
Gu Eileen e Zhu Yi. Le due facce della propaganda olimpica cinese

Gu Eileen ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi martedì nel big air freestyle con una performance pazzesca e potrebbe portarne altre due nella bacheca cinese da qui alla fine di Pechino 2022. Questa è già di per sé un’impresa per un paese, la Cina, che ai Giochi invernali del 2018 conquistò appena un oro. Ma se la “regina delle nevi” è diventata l’idolo indiscusso di casa è per un altro motivo: Eileen (conosciuta in Cina come Ailing) infatti è nata in America, è diventata la migliore del mondo a San Francisco e ha gareggiato per gli Stati Uniti fino al 2019, quando ha deciso di passare al team cinese.
Atleta, modella, influencer
Che cosa c’è di più patriottico di “tradire” l’acerrimo nemico americano per la madrepatria cinese e vincere un oro per la gloria di Pechino? Niente e questo è il motivo per cui i media statali cinesi, al pari dei social, non fanno che parlare di lei. Su Weibo l’hashtag #EileenGuGoldMedal è stato visualizzato più di due miliardi di volte. Il megafono del partito comunista cinese, il Global Times, l’ha messa in prima pagina; la Commissione centrale per le ispezioni disciplinari, l’organismo che si occupa di contrastare la corruzione in Cina, ha postato un’intervista video a Gu poche ore dopo la sua vittoria martedì; il ministero dei Trasporti ha pubblicato un articolo sulla nonna di Gu, che lavorò come ingegnere per il dicastero.
Gu Eileen è famosa non solo per le incredibili evoluzioni che sa fare con gli sci ai piedi, ma anche perché, bellissima, è stata la testimonial di Louis Vuitton, Tiffany, Estee Lauder, Victoria’s Secret, Cadillac; il suo volto è comparso sulle pubblicità di Bank of China e China Mobile, su quelle della caffetteria Luckin, del marchio sportivo Anta, sponsor ufficiale dei Giochi, del gigante dell’e-commerce Jd. Influencer sui social, molti dei quali censurati in Cina, non perde occasione per elogiare la madrepatria. In un’intervista alla tv statale cinese, Cctv, ha addirittura dichiarato sulla qualità dell’educazione negli Stati Uniti e nel Dragone: «Mia mamma mi ha detto che 10 giorni di studio a Pechino equivalgono a un anno negli Usa».
La Cina usa Gu Eileen come arma geopolitica
La madre di Eileen, Gu Yan, arrivò negli Stati Uniti 30 anni fa e crebbe la figlia senza il padre, uno studente universitario del quale non ha mai rivelato il nome. La Cina utilizza l’atleta come un’arma geopolitica per dimostrare al mondo la propria superiorità, mentre lei in conferenza stampa ha cercato di sfuggire alle domande più spinose. Ha dichiarato così di sentirsi «americana in America e cinese in Cina», di essere riconoscente a entrambi i paesi, ma ha glissato alla domanda fondamentale: «Hai rinunciato alla cittadinanza americana?».
La Cina infatti consente la doppia cittadinanza soltanto fino ai 18 anni, poi chiede di scegliere. Gu non ha risposto e c’è chi ritiene che Pechino, pur di averla tra le sue file, abbia chiuso un occhio. Agli archivi infatti non risulta che abbia rinunciato a essere cittadina americana.
«Zhu Yi è una traditrice»
La Cina sa essere piacevole come il velluto con i vincenti e abrasiva come la carta vetrata con i perdenti. Anche la 19enne Zhu Yi, promessa del pattinaggio artistico, era osannata nell’Impero di mezzo. L’atleta, conosciuta negli Usa come Beverly Zhu, è infatti nata a Los Angeles ma ha scelto di gareggiare per Pechino. Niente interviste sui media statali ed elogi sui social per lei, però, perché durante le prime esibizioni è caduta, arrivando ultima tra le lacrime.
I cinesi l’hanno consolata dimostrando apprezzamento per la sua scelta patriottica? Tutto il contrario, hanno inveito contro di lei trattandola alla stregua di una traditrice. La piattaforma Weibo si è trasformata per giorni in un ricettacolo di insulti e accuse di ogni tipo: Zhu Yi sarebbe colpevole di parlare male il mandarino e di preferire l’inglese nelle interviste, gli utenti le imputano di «aver imbarazzato la patria con il suo fallimento».
Qualcuno ha addirittura ipotizzato che sia passata alla squadra cinese per perdere e avvantaggiare gli Stati Uniti. E giù con gli improperi: «Sei una vergogna, bacata, incapace, torna subito da dove sei venuta». C’è anche chi ha ipotizzato che abbia ottenuto un posto nel team, rubandolo ad altre valenti atlete, “vere” cinesi, solo perché suo padre è uno scienziato.
La propaganda olimpica della Cina
Ma come? La decisione di “tradire” gli Usa per gareggiare con la Cina non era simbolo di patriottismo e superiorità del Dragone? Simili logiche a Pechino valgono solo per i vincenti. Gu Eileen è una «star e un modello per tutti i giovani cinesi», anzi, «per tutto il mondo», come ha scritto il Global Times, Zhu invece «è una disgrazia». La propaganda olimpica del regime comunista non guarda in faccia nessuno.
Foto Ansa
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