
Da oggi in Francia chiunque visiti un teatro, un cinema, un impianto sportivo che prevede un affluenza di pubblico superiore alle 50 persone dovrà esibire l’ormai famigerato green pass (pass sanitaire). E secondo il progetto di legge di Macron dovrà fare lo stesso chi vorrà entrare in bar, caffè, ristoranti, ospedali, salire su treni a lunga percorrenza, autobus e aerei dal 1 agosto (dead line spostata solo per i ragazzini tra i 12 e i 17 anni che avranno l’obbligo dal 1 settembre).
Cosa succede a chi non lo fa? A chi non è stato vaccinato o non ha effettuato (a proprie spese) un test Covid negativo, è vietato l’uso dei mezzi pubblici e l’ingresso in tutti i luoghi di svago e cultura. Oppure paga la multa. Inizialmente, la bozza prevedeva sei mesi di carcere e una ammenda fino a 10.000 euro per chi non avesse esibito il green pass, e galera fino a un anno e un multa di 45.000 euro per proprietari di “stabilimenti di accoglienza del pubblico” che non avessero effettuato i controlli sugli avventori.
Green pass, verso l’obbligo a scuola
Multa ridotta drasticamente a 1.500 euro dal Consiglio di Stato che ha convalidato ampiamente la costituzionalità del piano di Macron tranne sull’estensione dell’obbligo di pass nei centri commerciali definendo le restrizioni all’accesso ai «beni di prima necessità, in particolare al cibo», «un attacco sproporzionato alle libertà». Posizione non condivisa dall’esecutivo che intende trovare il mondo di mantenere le restrizioni («Proponiamo quindi che siano interessati solo i centri commerciali più grandi, con una superficie superiore ai 20.000 metri quadrati», ha detto il ministro dell’Economia Bruno LeMaire).
L’esame del ddl che integra l’obbligo di vaccinazione dei caregiver (dal 15 settembre) ed estende quello di green pass è iniziato ieri in parlamento e dovrebbe concludersi entro venerdì. Nel frattempo, chiamato dal Senato a pronunciarsi sulla materia del progetto di legge, l’Alto Consiglio della Sanità Pubblica ha invitato il governo a estendere il pass anche alle scuole: confidando nella disposizione «di un eventuale obbligo vaccinale», l’organismo preposto alla consulenza al ministero della Salute si è spinto oltre, raccomandandone l’uso in vista della «ripresa delle lezioni nelle scuole e nelle università».
Mascherine e coprifuoco
Il tempo stringe, la politica discute ferocemente, le associazioni di categoria si dicono assolutamente scettiche sulla possibilità di far rispettare i divieti o eseguire i controlli. Alla vigilia della discussione parlamentare un decreto pubblicato in Gazzetta chiarisce inoltre che in tutti i luoghi in cui viene esteso l’obbligo del green pass cade quello della mascherina: salvo diverse disposizioni del prefetto o di gestori e organizzatori di luoghi ed eventi in un territorio particolarmente colpito dai contagi, chi ha il pass potrà girare a viso libero.
La ratio del piano di Macron e del Consiglio di Stato è stata riassunta da un avvocato sul Figaro: «Limitare gli obblighi per chi ha rifiutato la vaccinazione e mettere in atto misure più onerose e rigorose per pochi gruppi mirati piuttosto che imporre un confinamento che limiti la libertà di tutti. Perché i dati sanitari sono pessimi, ma mascherati dal fatto che ci sono meno ricoveri». La ratio sembra inoltre contraddire il parere emesso dal Consiglio di Stato appena due settimane fa quando, chiamato a giudicare se il dispositivo violasse la libertà di movimento, aveva convalidato il green pass in quanto il suo utilizzo era «limitato agli spostamenti da e per l’estero» nonché per l’accesso a determinati luoghi specifici, non per gli spostamenti quotidiani o per l’esercizio delle libertà fondamentali. Quanto all’evitare limiti alle libertà di tutti, il sottosegretario francese per gli Affari europei, Clément Beaune ha detto a Bfmtv-Rmc che il coprifuoco è «una possibilità, non è esclusa».
Cortei e domande
Sono passati pochi giorni dalle manifestazioni del 17 luglio che hanno portato nelle piazze di Francia decine di migliaia di persone insieme a no vax e gilet gialli contro le restrizioni di Macron. E la discussione sugli strumenti, il green pass e l’obbligo vaccinale in Francia dove sì, a differenza dell’Italia esiste un significativo fenomeno di no vax (ribadiamolo, nonostante le roboanti affermazioni squadristiche ad ogni latitudine e gli articoli fossilizzati sui nemici del vaccino il dato è che in Italia la risposta alla campagna vaccinale è stata finora molto ampia: non c’è eccesso di vaccini rispetto alla domanda, il fenomeno dei contrari è circoscritto) e dove è in corso una battaglia politica e legale all’insegna della “persuasione”, pone qualche domanda di buon senso.
È ragionevole promuovere l’obbligo vaccinale con le parole del ministro della Salute, Olivier Véran, «dal 15 settembre, se sei una badante e non sei vaccinata, non potrai più lavorare e non sarai più pagata»? È ragionevole imporre il green pass, dicendolo uno strumento di limitazione dei diritti ragionevole e proporzionale, entro fine agosto a una coorte di ragazzini che fino al 15 giugno non ha avuto accesso ai vaccini?
Una impossibile promessa di libertà
È ragionevole chiedere ai gestori di bar con tavoli e terrazze all’aperto di controllare il pass degli avventori? È ragionevole barattare il green pass con la mascherina? È ragionevole promuovere un green pass proprio come un vaccino, come promessa di libertà, minacciando coprifuoco, ritorno ai lockdown quando è ormai acclarato che i vaccini riducono decessi e ospedalizzazioni ma non fermano i contagi? In Olanda 1600 ragazzi dai 18 ai 25 anni dotati di green pass per accedere ai grandi festival musicali sono tornati a casa positivi.
Forse non è ragionevole, sicuramente è necessario (dall’annuncio delle estensioni dell’obbligo di green pass il numero di vaccinazioni si è impennato). Così come lo è fare i conti con le criticità del tanto invidiato e citato “modello Macron”, agenda dei sogni per editorialisti e politici nostrani che nella realtà sta trovando resistenze in Parlamento e comprensibili obiezioni da parte delle associazioni di rappresentanza dei commercianti che denunciano come “inapplicabili” le nuove regole.