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Lasciano il lavoro per avere meno stress, per stare più vicini alla famiglia, per vivere con ritmi diversi e avere più tempo da dedicare a se stessi. Sono queste le motivazioni con cui, di solito, si spiega il fenomeno delle “grandi dimissioni” (The Great Resignation), nato negli Stati Uniti e, ci raccontano a cadenza periodica i nostri quotidiani, ormai sbarcato anche in Italia.
Mario, 35 anni, faceva l’impiegato, ma era insoddisfatto. Ha mollato un posto sicuro e si è messo in proprio. Oggi guadagna di più, ha più tempo per i suoi hobby, è soddisfatto della sua vita. Maria, 50 anni, laureata e assunta a tempo indeterminato, lavorava in azienda, ha avuto un figlio. Ha lasciato l’impiego e si è reinventata una vita e un mestiere, oggi è una donna felice e “padrona di se stessa”. Nomi e casi sono di fantasia, ma non lontani dalla realtà che ci viene illustrata da una pubblicistica che ha costruito sul mito delle dimissioni un racconto più vicino alla trama hollywoodiana di un ...
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