i gameti di un’altra: la frammentazione biologica della maternità rende più difficile per entrambe percepire il figlio come proprio, evitando così possibili contenziosi giuridici). Due omosessuali maschi possono quindi avere un figlio mediante agenzie specializzate, senza neppure conoscere le donne che vendono i propri gameti o affittano l’utero, e analogamente due donne possono avere un figlio comprando liquido seminale di sconosciuti. Nelle coppie omosessuali femminili c’è la variante dello scambio: una mette a disposizione gli ovociti, l’altra l’utero, così ognuna è un po’ madre biologica.
In questo modo è più facile negare che il bambino nato è stato concepito insieme a una persona di sesso diverso dal proprio. Se una donna ha un figlio comprando gli spermatozoi, per esempio, potrà dire più facilmente che quel bambino è figlio suo e della sua compagna, riducendo il contributo maschile a una fiala di cellule, il cui “produttore” è un uomo anonimo, oggettivamente difficile da chiamare “papà”, anche se, altrettanto oggettivamente, lo è. Se, invece, un figlio viene concepito durante un rapporto sessuale, anche occasionale, diventa difficile negare l’esistenza di un padre. Con la fecondazione in vitro si compie la scissione della procreazione dalla sessualità – figli senza sesso – iniziata con la contraccezione – sesso senza figli – aprendo all’idea del matrimonio omosessuale ed equiparandolo a quello eterosessuale grazie all’esistenza di figli simulati come propri, un’idea che senza queste tecniche non sarebbe stata così dirompente.
Un collante tra laici e cattolici
È solo con la nascita di Louise Brown che si è posto il problema della clonazione umana, e degli embrioni umani creati per essere manipolati e distrutti nei laboratori di ricerca, con tutte le “applicazioni” che ne conseguono, per esempio la creazione di embrioni ibridi umano/animale. Finora nessuno di questi embrioni è sopravvissuto abbastanza per ricavarne cellule staminali. Nessuno è stato mai in grado di definirne la natura e dire che cosa sono stati, nelle loro poche ore di esistenza: è possibile parlare di embrioni prevalentemente umani? Sarebbe stato lecito trasferirli in uteri di donna, in nome della tutela della vita di esseri prevalentemente umani?
Gli sviluppi scientifici e tecnologici sono stati preceduti e/o accompagnati da elaborazioni teoriche sulla natura umana – dal gender all’enhancement – che però non avrebbero avuto lo stesso impatto senza la disponibilità piena della vita umana che le nuove conoscenze consentono. È questo il cuore della “questione antropologica”: il tentativo di ridisegnare i confini dell’umano intervenendo sui corpi e modificando radicalmente le relazioni basilari – uomo, donna, genitori, figli – mediante le nuove tecniche della biomedicina. E per questo si è reso necessario individuare alcuni princìpi fondanti perché l’antropologia che conosciamo, quella che si basa sui figli nati da uomo e donna, con un padre e una madre certi, si vuole violare e trasformare, disegnando rapporti in cui a contare sono i desideri individuali e transitori di ciascuno, indipendentemente dalla realtà dei fatti. “Princìpi” non negoziabili perché stanno all’origine, all’inizio di tutto il resto, e non sono divisivi, ma anzi, sono il collante di laici e cattolici, perché non c’è niente di confessionale nel dire che vogliamo una società con legami certi, in cui ogni bambino ha il diritto di crescere con l’uomo e la donna che lo hanno generato, nell’ambito di un rapporto stabile e tutelato, dove l’adozione serve per porre rimedio a qualcosa che non ha funzionato, non un espediente per legittimare coppie omosessuali.
Potremmo fare analoghe considerazioni per la pretesa di introdurre il “diritto a morire”, che disegna una società di individui avulsi dalle relazioni, apparentemente autodeterminati ma disperatamente soli, in cui è lo Stato a legittimare l’idea che esistono vite non più degne di essere vissute. La libertà di educazione attraversa gli altri due princìpi, ed è la condizione perché essi vengano riconosciuti e rispettati. Libertà di educazione parente stretta di quella religiosa, che non si può certo comprimere in una agibilità dei luoghi di culto e libertà delle coscienze, ma significa la possibilità di una presenza ed espressione piena di ciascuno nella società in cui vive.
Per tutto questo i “princìpi non negoziabili” sono l’espressione che meglio sottolinea e sintetizza le urgenze di oggi. Chi ritiene che se ne debba parlare solo in occasione della elaborazione di qualche legge o in casi eccezionali come quelli di Terry Schiavo ed Eluana Englaro, se non è in malafede allora non ha capito che si tratta invece di questioni che irrompono nella quotidianità, su cui si sta giocando la possibilità stessa dell’esistenza della comunità umana così come l’abbiamo conosciuta e vissuta fino adesso, e sulle quali è letteralmente impossibile, per chi si candida a governare un paese, non avere una precisa opinione a riguardo.
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Ringrazio per la chiarezza e ricchezza di dettagli dell’articolo proposto. Vorrei solo lanciare una riflessione, che mi è nata dopo aver letto la seguente frase:
“Ma è un errore pensare che questi princìpi siano appannaggio solo dei cattolici, anche se, incredibilmente, siamo noi a tenerne il testimone in questi tempi.”
A me pare che su questo punto bisogna intendersi meglio perché, se è vero che ci sono laici, ebrei e altri che condividono molti principi dei cattolici, è anche vero che i principi non negoziabili di cui parla la Chiesa – e anche il mondo ebraico – si basano sulla legge morale naturale che è emanazione di una specifica visione teologica e antropologica, condizione necessaria per ritenere i principi non negoziabili come tali.
Quando BXVI parla di “ragione allargata” compie la stessa operazione di Tommaso d’Aquino, cioè dichiara che, poiché l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza da Dio, la ragione umana è capace di Dio. Ma è appunto a partire dal riconoscimento di questo Creatore che si può razionalmente intuire la portata di un principio non negoziabile: ritengo sbagliato considerare “incredibile” che siamo solo noi cattolici (e gli ebrei) a testimoniare la fedeltà a tali principi. Infatti, come insegna il catechismo cattolico riprendendo l’enciclica Libertas praestantissimum di Leone XIII, “la legge naturale è iscritta e scolpita nell’anima di tutti i singoli uomini; essa infatti è la ragione umana che impone di agire bene e proibisce il peccato. […] Questa prescrizione dell’umana ragione, però, non è in grado di avere forza di legge, se non è la voce e l’interprete di una ragione più alta, alla quale il nostro spirito e la nostra libertà devono essere sottomessi.”
Questa ragione più alta non è purtroppo conosciuta da tutti gli uomini, oppure non tutti gli uomini vogliono ad essa sottomettersi. Infatti sono stati l’arcivescovo e il rabbino di Parigi a trovarsi d’accordo su questo punto, non la maggioranza di laici e musulmani, se non di riflesso e senza un approfondimento culturale.
Quello che quindi voglio dire è che per riconoscere la legge morale naturale – i principi non negoziabili – bisogna partire dalla fede: i “paeambula fidei” dell’Aquinate già parlano di Dio, già presuppongono una fede razionale nel Dio creatore e personale, racchiudono già un giudizio mosso dalla grazia di Dio. Se non si comprende questo – che la fede non è un accessorio, ma ciò che illumina la ragione – si finisce per considerare legge “naturale” anche la legge della giungla, come mi sembra di avere letto su questo blog, magari difesa da qualche animalista. La natura di cui si parla quando si parla di legge naturale è invece la natura umana, così come proposta dall’antropologia giudaico-cristiana, che una società secolarizzata non è ormai più in grado di comprendere.
Ho scritto un post sul mio blog proprio sulla procreazione e l’ estinzione della razza umana a causa dell’ esplosione demografica, buona lettura a tutti
mio blog: vegetariantrav
specie umana
ma dove sta quest’esplosione demografica?! tra quelli che non possono e quelli che non vogliono… di figli non se ne fanno proprio più.
Siamo oltre 7 miliardi sul pianeta terra.
Appunto, c’è ancora tanto spazio! http://www.ilgiornale.it/news/antinatalisti-l-uomo-foruncolo-sulla-pelle-terra.html
Hai ragione, tu sei sicuramente di troppo.
È un offesa?? Mancanza di argomenti?
un’ offesa, scusate la fretta
Non è un’offesa, ma una conseguenza delle tue affermazioni, se credi veramente che sulla terra siamo in troppi, perché tu per primo/a non dai l’esempio e togli il disturbo?
Erika dà dei bigotti a chi non la pensa come lei, poi va a credere alla balla del sovrappopolamento solo perché l’ha detto uno scienziato.
Poi, appunto come ha scritto Hesse, non capisco perché chi afferma il sovrappopolamento non toglie lui per primo il disturbo.
Io parlavo di procreazione
Strano, perché nel post sul tuo blog dalla quarta riga inizi a parlare di sovrappopolamento, bufala colossale come l’articolo che ho indicato dimostra matematicamente, ma forse la matematica è un’opinione per alcuni…
E cmq non è vero che, come scrivi tu sempre nel post, “se tutti facessero figli continuamente credo che si estinguerebbero molte risorse naturali e con esse la specie umana”, anzi staremmo tutti meglio, noi italiani per primi: ripartirebbero i consumi, ci sarebbe bisogno di più professori nelle scuole, ci sarebbero più persone e quindi forse più Steve Jobs nostrani che metterebbero in piedi più aziende e darebbero lavoro a molte persone, al contrario del tuo Nichi che manderebbe tutti i ricchi all’inferno, dopo averli dissanguati di tasse. Dio ce ne scampi!
Guardi che il pianeta terra non è composto solo dall’ Italia e dagli italiani, siamo 7 miliardi e comunque ci sono gli immigrati, loro non vanno bene??
Chissà poi se la nostra amica Erika ha guardato venerdì sera “L’era glaciale 2”. Nel cartone, infatti, la mammut Elly si crede un opossum (essendo stata allevata da un opossum) e si comporta da opossum: si nasconde tra i cespugli per non farsi vedere, dorme a testa in giù attaccata ai rami degli alberi, alla presenza di un falco si finge morta, cioè compie tutta una serie di azioni tipiche degli opossum, ma chiaramente ridicole per un mammut. In poche parole Elly si sente un opossum, ma il suo corpo è quello di un mammut. Chissà se Erika ha scritto una lettera alla casa produttrice del film per denunciare il comportamento apertamente discriminatorio e violento sia del bradipo Sid, che più volte dà della svitata (“svalvolata” direbbe Homer Simpson) ad Elly, sia del mammut Menny, che tenta piano piano di riportare Elly alla realtà proclamata dal suo corpo: essa è una mammut. A questo punto un bambino e chiunque non abbia mandato il cervello all’ammasso penseranno che Sid abbia ragione e che Menny abbia fatto una cosa giusta e sensata, senza commettere alcuna violenza su Elly. Erika come la penserà?
Erika potrebbe anche considerare il cartone fortemente omofobico ed “eterosessista”, dal momento che un maschio, Menny, si innamora di una femmina, Elly, così come potrebbe svenire guardando il terzo cartone della serie, dove dall’amore e dall’unione tra Menny (maschio) ed Elly (femmina) nasce Pesca, che, violenza delle violenze, viene cresciuta dai suoi genitori naturali.
Oh, è proprio vero che non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.
Potremmo essere anche 10 miliardi e ci sarebbe ancora posto per tutti.
Cosa c’entrano gli immigrati?!
della serie: Wikipedia e Greenpeace hanno sempre ragione.
Chiariamo delle cose:
1- la gran parte delle cose che fa l’ uomo è contro-natura, anche scrivere su un giornale on line è contro-natura perchè il computer non esiste in natura, anche scrivere con la penna è profondamente contro-natura, quindi scrivere è contro natura?????
2 – La tanto sbandierata eterosessualità naturale come potrebbe esistere senza mezzi anticoncezionali ? Ogni coppia etero dovrebbe fare figli ogni anno??? E come la mettiamo con la sovrapopolazione? Mi pare chiaro che l’ omosessualità abbia una funzione naturale di regolazione demografica.
3) la famiglia è un’istituzione culturale che varia a seconda delle culture
4) Essere transgender o bisessuale non è un gioco , è un’identità personale su cui nessuno dovrebbe mettere il becco!
mio blog: vegetariantrav
erikat non conosci i metodi naturali del controllo delle nascite che danno grande personalità e responsabilità alla donna e all’uomo e alla loro armonica crescita.
L’omosessualità è solo un orientamento sessuale della persona e farsi definire la personalità da un orientamento impoverisce la tua umanità
Viccrep
ErikaT evidentemente conosce ben poco anche i metodi per farli, i figli: la fecondazione umana non è così inesorabile come lascerebbe intendere quel “fare figli ogni anno”.
E quali sarebbero questi metodi naturali? Non praticare sesso nei giorni fertili? Be quindi essere casti in alcuni giorni? E la castità è naturale? Oppure fare sesso non procreativo? Ma allora perchè poi condannare l’ omosessualità?
be caro mio, se si hanno rapporti sessuali quotidiani in assenza di sterilità o menopausa voglio sapere come fa a non nascere il figlio
dimentichi che SU TUTTO c’è un disegno più alto : DIO, Signore della VITA!!!!!!
E le persone omosessuali chi le ha create?
Da quando in qua si viene creati omosessuali??? So che tu aborri il corpo, ma vorrei ricordarti che tutti noi siamo creati o con un pene da inserire in una vagina o con una vagina fatta per accogliere un pene, ergo anche un ignorante in materia come me capisce che non si nasce omosessuali. Per di più la tanto lodata scienza non ha mai trovato il cosiddetto gene gay.
Quindi l’ amore si riduce all’ inserimento di un pene in una vagina? E l’ anima? E la tanto sbandierata differenza umana dagli animali non umani dove sta? E la spiritualità dove sta? E l’ interiorità dove sta? E perchè mai lei scrive su un giornale on line ? Il computer è una cosa enormemente contro-natura!
La natura ha previsto che a moltissime persone non vada di avere rapporti eterosessuali, quindi l’ omosessualità è naturale, che le piaccia o no.
Innaturale è invece usare il computer e scrivere su un giornale on line, cosa ci sta a fare lei qui???
Come al solito trovo enormi contraddizioni in persone che parlano di natura e poi fanno cose contro-natura o quando si parla di interiorità e poi si parla di peni e vagine e non di amore fine a se stesso e incondizionato!
In natura esiste anche l’AIDS.
Be ci si decida, se si usa l’ argomento natura lo si deve portare fino in fondo.
Lo logica non è un’opinione.
Non ho cominciato io a parlare di natura.
No, cara, purtroppo non tutto quello che esiste in natura è buono e bello.
Allora perchè si usa l’ argomento natura???
Io ho usato l’argomento “natura” insieme all’argomento “verità”: la verità è che due persone dello stesso sesso non fanno figli, punto e basta.
Erika, dammi pure del tu se vuoi e se ti devo dare del lei dimmelo (e scusami se ho mancato di rispetto). Dopo un po’, però, mi piacerebbe discutere con qualcuno che guarda la realtà. Allora ci riprovo.
L’inserimento di un pene e di una vagina è il vertice dell’amore, non è la riduzione dell’amore, tanto è vero che dall’amore e dall’unione di due corpi ne nasce un altro; il sesso è l’inserimento di un pene e di una vagina senza amore. Non mi pare così difficile da capire.
Siamo anima e corpo. Se fossimo solo corpo, saremmo solo animali; tu cadi nell’eccesso opposto, cioè riduci tutto all’anima: è come se si pensasse al calcio senza il pallone, le porte, gli arbitri, i falli. Ti è già stato fatto notare che, se tu avessi ragione, allora chi si sentisse nell’anima un fenomeno a pallone potrebbe rivendicare un posto in Nazionale. Non mi pare così difficile da capire.
Cosa c’entrano l’anima, il corpo, la natura, con il pc? Tu useresti un’auto per andare sott’acqua? No, perché l’auto non è pensata, fatta, concepita, creata, sviluppata, per andare sott’acqua, così come un pene è creato per essere inserito in una vagina o e una vagina per accogliere un pene. Non mi sembra così difficile da capire.
Altre due cose: la prima, ti prego di smetterla di credere alla balla della sovrappopolazione: leggiti questo e basta http://www.ilgiornale.it/news/antinatalisti-l-uomo-foruncolo-sulla-pelle-terra.html
E poi solo un bambino chiederebbe perché “fare sesso vaginale quotidianamente per un intero anno in assenza di sterilità o menopausa non porta a procreazione”; mai sentito parlare della “retro”, scientificamente detta coito interrotto?
non sapevo che si chiamasse ” amore fine a se stesso” io l’ho sempre chiamato buco del culo!
per erikaT
la famiglia è un’istituzione culturale che varia a seconda delle culture ??
lo hai letto su Repubblica ?? allora si spiega come una disinformazione riesca anche a negare quello che ha sempre fatto l’uomo in tutte le epoche e in tutte le culture: ha sempre formato una famiglia undendosi in coppia maschio e femmina. La famiglia è una istituzione antropologica e basta, e le interpretazioni alla erikaT indicano solo l’abisso di fanatismo ideologico in cui molta gente è rimasta invischiata. Sarebbe come dire che la rotazione dei pianeti non sia un fatto ma una interpretrazione della cultura. I Romani formavano la famiglia, gli Assiri formavano la famiglia, gli Aztechi formsavano la famiglia, l’uomo di Neandhertal formava la famiglia. Ma tu guarda cosa mi tocca sentire nel 2013 dalla bocca di fanatici
la famiglia è un’istituzione culturale che varia a seconda delle culture : lo dicono gli antropologi, ma se tu credi che i teologi ne sappiano di più…
La cosa è molto meno automatica di quanto tu creda (da ignorante quale sei).
Fare sesso vaginale quotidianamente per un intero anno in assenza di sterilità o menopausa non porta a procreazione????
p.s. L’ offesa non è un’ argomentazione.
Ma che schifo di terminologia usi?! Neanche al centro incremento zootecnico si usa un gergo simile!
Pretendi una risposta? Ebbene eccotela: non necessariamente. Senza contare che a fare sesso giornaliero per trecentosessantacinque giorni l’hanno non ci riusciva neanche Cicciolina.
Scusate, nel post precedente mi è sfuggito uno sfondone epico: ho scritto “l’hanno” invece di “l’anno”… Mi vergogno.
Scusi eh, se non c’è sterilità o impotenza o menopausa come fa a non nascere il figlio???
Fattelo spiegare da un ginecologo.
Mai sentito parlare della retro, scientificamente detta coito interrotto? Solo un bambino non lo sa!
Interrompere il coito le sembra una cosa naturale? E una cosa procreativa? E perchè poi condannano l’ omosessualità ?
Visto che ora controvoglia dobbiam votare, seppur in questa situazione di recessione, non saranno infatti i programmi economici elettorali a convincermi.
Resto invece in attesa (forse vana) di un candidato coi coyotes che gridi apertamente che tutto sto cancan sui diritti gay,teorie gender et similia sono una cagata pazzesca.
Per dargli il voto.
Di certo non è con gli insulti che lei potrà avere ragione, anzi gli insulti spesso evidenziano scorrettezza e mancanza totale di argomentazioni.
cara/o/trans_a/o Erika, rileggiti bene l’articolo.
Personalmente dissento col beneficio del dubbio su tre punti (sul fine vita, fecondazione assistita ALL’INTERNO della coppia, anticoncezionali), ma nel complesso le argomentazioni esposte sono formidabili, solidissime ed anche molto laiche.
Credo ci sia una pericolosa leggerezza all’interno di una parte della sinistra e di alcuni movimenti tipo LGBT nel voler perseguire e conseguire certi diritti a tutti i costi.
Qualsiasi cosa io provi a dirti per farti vedere le cose da un punto di vista diverso non saranno mai così efficaci come questo articolo, non mi rimane quindi che chiederti cordialmente di rileggerlo ogni tanto.
Cagata pazzesca la realtà dei fatti? Però su una cosa le do ragione…anch’io aspetto da tempo un candidato che chiami con il termine da lei utilizzato talune ideologie religiose…per dargli il voto