

Dopo essere stata costretta dall’Europa a fare qualcosa contro la lentezza dei suoi processi, l’Italia «invece di accorciare i processi ha stabilito che chi passa una vita in attesa di una sentenza ha diritto poi a venire risarcito». Lo scrive oggi Luca Fazzo su Il Giornale. Il cronista sottolinea che comunque «il risarcimento è modesto, quasi irrisorio» e che «la massa di processi dalla durata assurda è talmente vasta che non bastano i soldi per risarcire tutti quelli che ne avrebbero diritto».
DEBITO DI 340 MILIONI. In dodici anni, scrive Fazzo, «lo Stato ha accumulato un debito di oltre 340 milioni di euro verso le vittime della giustizia-lumaca». Quest’anno, prosegue, «sono stati stanziati 50 milioni per smaltire una parte dei debiti», ma ne mancano altri 290. E «nel frattempo si accumulano altre condanne. «Anche se nel 2012 il governo Monti ha cercato di ridurre i risarcimenti – ricorda Fazzo – il ciclo non si chiude mai».
DISCREZIONE DEI TRIBUNALI. Ogni tribunale, prosegue il giornalista, «fa un po’ a modo suo» per decidere l’entità dei risarcimenti: Torino risarcisce i ritardi «al minimo della cifra (la legge stabilisce una somma tra i 500 e i 1.500 euro all’anno)», Milano risarcisce con «500 euro per i primi tre anni e con 750 dal quarto anno, e così via». A cambiare sono anche i tempi di pagamento. Mentre Milano è in avanti con i pagamenti, Torino è ferma ai risarcimenti del 2009.
9 MILIONI DI PROCESSI ARRETRATI. «Con nove milioni di processi pendenti, e visti i tempi medi di durata, nel giro di qualche anno acquisiranno il diritto al risarcimento altri milioni di italiani», spiega il giornalista. Non tutti chiederanno il risarcimento previsto dalla legge Pinto, «altrimenti non basterebbe l’intero bilancio del ministero della Giustizia». Ma comunque il debito continuerà ad accumularsi. E «mentre ogni italiano con le sue tasse si troverà a dover risarcire danni di cui non ha colpa – conclude Fazzo – in nessun caso lo Stato busserà alla porta di chi ha tenuto fermo il fascicolo chiedendo spiegazioni».
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