Oggi sul Foglio è stata pubblicata una lettera di Luigi Amicone. La riproduciamo di seguito con la risposta del direttore del Foglio Giuliano Ferrara. La lettera ha dato anche il titolo alla rubrica: “L’indagato in carcere si fa sentire con dignità in un mondo di sordastri”
Al direttore – Antonio Simone è sottoposto da tre mesi a carcerazione preventiva (l’inchiesta è il caso Daccò-Maugeri) utilizzata nei suoi confronti – come lo è stata in passato e ancora oggi per moltissimi cittadini – come indebito e odioso strumento di indagine e pressione psicologica. Antonio Simone è un uomo coraggioso, e anziché tacere come spesso si fa in questi casi ha deciso di denunciare apertamente la situazione, sfidandone la logica. Ha scritto una lettera particolarmente drammatica agli amici di Tempi, pubblicata integralmente sul nostro sito. Gliene segnalo qualche stralcio, perché credo che la sua testimonianza lo meriti e meritino risposta le sue domande: “Sono in carcere da tre mesi perché per i pm non dico ‘tutto’, cioè non confermo le loro ipotesi accusatorie. Contro la legge, con un uso strumentale e folle di disposizioni reiterate solo grazie all’insipienza di un ceto politico e di un sistema giudiziario sempre in lotta col berlusconismo (che quindi tace), sono istigato continuamente a dire il falso (cioè che ho corrotto qualcuno) e istigato al tentato suicidio come unica possibilità di risposta al sequestro della mia persona. La mia vita resta l’ultima arma disponibile per denunciare i metodi staliniani di odio politico che i pm usano in questo caso. Io mi appello a quanti hanno ancora a cuore la libertà e il diritto come base della nostra società: politici, magistrati, istituzioni, società civile… Presto, utilizzando in maniera folle disposizioni giuridiche, chiederanno il processo immediato per raddoppiare i termini della custodia (condanna) preventiva (da 6 mesi a 12 mesi) per portarmi a processo in stato di detenzione, così rendendo più difficoltosa ogni mia possibilità di difesa: recuperare documenti, incaricare consulenti… Tutto questo perché non accuso Formigoni, né Lucchina e tantomeno altri funzionari della Sanità? Se lo facessi, avrei detto ‘tutto’ e potrei andare a casa? Ora chiedo solo che ciò che a me è successo possa interrogare la libertà di ciascuno”.
Luigi Amicone
Risposta di Giuliano Ferrara: Simone è un combattente, fa quel che pochi hanno fatto contro una logica aguzzina. Il processo ci sta, la carcerazione preventiva è un obbrobrio, il silenzio che la circonda raddoppia il sentore di truffa mediatica e giustizialista.