Garattini: «Biscotti, cioccolato, caramelle: ma che è? Facciamo sembrare la cannabis buona?»

Di Caterina Giojelli
30 Novembre 2021
Tra tanti antiproibizionisti alla Conferenza sulle dipendenze è toccato al presidente del Mario Negri fare il sovversivo. Anche sulla droga "terapeutica": «Stiamo mettendo in giro prodotti che non hanno grande utilità, ma hanno grande tossicità»

Cannabis terapeutica o che male non fa? «Ricordiamocelo, stiamo mettendo in giro prodotti che non hanno grande utilità ma hanno invece grande tossicità. Come tutti questi prodotti alla cannabis, biscotti, cioccolato, caramelle: ma che roba è? Ma che cosa sono? Si vuole dare l’impressione che la cannabis sia buona perché è naturale? Veramente è qualcosa che è contro ogni buon senso».

Avete sentito Silvio Garattini alla Conferenza sulle dipendenze a Genova? A differenza del ministro Orlando, che ha ricamato sul concetto di “legalizzazione” in Germania; del ministro Dadone, che dall’alto della sua autocelebrata «umiltà» ha invitato il Parlamento a considerare la via della liberalizzazione; degli alfieri della depenalizzazione, dal procuratore antimafia Cafiero De Raho a don Ciotti; dei giornalisti in modalità “vedove dell’isola di Wight”, che con tutte queste cose hanno riempito due giorni di giornali (lamentando tuttavia che il tentativo di voltare pagina non servirà a liberare la cannabis, salvare i carcerati e sconfiggere le mafie); a differenza dei molto progressivamente aggiornati antiproibizionisti, insomma, è toccato al novantatreenne presidente dell’Istituto Mario Negri fare la parte del sovversivo.

Cannabis terapeutica? «Scarse evidenze»

Nessuno sa più di lui cosa giri tra i ragazzi, nei licei (grazie al metodo messo a punto dal Mario Negri nel 2005, che consiste nell’analisi dei metaboliti urinari delle droghe d’abuso nei reflui urbani e nella successiva stima dei consumi), nessuno più di lui può smontare la retorica sulla cannabis terapeutica che tanto spazio ha trovato alla Conferenza al grido di “non parliamo di consumatori ma di pazienti, non di sostanze ma di farmaci, non di dipendenza ma di cura”. Che dice Garattini? Che «c’è una enorme confusione oggi in Italia. Abbiamo la disponibilità di questi “preparati” a livello di farmacie e non sappiamo come vengano utilizzati, ciascun medico li prepara a modo suo, ognuno ha le sue dosi: ci sono preparati che hanno alte dosi di tetraidrocannabinolo e basse dosi di cannabinoidi, altre che ne hanno parità, altri che hanno l’opposto».

Per Garattini non dovrebbe esistere produzione e mercato senza passare, come si fa per tutti i farmaci, per “qualità, efficacia e sicurezza”: «Questi prodotti vengano studiati, si stabilisca qual è l’efficacia e la sicurezza per le mille circostanze in cui vengono utilizzati – molto spesso a sproposito, perché non ci sono basi scientifiche -, e vengano approvati dall’Aifa. E quando sono approvati entrino nel circolo del prodotti prescrivibili. Non dimentichiamoci che al momento le evidenze scientifiche sono estremamente scarse. Ricordiamocelo, stiamo mettendo in giro prodotti che non hanno grande utilità ma hanno invece grande tossicità».

«Noi possiamo prevenire l’uso delle droghe»

Garattini ha ricordato che oltre a diminuire l’età dei consumi di sostanze in tutte le 33 città oggetto del monitoraggio delle acque reflue da parte del Mario Negri, sono ormai entrati a regime i consumi di prodotti come il metcatinone o il fentanyl, «estremamente pericolosi per il basso rapporto tra efficacia e tossicità», e che “prevenzione” non è una parola di cui riempirsi la bocca ogni tanto. «Ciò di cui abbiamo bisogno è una grande rivoluzione culturale perché è solo riportando al primo posto l’attenzione alla prevenzione che si combattono le dipendenze. Noi oggi abbiamo la possibilità di prevenire l’uso delle droghe».

Garattini sa che ogni forma di prevenzione, come avviene in tutte le aree della medicina, «è in conflitto di interessi col mercato, ma dobbiamo tornare all’idea che molti problemi sono “evitabili”, lo sono le malattie così come l’impiego delle droghe. E quando parlo di droghe credo non possiamo indugiare in una situazione asimmetrica: alcol, tabacco, sostanze, prodotti della lungo terapia: ogni forma di prevenzione, ogni forma di campagna, ogni forma di attività che vogliamo affrontare va svolta per tutto il settore delle dipendenze e non soltanto per qualcuna», dice raccogliendo applausi mentre sottolinea che ci vuole una forma di coerenza in uno Stato che incassa 13 miliardi di euro all’anno grazie al fumo e un mercato che pubblicizza gli alcolici, tutte cose «che remano in senso contrario alla prevenzione».

Ma lo Stato ha a cuore il topo

Ed è in mezzo a questi applausi che Garattini torna a ribadire ciò che a proposito di ricerca, di cui molto si è parlato durante la Conferenza (il tavolo stesso a cui è stato invitato a parlare in seconda giornata era su “Ricerca scientifica e formazione nell’ambito delle dipendenze”), restituisce la cartina di tornasole dell’incoerenza e della confusione di questo paese: «Ma vi rendete conto che per usare un solo topo in Italia abbiamo bisogno di sei mesi di tempo? Che bisogna compilare un mucchio di carte, passare attraverso l’autorizzazione di una serie di comitati, pagare una tassa specifica, e che siamo l’unico paese in cui c’è nella legge una proibizione di usare prodotti che danno dipendenza negli animali? Siamo il solo Paese in tutto il mondo».

Un paese che come lo stesso Garattini ricorda da tempo, ribadendo che «avvalorare l’idea che una droga è leggera significa incentivare le persone a sottovalutarla, e a provarne il consumo», ha a cuore il topo e un po’ meno la salute dei cittadini: «Ogni Stato decide per sé e se uno Stato legittima l’impiego di sostanze che danneggiano la salute dei suoi cittadini questo non significa affatto che tutti gli altri debbano seguirlo nel suo errore – Io parlo da scienziato ovviamente, ed è alla salute delle persone che penso: la verità scientifica ci dice che la cannabis è rischiosa e che causa danni, lo ripeto, soprattutto nei giovanissimi che ancora hanno un sistema cerebrale in via di sviluppo. In più sappiamo che l’uso di cannabis aumenta di molto la probabilità che si passi all’uso di droghe più pesanti». Il monitoraggio delle acque reflue segnala che in alcuni licei di Torino e Verona c’è stato quasi un raddoppio delle concentrazioni di cocaina e cannabis negli ultimi cinque anni.

(foto Ansa)

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