I concessionari supplicano Biden: «Frena sulle auto elettriche: la gente non le compra»
Finché erano i costruttori di auto a chiedere alla Casa Bianca di frenare la precipitosa corsa degli Stati Uniti nella transizione verso l’auto elettrica – come avvenuto a giugno con le pur argomentate critiche mosse al governo americano da un’associazione di categoria non proprio secondaria come l’Alliance for Automotive Innovation –, si poteva continuare a liquidare tutto come tentativo di ostruzionismo mosso da interessi di business. Ma ora che a rivolgere un appello analogo, attraverso una lettera aperta indirizzata direttamente al presidente Joe Biden, sono quasi quattromila concessionari da tutti gli Stati Uniti, l’obiezione assume un peso diverso.
L’oggetto della pubblica supplica sono anche in questo caso gli standard stabiliti nell’aprile scorso dall’Epa, l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente, che attraverso un graduale (ma rapido) irrigidimento dei requisiti imposti ai veicoli riguardo alle emissioni inquinanti costringono di fatto il mercato dell’auto a convertirsi al motore elettrico per almeno il 70 per cento delle immatricolazioni entro il 2032.
Peccato che secondo chi quei veicoli dovrebbe consegnarli ai cittadini americani, «in buona sostanza», come sintetizzano gli specialisti di Quattroruote, «le auto a batteria non si vendono in quantità sufficienti da rendere economicamente sostenibili gli obiettivi imposti da Washington», e che «l’attuale andamento degli ordini, così come le previsioni sul futuro, non giustificano normative e regolamenti che evidentemente sono irrealistici».
«L’entusiasmo si è fermato»
«Signor Presidente, nessuna agenzia governativa, nessun think tank e nessuna società di sondaggi conosce meglio di noi gli acquirenti di automobili», ricordano a Biden i 3.882 sottoscrittori della lettera aperta che complessivamente distribuiscono «tutti i principali marchi degli Stati Uniti», e proprio in nome di questa “vicinanza” al mercato sul quale le nuove direttive green esercitano il loro effetto, «le chiediamo di rallentare le sue proposte di regolamentazione che impongono la produzione e la distribuzione di veicoli elettrici a batteria».
Scrivono i concessionari a Biden:
«Attualmente sono in commercio molti eccellenti veicoli elettrici a batteria. Per tante persone questi veicoli rappresentano l’ideale, e crediamo che la loro attrattività aumenterà nel tempo. La realtà, tuttavia, è che la domanda di auto elettriche oggi non tiene il passo con il grande afflusso di veicoli che arrivano ai nostri concessionari, indotto delle normative vigenti. I veicoli elettrici si stanno ammassando nei nostri stabilimenti.
Fino all’anno scorso c’erano grandi speranze e molto clamore intorno ai veicoli elettrici. Gli “early adopter” erano in prima fila pronti a comprarli non appena li mettevamo in vendita. Poi però l’entusiasmo si è fermato. Oggi, l’offerta di auto elettriche invendute è in aumento, non se ne vendono allo stesso ritmo con cui arrivano nelle nostre concessionarie, e questo malgrado i forti sconti e i generosi incentivi dei produttori e del governo.
Sebbene gli obiettivi della normativa siano apprezzabili, perché diventino realtà è necessario che i consumatori li accettino. Ogni giorno che passa, diventa sempre più evidente che questo tentativo di imporre le auto elettriche non è realistico alla luce della domanda attuale e di quella attesa da parte dei clienti».
Incentivi stratosferici e inutili
Degli stratosferici incentivi all’acquisto di auto elettriche made in Usa introdotti dall’amministrazione Biden con il pacchetto ultraprotezionista Ira (Inflation Reduction Act) abbiamo parlato ampiamente qui. Del fatto che l’entusiasmo iniziale registrato sul mercato ora si è drasticamente raffreddato nonostante i ricchi sussidi parla invece Axios, e lo fa raccogliendo il racconto di Mickey Anderson, proprietario di 20 concessionari tra Nebraska, Missouri e Colorado.
Anderson fa l’esempio del pick-up elettrico F-150 Lightning di Ford, del quale al momento del lancio i suoi punti vendita avevano raccolto ben 200 ordini sull’onda dell’entusiasmo, ma poi le vendite effettive nel tempo si sono ridotte ad appena 25. Venticinque su un totale di 1.000 truck della serie F venduti l’anno scorso. Gliene restano 12 esemplari, che i suoi concessionari non riescono a piazzare «nonostante incentivi e sconti Ford fino a 14.000 dollari, oltre al credito d’imposta federale di 7.500 dollari».
Le ragioni della scarsa domanda
Ma perché le auto elettriche negli Stati Uniti non si vendono nemmeno a suon di incentivi? I firmatari della lettera su questo hanno le idee abbastanza chiare:
«In quanto concessionari di automobili al dettaglio, non siamo convinti di quel che vendiamo. La nostra attività consiste nel fornire ai clienti veicoli che soddisfino le loro esigenze di budget e di stile di vita. Alcuni di loro sono alla ricerca di veicoli elettrici e noi siamo ben felici di venderglieli. Ma la maggior parte dei clienti semplicemente non è pronta a cambiare. Temono di non potersi permettere un’auto elettrica. Molti non hanno a disposizione un garage per la ricarica domestica o un comodo accesso a stazioni di ricarica pubbliche. Preoccupa anche la perdita di autonomia nei periodi di freddo o di caldo. C’è chi deve percorrere lunghi tragitti ogni giorno e non ha il tempo extra necessario per ricaricare la batteria. […] La tecnologia attuale non è adeguata a soddisfare le esigenze della maggior parte dei nostri consumatori.
Molte di queste sfide possono essere e saranno affrontate dalle nostre case produttrici, ma molte di esse sono al di fuori della loro portata. L’affidabilità delle reti di ricarica, la stabilità della rete elettrica, l’approvvigionamento dei materiali e molte altre questioni richiedono tempo per essere risolte. E in fondo tante persone vogliono semplicemente scegliere da sole il veicolo più adatto a loro
Signor Presidente, […] lasci il tempo di fare avanzare la tecnologia delle batterie. Lasci il tempo di rendere le auto elettriche più economiche. Lasci il tempo di sviluppare filiere nazionali per la fornitura dei minerali necessari alla produzione di batterie. Lasci il tempo di costruire l’infrastruttura per la ricarica e di renderla affidabile».
La situazione in Europa
La freddezza del mercato denunciata da migliaia di concessionari americani rispetto all’auto elettrica va così ad aggiungersi ai seri dubbi sull’utilità per l’ambiente di questo pezzo di transizione ecologica (pur a fronte di costi esorbitanti), oltre che alle preoccupazioni per il crescente predominio cinese in un settore vitale dell’economia non solo americana, ma anche europea.
Anche da questa parte dell’oceano, per altro, la corsa verso la messa al bando del motore a scoppio è altrettanto precipitosa. E i dati disponibili mostrano che qui il mercato – secondo le sintesi giornalistiche – attualmente va «a due velocità»: bene in Europa, meno bene in Italia. «Molto dipenderà da norme e incentivi pubblici», dicono gli osservatori. La lezione americana suggerisce che potrebbero non bastare nemmeno quelli.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!