«Il silenzio che accompagna il caso di Nicolas è inquietante. Assistiamo in Francia al ritorno del delitto di opinione? Che cosa sta succedendo nella “patria dei diritti dell’uomo”?». Queste le domande che Dominique Reinyé e Christophe de Voogd si sono posti in un articolo sul Figaro questo fine settimana riguardo alla vicenda giudiziaria di Nicolas, giovane fondatore dei Veilleurs, messo in carcere per due mesi per aver protestato contro la legge sul matrimonio gay.
Domani si terrà l’udienza d’appello dove sarà discussa l’istanza per rimettere in libertà Nicolas (qui si può firmare la petizione online in suo sostegno).
ATTO LIBERTICIDA. Il direttore generale della Fondazione per l’innovazione politica e il responsabile del blog “Trop libre” premettono che «in nome del liberalismo abbiamo preso posizione in favore del matrimonio gay (…) e della legge che è stata approvata» ma che «in nome di quello stesso liberalismo consideriamo l’imprigionamento di Nicolas Bernard-Buss un atto liberticida».
SEVERITÀ MAI VISTA. La condanna inflitta a Nicolas «è di una severità inaudita in rapporto ad altre condanne inflitte in seguito a proteste pubbliche». C’è una forte disparità di trattamento soprattutto rispetto ai tifosi del Psg, che a maggio durante i festeggiamenti per la vittoria del campionato, avevano ingaggiato una guerriglia contro la polizia a Parigi. «Neanche loro sono stati condannati con tanta severità!», sottolineano gli autori. Senza contare che negli ultimi anni «le uniche condanne alla prigione obbligatoria avevano riguardato fatti di violenza appurata».
TUTTO PER UNA MAGLIETTA. Gli articolisti si chiedono inoltre quale sia «l’estrema gravità» degli atti contestati a Nicolas. «Portare una t-shirt [con il logo della famiglia] affermando un’idea politica è dunque di “estrema gravità”?». E al ministro Taubira, promotrice della legge sul matrimonio gay, che aveva affermato che la condanna era stata inflitta a Nicolas per una legge approvata da Sarkozy nel 2007 rispondono: «Il caso di Nicolas non rientra sotto la giurisdizione di quella legge per diversi motivi (…). Il cuore giuridico di questa vicenda non è la legge (…), chi si oppone al matrimonio gay è stato fatto oggetto di misure eccezionali, ci sono state più di mille persone rinchiuse in guardia a vista solo perché manifestavano o perché portavano le magliette della “Manif pour tous”. Il carattere liberticida delle azioni prese dalla polizia nei confronti di chi si è opposto a un progetto di legge, e poi a una legge, è molto preoccupante».
PROCESSO DI APPELLO. Non è un caso, dunque, se il Consiglio d’Europa ha condannato la Francia per le reazioni sproporzionate della polizia contro chi protesta pacificamente. Domani si terrà l’udienza di appello per discutere la scarcerazione di Nicolas: la decisione del tribunale dirà se in Francia è ufficialmente tornato il «delitto di opinione».