«Ci sentiamo più tardi perché ho qui la Franceschina che avrebbe bisogno di amici, vero stella?». Francesca (nome di fantasia), 28 anni, scoprirai poi, è solo una delle tante figlie di una solitudine più diffusa. «Sono quelle circondate da persone che magari chiamano amici, eppure sole dentro, come quasi tutte le donne che vogliono abortire». E è a loro che Paola Bonzi, tenace direttrice da trent’anni dello storico Centro di aiuto alla vita della clinica Mangiagalli di Milano, l’unico con sede interna a un ospedale, vuole continuare a ricordare ancora che «quel figlio è sempre un dono, una compagnia».
IL “TORNACONTO” DELL’AMORE. Ecco perché Bonzi ha deciso di non mollare di fronte alla mancanza crescente di fondi statali e alla riduzione di quelli regionali, e di organizzare un gala di beneficenza. «Ci stiamo lavorando da aprile – spiega – è quasi tutto pronto». Il 15 settembre alle 19.30 Palazzo Isimbardi aprirà le porte «a tutti i milanesi che amano la vita». Perché se è vero che «il bene non si misura», passa sempre «dentro gesti concreti che in mancanza di denaro non si possono compiere». E che per questa donna, che imparò il “tornaconto” dell’accoglienza fra le mura di una casa povera ma ricca di gratuità, la carità sia una carne non lo dicono solo i 17 mila bambini salvati con il suo aiuto, «ma ancora di più le lacrime, i volti, i cuori laceri che le loro mamme mi hanno offerto. Proprio come Francesca questa mattina che singhiozzando mi diceva: “Erano anni che non riuscivo a piangere”».
LA LEGGE DELLA CONDIVISIONE. Per Bonzi è di condividere la vita che «questo povero mondo ha bisogno: se ogni donna si sentisse amata e voluta con suo figlio, difficilmente avrebbero paura di lui». Ieri mattina è stata Marta a riconfermarlo: «Mi ha chiamato dalla sala parto perché diceva che non voleva più spingere. Le ho risposto che adesso toccava solo a lei, ma che io avrei “spinto” da casa. Ecco, basta poco, l’importante è che sia vero». Per questo Bonzi si arrabbia con chi mette in mano alle donne i certificati di morte dei loro figli, «senza dirgli che così il problema si aggrava, che le conseguenze se le porteranno dietro tutta la vita. Che l’aborto non è solo contro i bambini ma contro di loro». E spera che tutte possano passare di qui: «Normalmente mi dicono sempre che le ha mandate da me un’amica. Quanto vorrei che questa amica arrivasse ovunque! Ma i fondi sono sempre al lumicino, anche se grazie a quelli raccolti l’anno scorso alla prima edizione del gala, siamo poi riusciti ad aiutare dodici di mamme».
Questa mattina, oltre a un tetto, il Cav ha offerto a Francesca, senza lavoro e senza casa, tremila euro. È a lei e al suo bambino, e si spera a molte altre mamme e figli, che andranno i 40 euro di tutti i giovani e gli 80 di chi ha più di 40 anni che vorranno partecipare al grande gala per la vita.