
Caro direttore, come le avevo raccontato, io e mia moglie ci siamo fatti il Covid come penso circa 100.000 bergamaschi al di là delle cifre false del governo. La mia attività (partita Iva) è sospesa e vorrei capire se possiamo chiedere i mitici 600 euro (meno di qualsiasi cassa integrazione) o se come al solito riusciremo a schivare ogni forma di aiuto, che con 5 figli e zero lavoro farebbe comodo. Dallo Stato so già che non avremo niente.
L’Inarcassa a cui sono iscritto come professionista darebbe un contributo a chi è risultato positivo. Tuttavia a me (come a tutti quelli che non sono stati ricoverati) non è stato fatto il tampone e il medico ha detto: «Non lo facciamo a nessuno, lo fanno solo ai ricoverati, ma voi siete tutti Covid, non sto vedendo altro».
Ora sto per finire la quarantena (auto impostami perché nessuno ci ha fatto il tampone), ho perso il lavoro che stavo facendo, non ho nessuna tutela, e dal medico avrò una dichiarazione “in bianco” in cui dirà “non l’ho visitato e non gli ho fatto il tampone, ma aveva un sospetto Covid”. Palla alzata ai vari enti per tenersi i soldi in saccoccia, ottimo risultato.
In sostanza questo efficientissimo Stato:
1) non si è accorto che erano malate centinaia di migliaia di persona e continua a dire numeri falsi;
2) non ha fatto i tamponi se non ai ricoverati (geniale);
3) non è in grado di fare l’esame di immunità ai guariti sul territorio (che sarebbe l’unica cosa utile per far ripartire il paese certificando quelli che sono immuni);
4) riesce brillantemente a farci perdere un ausilio che in questo momento è necessario come l’aria che respiriamo.
Cantiamo l’inno di Mameli sui balconi, così Giuseppi è contento perché … «sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re».
Riccardo Castagna
Foto Ansa