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Fumetto – Paperi e topi di Romano Scarpa ci tengono compagnia per tutto l’anno

Di Amedeo Badini
21 Gennaio 2014

“Muori, malnato! Muori! Muori!” e la sagoma di Topolino che, con coltello in mano, si scaglia con violenza su di un Basettoni addormentato. Il Castello di Biancaneve crollato, col principe Azzurro forse morto tra le macerie. Paperino che, intrepido reporter, sventa intrighi internazionali, all’ombra di uno scontro giornalistico di proporzioni epiche, nell’aroma denso dei Gamberi in salmì.

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Classe 1927, Romano Scarpa ha spaziato nel campo dell’animazione con importanti successi, come La Piccola Fiammiferaia (1956) e Ahinoo degli icebergs (1972), oltre che con i personaggi disney con la sigla del programma televisivo Topolino Show. Amante dei personaggi in movimento, è però con i fumetti che ha dato il meglio di sè, con vere storie cult. Capolavori come Topolino e l’unghia di Kalì e Topolino e l’enigma di Brigadoom, oppure Paperolimpiadi e Paperino e la leggenda dello Scozzese Volante: tutte storie straordinarie capaci di mettere in piedi con naturalezza e spontaneità il cast disneyano.

Ma concentriamoci sui contenuti di questo primo, straordinario volume, dalla qualità altissima. In Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera, su testi di Guido Martina, ci immergiamo in un thriller di alta tensione, in cui il diabolico criminale ordisce ai danni di Topolino e Basettoni una trappola mortale, con l’obiettivo dichiarato di trascinarli in un vortice di follia. Lo sceneggiatore piemontese non esita a inanellare episodi trucidi e letali, uno dietro l’altro, disorientando il lettore. Scarpa è abilissimo a sostenerlo, e mostra un Topolino vivace e un Pippo perfettamente disorientato. Scene epiche, come quella del coltello oppure dello specchio restano indelebili. E, come inciso, spiace pensare che una sceneggiatura così adulta e seria oggi non sarebbe più possibile.

Scarpa impara in fretta come disegnare con stile disney, esercitandosi su Biancaneve e i Sette Nani, oltre che su deliziose commedie degli equivoci, in cui mettere in scena tutto il cast. Con questo bagaglio di esperienze, propone la sua prima storia, la memorabile Paperino e i gamberi in salmì. Non solo vi compare un nuovo personaggio, Gedeon de’ Paperoni, irreprensibile direttore di giornale amante della verità, ma imbastisce un giallo frizzante in cui i nodi si sciolgono solo alla fine. Paperino è eroico e risoluto, i nipotini svegli ma non saccenti, Paperone spregiudicato ma non troppo. L’abilità di Scarpa di tenere col fiato sospeso, mantenendo però umani e reali i suoi personaggi.

Ecco la grandezza di questo autore, ed è giusto che sia lui ad inaugurare, per la prima volta, un’opera omnia di un artista disney italiano (e, tra parentesi, solo Barks e Gottfredson ebbero questo onore, nel mondo). Scarpa sa far recitare e muovere tutti gli attori con capacità e piglio vero e trascinante, donando sempre piccole sfumature di umanità. Inoltre, dotato di una certa inventiva, è capace di riempire le sue storie di mille personaggi, di mille situazioni che arricchiscono ancor di più la trama generale. Spunti che potrebbero reggere intere sceneggiature, lui li “brucia” per dare il là alla vicenda, come un’acciuga bianca oppure l’anziano re Tapioco VI.

Vero continuatore del Topolino epico di Gottfredson, vero rielaboratore dei Paperi di Barks: Scarpa ha saputo prendere il meglio dai maestri americani, innescando la miglior creatività italiana. Il risultato è una miniera di storie straordinarie, che in questa collana curata da Luca Boschi e Alberto Becattini sapranno rivivere al meglio. L’apparato iconografico e critico, il grande formato, la cura editoriale nell’esposizione (seppur con qualche mancanza che ai puristi potrebbe risultare indigesta) sono la perfetta cornice di avventure di Paperi e Topi umani e reali, capaci di emozionare con forza e di risultare sempre fresche e attuali. Come solo Romano Scarpa sapeva fare.

Da lunedì 20 gennaio in edicola a 1,9€ il primo numero. A seguire, dal 27, ogni lunedì a 7,99€ in allegato al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport.

@Badenji

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