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Fumetto – Tito Faraci e Silvia Ziche tornano all’Infierno

Di Amedeo Badini
23 Giugno 2015

Infierno2_piattoNel 1999 Tito Faraci e Silvia Ziche, nota coppia artistica in ambito disneyano, pubblicano ¡Infierno!, una folle e delirante corsa a fumetti, senza fumetti: si tratta infatti di un esperimento narrativo, 56 tavole in cui vi sono solo disegni e tutta l’azione è portata avanti dalle espressioni facciali, mute, senza la presenza di baloon  e di onomatopee. A questa vicenda, in occasione di Lucca Comics 2014 si aggiunge una seconda parte, sempre dello stesso duo, per i tipi di Rizzoli Lizard che, in una semplice ma solida edizione brossurata, ripropongono entrambi i capitoli (nonostante il titolo non sia così esplicito), nel loro bianco e nero originale.

Le storie hanno per protagonisti due diavoli scapestrati al soldo di Satana, che governa l’Inferno e le sue pene come una gigantesca e burocratica azienda, con le sue gerarchie e suoi sistemi produttivi. A mettere in crisi la piacevole esistenza è sempre un elemento esterno – un boss mafioso nel primo caso, una bella ragazza nel secondo – che mette in moto surreali e spassose vicende. I due, accompagnati da uno strano volatile che si fa trascinare come un palloncino, agiscono come detective un po’ goffi ma colmi di buona volontà, incapaci di mantenere sotto controllo i loro istinti e sempre pronti a bisticciare tra di loro. Ma a brillare non è tanto la storia, quanto i meccanismi di azione e reazione che vengono messi in piedi dallo sceneggiatore, basandosi solo sul mutismo caratterizzante i personaggi. Sembra strano, ma in una storia completamente muta si ride di gusto, con passione  e piacere,Infierno sketch alla vista di umane e diaboliche virtù messe in burletta. Lo sceneggiatore usa quei suoi piccoli marchi di fabbrica e citazioni – i nani di gesso, Baldo l’allegro castoro, i gangster col violino – tipici su Topolino e su Pkna alla fine degli anni ’90: un umorismo demenziale ma vincente, che in un fumetto senza paletti come questo osa anche di più. Non manca infatti l’aspetto satirico vero e proprio, con cui Tito Faraci prende in giro la vita terrena: la prima storia, basata su una corsa elettorale tra Paradiso e Inferno, è a dir poco geniale sotto quest’ottica.

Silvia Ziche, fresca di Premio Papersera 2015, da par suo crea tavole efficacissime, in cui la scomposizione del layout e delle vignette non provoca mai disordine, ma innietta invece azione e dinamismo alla vicenda. I personaggi agiscono di vita propria, con quello stile completamente zichiano: occhi che strizzano, pupille minuscole, denti in bella mostra, braccia che si sbracciano, e altri effetti speciali che sopperiscono all’assenza di parole. Seppur il primo episodio possieda più verve rispetto al secondo, siamo di fronte ad un’opera notevole per costruzione e per divertimento, in cui la collaborazione artistica si tocca con mano e ci si affeziona subito ai personaggi. La buona edizione (anche se un approfondimento critico – editoriale non avrebbe stonato) completa il tutto, conservando il candore del bianco e nero, che valorizza in maniera piena le tavole, portando il lettore a osservarle una per una con calma, gustandosi la storia.

@Badenji

¡Infierno! 1 e 2, sceneggiatura di Tito Faraci e disegni di Silvia Ziche, ed. Rizzoli Lizard, brossura con alette, 17 x 24, b/n, 104 pagine, 14€

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