
Francia. Perché definire l’aborto un «diritto fondamentale delle donne» danneggia anche le donne
Il 26 novembre l’Assemblea nazionale francese è chiamata a votare una risoluzione per «riaffermare il diritto fondamentale all’interruzione volontaria di gravidanza in Francia e in Europa». In particolare si vuole sottolineare «l’importanza del diritto fondamentale all’aborto per tutte le donne in Francia, in Europa e nel mondo» e ricordare che «il diritto universale delle donne a disporre del loro corpo liberamente è una condizione indispensabile per la costruzione dell’uguaglianza reale tra donne e uomini in una società progredita».
PROBLEMI GIURIDICI. Il termine “riaffermare” è ingannevole perché la legge francese non ha mai definito l’aborto come un “diritto”, tanto meno “fondamentale”. «Questa risoluzione avrà un impatto giuridico, psicologico e simbolico», scrive su Gènéthique Jean-Marie Le Méné, presidente della Fondation Jérôme Lejeune. Giuridico, perché «affermare che l’aborto è un diritto fondamentale è incompatibile con il codice civile francese (articolo 16) e con il codice della salute pubblica (articolo L.2211-1), che stabiliscono come principio fondamentale il rispetto dell’essere umano dal principio della sua vita. L’aborto [è permesso solo] in deroga a questo principio. (…) Se questa proposta di risoluzione sarà votata il 26 novembre prossimo, si otterranno un’inversione dei valori della Repubblica e un’impasse giuridica».
RISOLUZIONE CONTRO LE DONNE. Le conseguenze saranno gravi anche per le donne, continua Le Méné: «L’aborto è e “resterà un dramma” per le donne, secondo le parole della stessa Simon Veil (che ha legalizzato l’aborto nel 1975, ndr). La decisione di interrompere una gravidanza è una delle più difficili per una madre. Questo atto lascia dei segni, spesso profondi e traumatizzanti. La sofferenza delle donne che vivono un aborto deve essere accompagnata dai poteri pubblici». Ma «se si considera l’aborto come un diritto fondamentale, si nega alle donne il diritto di soffrire e di esprimere pubblicamente la loro sofferenza. (…) Il ruolo del legislatore non è quello di affermare un preteso diritto all’aborto ma di offrire alle donne delle alternative serie».
ABORTO COME DIRITTO. La risoluzione avrà infine un impatto simbolico: «Poiché la risoluzione rifletterà il parere di tutta l’Assemblea, darà un segnale all’opinione pubblica e potrebbe servire come leva per una nuova legge sull’aborto». Già l’ultima legge approvata in via definitiva nel 2014 di fatto ha reso l’interruzione volontaria di gravidanza un diritto, creando addirittura il «delitto di intralcio all’aborto». La pratica è stata poi così definita dall’allora ministro dei Diritti delle donne Najat Vallaud-Belkacem ma la dicitura “diritto fondamentale” non è mai stata inserita nero su bianco nella legge dello Stato. Questo è l’ultimo obiettivo del governo Hollande in materia.
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36 commenti
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@Giovanna
avevo deciso di darti sempre ragione perché così si fa con le persone come te e tu naturalmente visto che ignoravo le tue stupidaggini, hai alzato il tiro inventandoti cose che non ho mai detto. Mi dispiace ma le offese alla mia famiglia non te le passo. Io non ho mai detto che i miei genitori sono chiusi alla vita e quando ho parlato delle donne che hanno abortito, ne ho parlato in generale esattamente come ho fatto con Michele dicendo che più o meno tutte le donne della generazione passata avevano fatto questa esperienza, ma MAI entrando nel merito di esperienze personali riferire alle mie zie o a mia mamma. Per cui sciacquati la bocca prima di parlare di cose che non conosci.
http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20000306_00/testointegrale.pdf
Questo è il link che chiedevi e che trovato in rete.
Rispetto al benessere psicofisico nei primi 90 giorni, il riferimento se ricordo bene dovrebbe essere all’art.4. In ogni caso il testo della legge è facilmente reperibile in rete.
Il punto è sempre lo stesso: che criteri sono stati usati? Essendo aborti clandestini se ne può fare solo una stima. Il numero di 600.000 è assurdo, ridicolo. Con 60 milioni di italiani, mettiamo la metà donne, mettiamo più della metà in età fertile (facciamo 20 milioni) abortirebbe ogni anno una donna su 33? Nel giro di 30 anni, in media tutte quante? Mah…
Penso che la stima più bassa sia la più attendibile. non è vero che non c’erano aborti clandestini, come qualcuno forse afferma, e non è vero che non ce ne sono più oggi. E’ vero che nessuno se ne cura…
Sui numeri delle stime nessuno ha certezze, sono d’accordo. Si possono solo fare delle deduzioni e queste deduzioni risentono sempre delle esperienze personali e del contesto di vita. Il fatto però che in passato ricorrere all’ospedale in presenza di complicanze dovute all’aborto esponesse la donna ad essere denunciata, fa ritenere attendibile il sottostimare l’effettivo dato numerico degli aborti clandestini. E questo è un dato oggettivo. Io non so se erano in effetti 6000.000, infatti io mi sono limitata a riportare il numero più basso cioè 200.000 per prudenza. Se si va ad indagare peró emerge dall’esperienza più o meno comune che ognuno di noi conosce almeno una donna che ha praticato l’aborto a cominciare dalle mamme e dalle nonne, le quali non sembrano onestamente aver riportato grossi danni psicologici dall’esperienza tranne per il fatto che spesso ti raccontano di averlo dovuto fare su un tavolo da cucina ad opera spesso di medici che dopo l’introduzione della legge, come folgorati sulla via di Damasco, si sono dichiarati subito obiettori di coscienza quando hanno capito che non ci avrebbero più guadagnato in nero. E queste non sono illazioni, ma racconti delle donne vissuti sulla loro pelle. Il fatto che si sia passati anche dal numero più basso di 200.000 a circa 100.000 mila, significa che la legge ha funzionato,se non altro per aver garantito più sicurezza per le donne. Inoltre devi pensare che prima della 194, anche la contraccezione era, un “reato contro la stirpe” di vecchia memoria fascista e dunque aver favorito la consapevolezza e l’accesso alla prevenzione dell’aborto attraverso la contraccezione, ha inciso in modo sano sulla riduzione degli aborti. Il punto vero infatti non è far prevenzione convincendo le donne a portare avanti una gravidanza che non hanno cercato, ma scommettere sulla consapevolezza di una maternità responsabile e pianificata al momento che si ritiene più opportuno. L’aborto è sempre un danno a cominciare dalla salute delle donne che non dovrebbero essere messe nella condizione di accettare quella che non è stata una scelta consapevole e responsabile. Ridurre il numero di aborti è un obiettivo nobile ma non coincide necessariamente con l’aumento proporzionale di nascite, se queste non sono espressione di scelte individuali.
Nel file Istat linkato da Filomena si riportano cifre tra i 200mila e i 600 mila aborti clandestini annui. Non sono riportati né fonti né metodologie. Crediamoci dunque per fede.
Mi permetto di suggerire un libro uscito in quegli anni (“La diffusione degli aborti illegali in Italia”) del demografo Bernardo Colombo che stimava gli aborti clandestini in ca. 100 mila annui. Una cifra già alta ma comunque inferiore a quella dell’aborto legalizzato (cui si aggiungano gli aborti clandestini che continuano, stimati in qualche decina di migliaia).
D’altro canto è dura sostenere che la legge 194 abbia portato ad una riduzione degli aborti, anzitutto perché fino al 1983 aumentano, e poi perché non basta che un evento sia avvenuto dopo un altro per dimostrare una causalità diretta del primo sul secondo: il “post hoc ergo propter hoc” è una nota fallacia logica. Anzi si potrebbe sostenere il contrario: il fatto che abortire non comporti più rischi economici, sanitari e legali, insomma un quadro più “facile”, può far salire le richieste di aborto e non scendere.
Personalmente non conosco nessuna che abbia abortito, a partire da mamme e nonne, né mi convince l’argomentazione che l’aborto clandestino era quasi letale per la salute delle donne, per il semplice motivo che era ovvio interesse del medico/praticona che effettuava l’aborto far sì che la donna non rischiasse né di morire né di riportare ferite gravi (un embrione/feto si può nascondere, un cadavere di adulto mica tanto, senza contare poi l’accusa di omicidio colposo).
La celebre Bonino ha raccontato di averne praticati migliaia con la pompa di bicicletta, ma non risulta che ci siano donne morte o finite all’ospedale dopo aver effettuato l’aborto nello studio della dott.ssa Bonino.
Un’ultima nota sulla legge 194: è vero che si dichiara che l’aborto non è un mezzo di controllo delle nascite però l’estensione a dismisura delle condizioni che possono mettere a repentaglio la salute della gestante (oltretutto il giudizio sulla propria salute è lasciato alla discrezione della gestante stessa, caso credo unico nel diritto) fa sì che nei primi 3 mesi l’aborto venga proprio utilizzato come mezzo di controllo delle nascite, nonostante l’ipocrita foglia di fico delle legge 194.
Leggasi questa intervista al medico abortista Valter Tarantini (uscita anni fa proprio su Tempi): http://blog.libero.it/larocca/8960476.html
Il fatto che tu Michele non abbia mai conosciuto nessuna donna che ha avuto un aborto, posto che penso che tu sia sincero, dipende probabilmente dal fatto che il tuo contesto di vita si riferisce alla cultura cattolica e spesso questo ha fatto si che “le cose si facciano ma non si dicano”. Ti posso assicurare che in molti ambienti probabilmente diversi da quello che tu conosci la realtà è molto diversa. Rispetto alle stime io stesso ho detto che non esistono numeri certi e ho riportato il numero più basso che ho trovato pur essendo convinta che la realtà fosse diversa. Personalmente io credo che una donna sia semplicemente ignorante e scioccante crede che l’aborto possa essere usato come sistema anticoncezionale perché si farebbe male da sola in primo luogo. Sul fatto che una persona autonomamente possa dichiararsi non in salute, non è una cosa eccezionale se partiamo dal presupposto ormai riconosciuto da tutti che la salute non è solo assenza di malattia (giustamente diagnosticata da un medico) ma il benessere fisico, psichico e sociale. Evidentemente io mi rifacevo soprattutto a questo ultimo aspetto per il quale sono altri i fattori in gioco e non la presenza o meno di malattie fisiche. Quando poi neghi il fatto che molte donne ci abbiano rimesso la pelle con gli aborti clandestini, sei veramente crudele perché anteponi i tuoi principi alla sicurezza degli interventi sanitari. Ripeto, l’aborto non deve essere usato come metodo contraccettivo ma nel momento in cui una donna decide di volerlo praticare, lo deve poter fare in sicurezza e non è giusto che qualcuno la spinga a doverlo fare su un tavolo da cucina.
Perché sarei crudele nel momento in cui dico che di donne morte per aborto ce ne sono ben poche? Prego esibire i numeri di donne morte per aborto clandestino. A tutt’oggi, visto che gli aborti clandestini continuano, quante notizie di donne morte per aborto si sentono? Eppure, come scrivevo, far sparire una donna morta non è facile, ed inoltre una morte per aborto è un buon argomento per gli abortisti da utilizzare contro i medici obiettori.
Quanto poi all’utilizzo dell’aborto come anticoncezionale: non si capisce perché una donna che utilizza l’aborto come anticoncezionale si farebbe male da sola. dobbiamo crederlo per fede. E non capisco nemmeno perché ci si scandalizza quando qualcuno afferma che l’aborto è la via d’uscita al fallimento dei contraccettivi. Ma se l’aborto è usato come anticoncezionale da sempre! E poi che senso avrebbe parlare di “gravidanze indesiderate”, allora.
Non mi verrete a dire che più di 100mila aborti legali annui siano dovuti a probabili alterazioni della salute delle gestanti. Suvvia…
E che l’aborto sia un mezzo per il controllo delle nascite lo riconosce furbescamente anche la legge 194 che infatti ammette l’aborto nei primi 3 mesi per qualsiasi motivo che la donna (a suo insindacabile giudizio) ritiene possa causare danno alla sua salute. Il medico non è pure chiamato a fare una diagnosi ma è notaio della volontà della gestante.
E qui mi riallaccio al discorso sulla salute: se la salute viene intesa come benessere fisico, psichico, ecc. fino a che punto ciò è lasciato alla discrezionalità del soggetto che giudica da sé il proprio stato di salute? In che misura entra il giudizio dei medici? Perché se la determinazione della mia salute dipende da me non posso ad es. acquistare in farmacie tutte le medicine che desidero? Queste domande sono ancora più pressanti nel momento in cui si analizzano i risvolti sociali-legali di tutto ciò come nell’aborto. Perché è veramente un caso più unico che raro che una persona (la gestante) diagnostichi da sé il proprio stato di salute, non solo attuale, ma futura (della quale è ben difficile avere certezza) ed il giudizio degli specialisti sia invece ininfluente. E, aggiungo, è ancora più unico che il personalissimo giudizio della gestante sia poi vincolante (eseguito in strutture pubbliche con denaro pubblico).
Michele ti rispondo punto per punto. Sui numeri complessivi delle donne morte per le conseguenze di aborto clandestino come si fanno a quantificare, dal momento che l’aborto è una pratica vecchia come il mondo? Non mi dirai che sei l’unico al mondo che non ne hai mai sentito parlare. Non serve far sparire le donne basta dire che sono morte per un aborto spontaneo e nessuno saprà mai come sono andate veramente le cose. L’aborto in ogni caso anche quando è fatto in sicurezza, è sempre un intervento chirurgico che richiede anestesia e che comporta un certo rischio, non si capisce perché potendo scegliere un qualsiasi contraccettivo le donne dovrebbero preferire ogni volta subire un intervento. È semplicemente autolesionismo.
Riguardo al concetto di salute: gli interventi sanitari comprese le prestazioni diagnostiche dei medici fanno salute per non più del 15%, gli altri determinanti di salute riguardano fattori indipendenti dai servizi sanitari. La condizione economica che comprensibilmente non rientra tra le diagnosi mediche è il più importante determinante di salute. Tu mio caro continui a considerare la salute come assenza di malattia ma non è solo questo. È ovvio che le medicine si vendono su prescrizione medica ma servono in caso di malattia non per curare condizioni sociali o economiche che pure contribuiscono in larga parte a fare salute. Nella legge 194 si fa riferimento esplicitamente al pericolo per la salute della gestante non solo del pericolo che la gravidanza possa causare malattia. Il fatto infine che l’aborto sia eseguito in strutture pubbliche garantisce la sicurezza delle procedure.
Mi pare che le tue risposte siano carenti:
1) Se si possono stimare quanti sono gli aborti clandestini, si possono ancora meglio definire quante sono le donne morte per aborto clandestino, visto che rimane qualcosa di tangibilissimo e cioè il corpo della donna. Dire che è morta per aborto spontaneo è ben difficile. Quante donne muoiono per aborto spontaneo? Nessuna, credo. E poi come si possono giustificare i segni dell’avvenuto aborto procurato sul corpo della donna che ne hanno provocato la morte tentando di farlo passare per aborto spontaneo? Una balla ben poco credibile. Pertanto ribadisco che le morti per aborto clandestino erano (e sono) pochissime perché chi lo pratica ha tutto l’interesse a fare in modo che sia sicuro.
2) Il punto è che quando i contraccettivi falliscono si opta per l’aborto come soluzione di ripiego. In questo senso io dico (e l’ho scritto) che l’aborto è mezzo di controllo delle nascite e non perché le donne ai contraccettivi preferiscano gli aborti, come lasci intendere che le mie parole dicano. E non temo di affermare che la stragrande maggioranza degli aborti avvengono per questo motivo (cioè in quel momento la donna o la coppia non vuole avere un figlio) e non per ragioni di salute.
3) Quello che io contesto, ma che tu hai snobbato, è che la personale percezione di salute da parte della gestante (giudizio espresso su quali basi?) sia vincolante dal punto di vista legale e sociale tale da assoggettare il diritto (e le finanze pubbliche) a questa personalissima idea, che non ha bisogno di prove a proprio suffragio, ma solo dell’affermazione della donna (indimostrata ed indimostrabile) che dice di veder minacciata la sua salute!
Perché deve valere solo per l’aborto e non, per esempio, per una mastoplastica additiva? In quest’ultimo caso il benessere psico-fisico non vale più anche se la determinazione di tale benessere è lasciata all’individuo?
Comincio dalla fine. La mastoplastica additiva, tranne nei casi conseguenti a mastectomia per carcinoma mammario, attiene soprattutto all’estetica e benché questo possa influire diciamo sulla percezione di se della donna, non è credibile sostenere che questo obiettivamente minacci gravemente la sua salute psichica. Anche perché le protesi che vengono impiantate spesso sono peggiori della “dotazione personale”.
Rispetto alle stime delle morti per aborto clandestino ti riporto per esempio quelle stimate nel 1973 dal Movimento Gaetano Salvemini di Roma (L’aborto. Atti della tavola rotonda svoltasi a Roma il 17 aprile 1973, a cura del Movimento Gaetano Salvemini, «Quaderni del Salvemini», 12 (1973), 22) e poi riprese anche dall’onorevole Loris Fortuna del partito socialista nella sua proposta di legge -la prima in materia di aborto- presentata proprio in quell’anno [Camera dei Deputati, Proposta di legge n. 1655, Disciplina dell’aborto, 11 febbraio 1973]:le donne morte di aborto o di malattie conseguenti a pratiche clandestine erano indicate nel numero di ventimila e in un milione e duecentomila venivano stimati gli aborti clandestini per anno. Si tratta evidentemente di una delle diverse fonti che che hanno provato a descrivere il fenomeno è altre possono fornire numeri diversi ma visto che tu sostieni che le morti erano pochissime, questi dati dimostrano invece il contrario e anche se tendenzialmente il dato reale fosse solo una piccola parte di questi numeri, risulterebbe comunque superiore alle tue stime.
Sulle motivazioni del ricorrere all’aborto, è evidente che se non si vuole avere figli e la gravidanza è conseguente al fallimento della contraccezione, questo fatto può determinare anche seri problemi per l’equilibrio psichico e sociale della donna visto che stravolgerebbe significativamente i suoi piani di vita. La valutazione comunque è molto soggettiva e trovo che sia assolutamente giusto che sia lasciata alla donna visto che l’onere per così dire di portare avanti la gravidanza spetta a lei e non all’opinione pubblica. Le spese del servizio pubblico per l’IVG poi ricadono a mio parere giustamente sul contribuente nella stessa misura in cui ricadono quando la decisione della donna è per portare avanti la gravidanza che ti ricordo prevede una serie di esami gratuiti nell’ambito del percorso nascita. Se si rispetta la scelta di portare avanti la gravidanza pagandone i costi, si deve rispettare anche la scelta di abortire con i relativi costi. Il SSN non persegue scopi morali ma solo obiettivi di salute.
Ri-comincio anch’io dal fondo. Allora, non si capisce dal tuo intervento perché la mastoplastica sarebbe giustificata nel caso di tumore al seno (non è anche questo un caso attinente all’estetica ed alla percezione di sé?) e non anche quando ciò può comportare per una donna un malessere psichico dovuto magari a senso di inferiorità. Tu, dopo aver affermato che la salute è il benessere psico-fisico dell’individuo e che “la valutazione comunque è molto soggettiva” (tue parole testuali), re-introduci una pretesa obiettività della salute psichica della donna. E, guarda caso, questa obiettività non vale solo nel caso dell’aborto procurato dove lì la donna è unico arbitro. Una contraddizione grande come una casa, ma che a voi abortisti permette di salvare l’aborto legale senza dover trarre le dovute conseguenze di detta posizione e cioè che ogni pretesa minaccia alla propria salute psicofisica (rilevata in piena autonomia dal soggetto) sia per ciò stesso meritevole di assistenza da parte del SSN.
Non solo, più avanti, quando sostieni che si debbano rispettare ugualmente due decisioni che sono l’una il contrario dell’altra (abortire vs portare avanti la gravidanza), già ammetti implicitamente l’equivalenza di tutte le scelte dell’individuo basate sulla sua volontà che si autodetermina. A parte la contraddizione insita nel considerare pari due scelte che sono una la negazione dell’altra (principio di non contraddizione, dove sei?), perché questo non dovrebbe valere nel caso di altri interventi che, a giudizio personalissimo del singolo, portano ad un miglioramento del suo stato di salute? Mica adesso vorrai dirmi che vanno valutati obiettivamente? Più coerenti sono allora quei bioeticisti laici che ritengono che il medico non debba essere altro che un erogatore di servizi nei confronti del paziente.
Detto per inciso, io non rispetto affatto la scelta di abortire, che peraltro viene giustificata come scelta della donna su cui nessuno deve mettere il becco. Poi però si pretende che la scelta personalissima sia pagata da tutti. Che scelta personalissima è, allora? Non porta neanche un beneficio alla comunità, come invece può fare la scelta di far nascere una persona, tale da giustificare un pagamento collettivo.
Continuo rilevando come inevitabilmente si giustifichi l’aborto per motivi di salute su basi puramente ipotetiche (“questo fatto può determinare anche seri problemi per l’equilibrio psichico e sociale della donna visto che stravolgerebbe significativamente i suoi piani di vita”, notare i verbi ed i modi verbali usati). Ora, così facendo, si cade nell’aporia di pretendere che un’ipotesi, la quale, per essere ritenuta vera, va verificata (o non falsificata) nella realtà, sia invece, contro la sua natura stessa di ipotesi, una situazione reale in base alla quale trarre criteri di comportamento, nel caso specifico di abortire o meno. Senza contare l’allargamento a dismisura del concetto di salute esteso anche a ipotetiche situazioni future. La sedicente cultura laica del dubbio si trasforma in cultura superdogmatica della certezza di un evento prima ancora che l’evento accada!
Un’ultima nota sulle cifre dell’aborto. Il numero da te riportato è ampiamente fasullo. Anzitutto 1,2 milioni di aborti clandestini all’anno, quando invece sin dall’approvazione della legge sono stati molti meno (da 5 a 10 volte di meno). Quando diventa legale nessuno vuole più abortire? O le donne hanno preferito l’aborto clandestino a quello legale? Non facciamoci ridere.
20.000 donne morte all’anno? Questa è ancora più grossa. L’annuario statistico Istat (numeri da tutti verificabili) riporta per l’anno 1972 un numero di donne morte in età fertile (15-45 anni) parti a 15.116. Consiglio di controllare i numeri prima di scriverli.
Oltretutto lo stesso annuario riporta in 409 per il 1972 le morti per complicazioni legate a gravidanza, parto e puerperio; peraltro in costante diminuzione (da 550 nel 1969 a 370 nel 1973). È verosimile sostenere che le morti per aborto clandestino erano qualche decina all’anno.
Michele, ammiro tantissimo la tua competenza e preparazione, sei stato talmente puntuale, ma Filomena sa benissimo che le cifre che continua a sparare sono falsissime e gonfiate all’inverosimile, avendone discusso tante volte su questo sito !
Capirai, lei ha detto di essere cresciuta in un contesto in cui abortire era come togliersi un dente, circondata da zie e vicine di casa che non facevano che abortire, e ha descritto i suoi genitori come chiusi alla vita, quasi pentiti di aver avuto una figlia, comunque da subito destinata a rimanere unica.
Non so, qualcun altro poteva reagire con dis gusto, lei dedica la sua vita alla causa della morte e della sopraffazione del più piccolo.
Ma mi sembra, qui lo dico e qui lo nego, che piano piano, venendo a contatto con una esperienza diversa, una esperienza di bene e di amore, piano piano, comunque, in qualche modo, la sua sicumera vacilli e che si renda conto di fare molto più del male lei stessa, con questa propaganda incessante a favore dell’aborto e contro la donna, che la poverina che abbocca e si rovina la vita.
La legge non fa la morale, ma il contrario. Infatti la legge sul aborto è figlia della filosofia del 68. Qualunque cosa ci sia scritta, non obbediro al imperatore.
Naturalmente il concetto di benessere psico-fisico rientra anche il turbamento per una smagliatura o del chilo in più. . Lo psicologo sicuramente per una problematica di questo tipo si spaccherà in approfonditi studi per focalizzare la diagnosi adatta. E solo quando sommerso dal sudore, dopo aver consumato tutte spugne per assorbirlo, e non avrà intravisto altre vie d’uscita “cederà” a favore dell’aborto.
PS 🙂 Filomena… così funziona la cosa?
No Toni, non funziona così è ti pregherei di avere un po’ più di rispetto per gli operatori del servizio sanitario. Ok comunque la prendo come una provocazione ironica.
Se mi preoccupo tanto delle smagliature, magari mangio un po’ meno e faccio un po’ di attività fisica….ma non quella che intendi tu…..!!?!
@toni Sei una m,,,,a …. per fortuna sono lesbica e non corro questo rischio, ma sono assistente di chirurgia plastica ricostruttiva, tu neppure ti immagini le deformità e le disfunzioni fisiche che causano le gravidanze; ma anche volendo soprassedere sui danni fisici, come si fa a non rendersi conto di che orrore rappresenta per una donna che non vuole doversi tenere un bambino nel corpo per almeno 3/4 mesi, non poter dormire la notte, avere gli organi interni schiacciati e costipati, le ossa sotto pressione… doversi subire l’esperienza atroce del travaglio o del parto o intervento chirurgico che può lasciare una deformità sull’addome e costa pure più di 2000 euro, se lo si vuole fare programmato ed elettivo…ma insomma che razza di ignoranti o di animali siete?
finalmente qualcuno che lo nota… ma sai a loro delle sofferenze altrui non importa nulla, l’importante è affermare i propri principi ed ideali… fanno finta di non sapere che la gravidanza comporta delle deformità permanenti sul corpo della donna, né pensano allo schifo di vedere il proprio addome diventare un pallone pieno di liquido con 4 kg di feto dentro quando non si ha alcun desiderio di diventare madre né a livello individuale sentimentale né per motivi ideali…per loro i contraccettivi e gli antigestativi non servono perché tanto se rimani incinta la soluzione è pronta partorisci e dai in adozione, come se vivere una gravidanza fosse un’esperienza metafisica e non una serie di sofferenze e danni corporei.
Voi siete proprio sicuri che nessuna donna abbia mai abortito per motivi futili?
Non affermiamo nessun principio ideale. Tu sei uno zombi e non puoi avere l’esperienza di quello che diciamo. Tu detesti la vita dal concepimento fino alla morte (sei favorevole ad aborto, eliminazione dei disabili ed l’eutanasia) . Sei semplicemente una brutta persona.
Sopra hai trovato una amica.
Detesto solo la sofferenza e quei suoi cultori che vogliono imporla agli altri.
Tu detesti i fastidi. I sofferenti sono fastidi. E li vuoi eliminare. Non essere modesta …. sei implacabile e mortifera.
k5600
Evidentemente a questo punto deduco che mi hanno censurato. Hanno fatto bene detesto quando mi esprimo sull’onda della reazione.
Con Filomena parlavamo di benessere psico -fisco che giustifica l’aborto. Il fatto di voler far passare che tutti gli aborti trovano un via libera solo dopo una accurata analisi “sudata” da parte di “operatori sanitari” che hanno accertato un eventuale trauma psichico è una offesa all’intelligenza di un bambino. Trovo che sia una ipocrisia solo menzionarlo come argomento dato che la stessa Filomena in altri contesti giustifica l’aborto come soluzione a un condom rotto.
Per quanto riguarda la gravidanza tu stante la tua qualità umana non hai difficoltà a pensare che quel bambino non vale niente ed è solo un fastidio. Per me vale quanto te (anche se è meglio di te). Quindi già manca la base del discorso se tu, al pari di quella creaturina deliziosa che segue con il post, vedi un parassita e non un bambino.
Ma la tua qualità e il buco nero che crea ha un effetto più subdolo, ti porta a simulare una interesse verso le donne che partoriscono vedendo deformità anche in quello che è un naturale processo fisiologico grazie al quale, e grazie a donne che non condividevano con te il grado di carognaggine, tutti siamo venuti al mondo. I rischi esistono in ogni attività umana ed i rischi a partorire non sono diversi a quelli che si hanno in altri ambiti che volenti o nolenti siamo chiamati a fare. Ti ripeto quello che ho detto a Lena, con la quale ti immagino mano nella mano, l’interesse per la donna che subisce la gravidanza è strumentale per proiettare la vostra sterilità. Non amate nessuno.
Una considerazione a margine : ma quante persone del genere di Filomena, Lena, K5600, operano nella sanità o comunque nell’assistenza in Italia ?
Preoccupante, molto, molto, molto preoccupante.
E devo dire che , purtroppo, è una spiegazione plausibile del degra do della sanità, del guardare il malato come un fastidio, la gravidanza come una malattia, la vecchiaia come una seccatura da accorciare.
Non tutti, come nella scuola non tutti gli insegnanti sono demotivati e abulici, ma la tendenza alla disumanità c’è, e forte pure.
Dai, sarà capitato anche a voi di incontrare queste i-ene in un momento di bisogno, e non è bello !
C’è tanto, tanto , tanto lavoro da fare, per portare la bellezza agli altri, dopo che noi in primis l’abbiamo sperimentata.
K5600, una domanda molto difficile: ma a quelle donne gliel’ha prescritto il medico di avere un figlio?
Attualmente in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza è garantita dalla legge 194/78.Il ricorso a questa pratica non può essere mai mezzo di controllo delle nascite, ma può avvenire solo quando il proseguimento della gravidanza rappresenti un rischio per la salute fisica o psichica della donna. Tra le cause che possono mettere in pericolo la condizione della gestante sono annoverate non solo quelle che riguardano il suo stato clinico, ma anche le sue condizioni economiche, sociali o familiari, le circostanze in cui è avvenuto il concepimento o previsioni di malformazioni del nascituro.
Nel caso in cui la gravidanza o il parto comportino una grave minaccia alla vita della donna o quando siano accertate eventuali anomalie nel feto, il termine di 90 giorni può essere superato.
La legge stabilisce che le generalità della donna rimangano anonime e che i medici possano ricorrere all’obiezione di coscienza nel caso ritengano l’aborto contrario alle loro convinzioni morali o religiose. Tuttavia il personale non può rifiutarsi di procedere all’intervento quando la vita della donna è in imminente pericolo. Inoltre l’obiezione si applica solo alle procedure specificamente dirette all’interruzione di gravidanza, e non alle attività di assistenza antecedente e conseguente l’operazione.
Per poter effettuare la procedura di aborto la donna deve avere un colloquio preliminare con un medico, che esamina insieme a lei e al padre del concepito – ove la donna lo consenta – i motivi della richiesta, la informa dei suoi diritti e sulle opzioni alternative e la invita a riflettere per 7 giorni. Trascorso questo periodo la gestante potrà recarsi in una delle strutture che effettuano l’intervento: presentando un certificato rilasciato dal primo medico, che attesti l’avvenuto colloquio, potrà dunque interrompere la gravidanza.
In caso venga verificata l’urgenza della procedura (per esempio quando si è a ridosso della scadenza dei 90 giorni) il medico può rilasciare il certificato immediatamente.
Le leggi in vigore precedentemente alla 194 erano quelle del cosiddetto “codice Rocco” dell’epoca fascista. Secondo quelle norme l’IVG era considerata un reato in qualsiasi sua forma.
Si stima che gli aborti clandestini prima del 1978 fossero almeno 200.000 l’anno (dati fonte istat).
Poiché una donna che decideva di abortire poteva essere punita con fino a cinque anni di reclusione, anche chi incontrava complicazioni dopo l’intervento non si presentava in ospedale, rischiando il più delle volte la vita.
Mi potresti citare questa fonte istat dei 200.000 aborti l’anno? Non mi risulta e vorrei saperne di più.
ps ci sono inesattezze in quello che scrivi. Nei primi novanta giorni non si fa questione del benessere psicofisico della donna, solo dopo.
@ Filomena
onestamente sei un artista .
Me lo segno : “cause che possono mettere in PERICOLO la condizione della gestante sono annoverate non solo quelle che riguardano il suo stato clinico, ma anche le sue condizioni economiche, sociali o familiari”.
Saggiamente precisi che non sono solo lo “stato clinico”. Poi affondi e leghi “pericolo” alle condizioni economiche (tralascio le pur ridicole condizioni sociali e familiari).
Come definire un famigerato pericolo le condizioni economiche? Perché non rimuovere il pericolo economico invece che ricorrere all’aborto? Da qualche parte ho letto che il 30 % degli aborti nasce da precarie condizioni economiche. Non si può fare un oculato sostegno a chi è in queste particolari condizioni? Come mai non sentite questo impulso? (Come dire : “ok siamo abortiste , ma ci rendiamo conto che nel 2014 abortire per bisogno è una vergogna.”)
Tu dici che non può essere non può essere” mai mezzo di controllo delle nascite”. A me dopo la tua precisazione mi sembra una grande ipocrisia il sostenerlo.
E meno male che tu sei quella non accanita con l aborto????!!!!! Filomena per questo dico che preghero’ per voi perche’possiamo stare ore ore ore a parlare di questo ma troverai sempre una giustificazione o una scusa o una motivazione all aborto…. solamente quando incontrerai il Signore allora capirai che la vita riguarda una volonta’ Superiore che si chiama Dio! Io con le mie parole non posso farti capire l importanza della vita a qualunque costo perche’e’ il cuore a dover essere aperto … certe cose vengono dettate solo al cuore da Dio in persona. Se elimini Dio dalla tua vita e’ ovvio che elimini automaticamente tutto… la vita l embrione la malattia e abbracci realta’ come l aborto l eutanasia i matrimonio gay… tutto perche’ senza Dio la sofferenza nonnha senso senza Dio e’ ovvio che diciamo perche’ devo soffrire perche’ devo portare un bimbo non voluto perche’devo affrontare la malattia? Se eliminiamo Dio e non crediamo che Cristo e’ risorto e che c e’ una vita eterna e che non finisce tutto qui sulla terra se non crediamo a tutto questo nulla ha piu senso ….. il problema della societa di oggi non e’ aborto eutanwsia ecc ecc ma e’ l eliminazione di Dio. Senza Dio tutto e’ lecito. Ma non e’ cosi Dio c e’ E sta proprio in quelle sofferenze che non vuoi acettare ..sta li nei bimbi nei malati terminali nei poveri nella sofferenza ce’ Dio. TI AUGURO DI INCONTRARLO PRESTO Perche ‘ se lo incontri potrai essere felice qui su questa terra conntutto cio che la vita presenta. Nulla e’ sbagliato su questa terra .siamo un nulla siamo impotenti ma se siamo conCristo Risorto allora possiamo tutto, possiamo gioire con unq gravidanza non pianificata con un male incurabile con la vecchiaia.CRISTO E’ RISORTO HA VINTO LA MORTE PER DONARCI LA VITA
Toni tu devi sempre leggere retropensieri anche dove non ci sono. È la legge che parla di condizioni per le quali la donna può decidere di abortire. Il concetto di salute a cui tu fai riferimento è quello che nessuno riconosce più in medicina e cioè salute come assenza di malattia. Oggi la salute universalmente viene riconosciuta come benessere fisico, psichico e sociale. A fare salute sono i determinanti di salute e tra questi quelli che incidono di più sono proprio quelli economici. Ora si può dire che bisognerebbe quindi agire principalmente su questi, se sono così importanti e io sono d’accordo ma questi fattori incidono su tutte le condizioni di salute carente, non solo su quelle della donna che abortisce. E qui si, che lo Stato deve fare delle scelte visto che i soldi non sono illimitati. Poi ognuno fa le proprie valutazioni e qua intervengono le opinioni personali sulle priorità di salute. Io non ne ho date.
Salute come benessere fisico, psichico e sociale non implica comunque la negaziond di tale condizione al innocente nel grembo materno, che ne ha ugualmente diritto al pari della madre.
@Filomena
Non è giusto , io ti elevo al rango d’artista e tu mi accusi di retro pensiero su una cosa che hai scritto tu (pericolo= condizioni economiche). Non solo, ti fai scudo della legge, che elevi a fonte morale , a dispetto della più elementare evidenza alla comune intelligenza.
Lascia perdere la legge (o lo Stato), e parliamo di noi: la realtà è che non vi interessa che gente abortisce per bisogno (su questo Iena almeno è limpidissima). Infatti questo elemento non vi spinge a nessuna iniziativa , o come amate dire, “battaglia”. Per voi che gli avete messo a disposizione già un “mezzo adeguato” e vi sembra giusto che se la cavino in un certo modo.
No, mi dispiace io sarei sempre per dare a tutte le donne la possibilità di scegliere e se sono costrette da situazioni economiche a rinunciare alla sesta di portare avanti una gravidanza, andrebbero aiutate. Il punto vero al di là della morale piuttosto che dello scudo della legge, è che bisogna listarelle scelte di fronte al fatto che le risorse economiche non coprono tutti i bisogni delle persone e che se si decide di sostenere questo tipo di scelte bisogna ridurre gli stanziamenti in altre situazioni altrettanto degne di attenzione come per esempio l’assistenza agli anziani, ai disabili ecc. Ma sono solo esempi. Le battaglie si possono fare ma andrebbero fatte per difendere i bisogni delle persone non per difendere una certa idea di natura riferita all’uomo.
In questo caso (sostenere una donna che vuole un figlio ma non può sostenerlo) mi sembra a pieno titolo una battaglia per difendere i bisogni veri della persona non il sostenere una astrazione. Addirittura una delle più nobili.
Ma ripeto…nessuno sposa questa battaglia.
Evidentemente altre battaglie per altri bisogni sono ritenute prioritarie dalla maggioranza delle persone. Credo, ma ovviamente posso sbagliare, che il problema aborto non sia vissuto come lo vivi tu cioè un omicidio. La tua convinzione può essere rispettabile ma evidentemente non molto condivisa è questo da sempre non solo da quando l’aborto è stato legalizzato. D’altra parte se voi ritenete di essere rappresentativi di un certo pensiero cominciate questa battaglia pubblicamente per convincere tutti della bontà delle vostre convinzioni. Personalmente se mi devo spendere in una battaglia devo poterci credere e sono altre le mie priorità rispetto all’ottenere garanzie sul diritto a veder riconosciuti i bisogni delle persone a parità di importanza per la salute. Quando vedo persone morire perché magari vivono in paesi poveri e non hanno accesso alle cure mi indigno molto di più che per un aborto.
Io l’ho capito che non sono prioritarie certe battaglie, ed ho tentato di dirti solo il perché non lo sono (che poi è l’unica cosa che mi interessa)
Spero almeno che la mozione venga approvata dal parlamento francese, sarebbe una grande garanzia per la salute e il benessere delle donne, anche quelle che vivono in paesi confinanti dove amministratori e politici si fanno dettare legge dai movimenti cattolici e dai vescovi.