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Tre storie di giornalismo che “funziona”

Il successo della newsletter "non allineata" di Bari Weiss, la crescita del Monde che scrive meno articoli ma meglio, il sito di sport con un milione di abbonati comprato dal Nyt

Piero Vietti
14/01/2022 - 6:25
Società
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Se esistesse una ricetta da seguire alla lettera per fare giornalismo “che funziona” (cioè: vende, crea profitto), non leggeremmo da anni di testate storiche in difficoltà, copie dimezzate, licenziamenti e riduzione della distribuzione. Da due decenni almeno ci si interroga su come “salvare” i giornali, si sono scritte migliaia di pagine sul futuro (ormai passato) dell’informazione, si sono prese molte lucciole per lanterne, soprattutto si è visto che la soluzione che andava bene in un posto in un determinato periodo non funzionava in un altro posto in anni diversi. Non è questo il luogo per un’analisi sulla situazione globale dei giornali o sulla colpevole perdita di credibilità da parte dei giornalisti negli ultimi anni. Ci sono tre notizie recenti, però, che vale la pena guardare per pensare che non tutto è perduto.

Una newsletter non mainstream per milioni di lettori

Un anno fa Bari Weiss scriveva il suo primo post sul suo nuovo Substack, il servizio di newsletter sempre più utilizzato dai giornalisti che vogliono fare comunicazione verticale con i propri lettori fuori dalla linea mainstream dei giornali, e a pagamento. Si era da poco dimessa dal New York Times, in polemica con il fatto che – diceva lei – «l’editore del giornale è diventato Twitter».

Ideologia woke, eccesso di politicamente corretto, militanza liberal hanno trasformato il più famoso giornale del mondo in un posto in cui sono accettate soltanto alcune opinioni e chi non si allinea alla «nuova ortodossia» viene bullizzato dai colleghi e messo alla gogna sui social. Dopo le dimissioni Weiss ha fondato Common Sense, newsletter/blog in cui ha iniziato a raccogliere e raccontare storie simili alla sua, a ospitare opinioni controcorrente su temi ormai intoccabili come razzismo, gender, diritti.

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In un anno ha raggiunto 135 mila iscritti, molti dei quali a pagamento, è stata letta da milioni di persone in tutto il mondo e, scrive nel post di inizio 2022, ha avuto «un enorme impatto sulla cultura». Gran parte delle storie che ha pubblicato sono state riprese da altri giornali, hanno dato vita a dibattiti pubblici e fatto cambiare idea a molti su alcuni temi «che le persone al potere avrebbero preferito tenere nell’ombra» (su tutti quello contro i bloccanti della pubertà e le critiche al sistema educativo americano preda del woke).

È vero, la lingua inglese offre una platea di miliardi di lettori potenziali in tutto il mondo, e certamente essere un’ex giornalista del New York Times ha avuto un peso nel successo del suo Substack, ma i risultati raggiunti da Bari Weiss in questi dodici mesi ci dicono che lo spazio per dire cose «su cui il mainstream si era sbagliato di grosso» c’è, e si può fare senza slogan, urla o contrapposizione ideologica. Soprattutto, non è la quantità a fare la differenza: in un anno Common Sense ha pubblicato poco più di 120 articoli, insieme al podcast condotto dalla stessa Weiss, meno di un contenuto ogni due giorni.

Meno articoli, più lettori. Il caso del Monde

Questo ci porta alla seconda delle notizie “notevoli” di questo periodo, segnalata qualche giorno fa dal blog di Beda Romano sul sito del Sole 24 Ore: «Gli ultimi dati di vendita del giornale francese Le Monde sono interessanti», scrive. «Ormai il quotidiano conta oltre 500 mila abbonati: 414 mila leggono il giornale su video, 87 mila su carta. A questi lettori bisogna aggiungere le 30 mila copie vendute quotidianamente nelle edicole in Francia e all’estero. In totale, la società editrice stima nel 2021 vendite del giornale (non di accesso al sito) pari a una media di 531 mila copie al giorno, rispetto alle 297 mila copie di cinque anni fa (2016). Con queste cifre il quotidiano ha superato di gran lunga il record del 1979, quando su carta vendeva in media 445 mila copie al giorno».

Il caso Le Monde è interessante, perché il quotidiano francese è arrivato a questi numeri ribaltando diversi luoghi comuni ancora oggi duri a morire nelle redazioni dei giornali: innanzitutto non si è fatto prendere dall’ansia di “coprire tutto” e moltiplicare gli articoli per avere più clic, ma ha ridotto del 14 per cento il numero dei pezzi pubblicati; poi – sfidando la scarsa attenzione dei lettori digitali – ne ha aumentato la lunghezza media, scegliendo di raccontare meno storie ma in modo più approfondito. Poi ha assunto, aumentando di cento il numero di giornalisti in sette anni.

Le Monde ha scelto di porsi come giornale che combatte le fake news e il populismo, ha trovato lettori disposti a pagare per un lavoro ben fatto e sta raccogliendo i frutti soprattutto in patria (il francese è una lingua parlata anche fuori dalla Francia e anche se non come l’inglese offre una platea di potenziali lettori enorme, ma la maggior parte dei lettori del Monde è in Francia).

Giornalismo sportivo di qualità (e molti abbonati)

Affrancarsi dal flusso delle notizie che coprono tutti e approfondire aspetti toccati superficialmente da altri è stata anche la missione di The Athletic, sito americano di sport nato nel 2016 e diventato in poco tempo un punto di riferimento per gli appassionati di tutto il mondo per il modo con cui ha scelto di parlare di sport coprendo nel dettaglio centinaia di squadre e leghe in tutto il mondo. Negli anni The Athletic è cresciuto, ha assunto moltissimi giornalisti (c’è stato un momento in cui l’annuncio «lascio il mio giornale e vado a The Athletic» era routine da parte delle migliori firme di sport) e raggiunto la bellezza di un milione di lettori paganti.

Nonostante questo però era in perdita (l’anno di stop pandemico non è stato facile da assorbire) e si è messo in vendita. Pochi giorni fa è stato comprato per 550 milioni di dollari dal New York Times, un altro giornale che negli ultimi anni ha cambiato il proprio modello di business, puntando sugli abbonamenti e non sulla pubblicità. Dopo il momento di gloria della presidenza Trump, durante la quale ha visto aumentare i propri abbonati fino a superare la cifra di 7 milioni nell’estate 2020, il Times ha rallentato un po’.

L’operazione con The Athletic è vincente per entrambi: lo storico giornale americano acquisisce un milione di contatti e lettori a cui offrire nuovi pacchetti di abbonamento, copre un settore su cui era sguarnito e può offrire ai suoi abbonati nuove notizie sportive; da parte sua The Athletic non avrà più l’assillo dei conti, otterrà ancora più visibilità a livello mondiale e offrirà ai propri abbonati gli articoli del New York Times. Tutto a pagamento. E voi vi siete già abbonati a Tempi?

Foto di Bernard Hermant su Unsplash

Tags: bari weissgiornalismole mondenew york timesSport
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