Pubblichiamo l’intervista a Luigi Amicone di Mario Ajello comparsa ieri in prima pagina sul Messaggero.
ROMA – Luigi Amicone, ciellino, direttore del settimanale Tempi, secondo lei come nasce questa stagione dei veleni dentro la Chiesa?
«E’ una costruzione prodotta dall’esterno della Santa sede. Da un circuito editoriale e mediatico che gioca al massacro, basti pensare ai libri di Nuzzi, e dice: la chiave nuova con cui rappresentare il Vaticano dev’essere quella dello sfascio».
Nelle stanze pontificie invece sono tutti puri?
«No. Ci sono anche spioni, traditori, trafugatori di documenti. Sono dei Giuda. Gente che passa dossier all’esterno, a chi vorrebbe fomentare una guerra dentro la Curia che guerra non è».
Il corvo, anzi il Giuda, è soltanto il maggiordomo o ce ne sono altri?
«Sarebbero una ventina, secondo quelli che se ne servono. Il Papa comunque ha capito che c’è un attacco contro la Chiesa e che c’è chi da dentro sta aiutando questo attacco. Vedo una logica manipulitista che cerca di fare crollare la Chiesa. Applicando anche alla politica vaticana quei clichè grotteschi in uso per i partiti: addirittura s’è parlato del cerchio magico del Papa, come se Ratzinger fosse Bossi».
La guerra come invenzione mediatica?
«Nella Chiesa c’è una normale dialettica, come c’è sempre stata. Ora però questo confronto, da sempre raccontato dai vaticanisti, viene trasformato da presunti inchiestisti in una storia nera da medioevo. In cui nelle stanze del Papa si agitano spade e magari si arriverà a fantasticare anche di delitti».
E’ solo questo il problema?
«C’è anche un problema di diritto internazionale, il Papa è un capo di Stato straniero. Comunque, egli sa bene che la Chiesa è nel mirino. Lunedì scorso ha radunato a pranzo i cardinali, dicendo loro: io con voi mi sento protetto e siete i miei amici. Ha aggiunto: c’è una lotta che il Male ha dichiarato alla Chiesa anche travestendosi da Bene».
A chi si riferiva?
«A quelli che dicono di avere spiato il pontefice per buone intenzioni, per fare pulizia».
Tutto nasce dal caso Boffo?
«No. Quello è stato un caso politico, usato politicamente».
E la cacciata del banchiere dello Ior, Gotti Tedeschi?
«E’ una vicenda di normale amministrazione. Se una banca decide di nominare un presidente, può decidere anche di dimissionarlo. Tutto rientra in una fisiologica diversità di vedute. Per esempio, rispetto al San Raffaele, Gotti Tedeschi aveva una linea e la segreteria di Stato ne aveva un altra».
Esiste un problema Bertone nelle sacre stanze?
«Non esiste. Il Papa ha completa fiducia in lui e noi cattolici ci riconosciamo in Bertone in quanto è il collaboratore più stretto scelto e sostenuto dal Santo Padre. Tutto il resto sono chiacchiere e inutili ricami».
Insomma, lei vede un complotto?
«Io vedo che siamo nell’epoca di wikileaks, quella nella quale in nome della trasparenza ci si intrufola in maniera giustizialista dentro conversazioni riservate e si riproducono osservazioni che dovrebbero restare nell’ombra».
Povero Vaticano?
«E vittima di una falsa concezione della democrazia, secondo cui l’opacità non deve esistere. Questo ideale della trasparenza è tipico degli Stati totalitari. Quelli che hanno compiuto pulizie razziali, politiche, genetiche. Ora si vuole fare una sorta di pulizia etnica contro la Chiesa».