
La preghiera del mattino
I grillini non sono un mistero, hanno padri con nomi e cognomi

Su Formiche Giovanni Orsina: magari sarebbe meglio che Draghi stesse a Palazzo Chigi, ma lui andrà al Quirinale. Il Pd non vorrebbe il voto anticipato ma Enrico Letta alla fine porterà alle urne. Silvio Berlusconi si muove per occupare il centro della scena politica ma non romperà il centrodestra. Sempre su Formiche Corrado Ocone è particolarmente incerto sugli obiettivi che il centrodestra dovrebbe perseguire: forse Draghi al Quirinale è utile ma come affrontare le dure emergenze del momento? È possibile in questa situazione andare a votare dopo l’elezione del presidente della Repubblica? E con questa legge elettorale? Le persone intelligenti hanno spesso molti dubbi ma ragionano sempre attenendosi al principio di realtà che impone di tener conto dell’ipotesi di Draghi al Quirinale. A mio avviso nell’attuale contesto la scelta più razionale.
Su Formiche Bakary Sambe del Timbuktu Institute spiega come la competizione tra Stati occidentali e nuovi soggetti in movimento (cinesi, turchi, russi) stia minando i processi di democratizzazione che erano in atto nell’Africa subsahariana: la Nato dovrebbe svolgere un ruolo militare coordinato in questa area.
First on Line si chiede se quello di Luigi De Maio passato da sostenitore dei gilet jaunes ad adoratore di Emmanuel Macron, sia autocritica od opportunismo. Probabilmente è sia opportunismo sia autocritica, ma anche soprattutto “educazione” da ambiente, quella che gli ha insegnato a portare la cravatta, una corretta pronuncia dell’inglese, una buona lettura dei testi che gli preparano. È evidente peraltro come certe conversioni così totali richiederebbero un passaggio elettorale per verificare se i rappresentati si riconoscono ancora nei loro rappresentanti.
Sulla Zuppa di Porro si sostiene che anche la stampa blasonata come Le Monde quando si tratta di difendere “il pensiero unico” mena duro senza badare alle forme, come per esempio nel contrasto di un Vincent Bolloré che sembra avere troppi atteggiamenti “non conformi”.
Su Huffington Post Italia Angela Mauro nota le contraddizioni tra le scelte del G7 e quelle dell’Oms. Quando l’epidemia sarà sotto controllo bisognerà fare i conti con organizzazioni come quella mondiale della sanità troppo spesso più “sponda” dei cinesi che vera agenzia neutra nella lotta per la salute.
Su Huffington Post Italia Franco Monaco si esercita in un interessante esercizio di logica: Mario Monti sbaglia a provocare chiedendo una censura sull’informazione, ma ha ragione. A proposito di censura: quanta nostalgia per quei Monaci di clausura che tenevano sempre la bocca chiusa.
Su Affari italiani si annuncia l’archiviazione di Luca Morisi (l’inventore della “Bestia” di Matteo Salvini) per spaccio di droga. La consequenzialità investigazioni-elezioni-archiviazioni è veramente perfetta.
Su Linkiesta Francesco Cundari in un articolo esemplare demolisce i 5 stelle. Il problema però è che in tanti hanno verso i grillini l’atteggiamento che Benedetto Croce aveva verso i fascisti: sono come gli Hyskos una parentesi misteriosa nella storia dell’Egitto. Con rimozione invece di un’analisi critica sulle origini di fenomeni sociopolitici che hanno più di un padre. Nel caso 5 stelle: do you remember Giorgio Napolitano?
Da Byoblu: «Rosanna Spatari ha aperto a Byoblu le porte della sua accogliente “Torteria” di Chivasso. Il locale, divenuto luogo simbolo della Resistenza alla dittatura tecno-sanitaria ormai in atto». O partigiano, una torta mi son mangiata, o bella ciao, bella ciao, bella ciao.
Su Dagospia si registrano le posizioni di Matteo Salvini su Draghi: come Berlusconi, lo vorrebbe a Palazzo Chigi fino al 2023. Non fatevi ingannare. Siamo nella fase che i pistard chiamano di “surplace”. Un po’ di giri in seconda posizione sulla pista, in vista dello scatto finale.
Su Affari italiani si riportano alcune battute di Giuseppe Conte in un’intervista al Corriere della Sera, tra le quali anche una lancia spezzata per un sistema elettorale proporzionale con sbarramento al 5 per cento. Ballon d’essai o prove di divorzio da Enrico Letta?
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