La preghiera del mattino

Se la Francia è il malato d’Europa, nemmeno la Germania si sente benissimo

Di Lodovico Festa
17 Luglio 2023
Rassegna ragionata dal web su: tutte le crisi diverse e concomitanti che tengono in scacco Parigi, l’economia zoppicante dei tedeschi, i futuri assetti dell’Unione in bilico
Emmanuel Macron e Olaf Scholz
Il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz al vertice Nato di Vilnius, Lituania, 11 luglio 2023 (foto Ansa)

Su Strisciarossa Pier Virgilio Dastoli scrive: «È difficile oggi prevedere quale sarà la composizione politica del Consiglio europeo a fine giugno 2024 – considerando le scadenze elettorali legislative in Spagna, Polonia, Slovacchia, Lussemburgo, Belgio e Bulgaria per non parlare delle elezioni presidenziali in Slovacchia, Polonia, Lituania, Finlandia e Croazia – ma è possibile immaginare che gli ipotetici schieramenti di centrodestra (e cioè i governi a trazione Ppe e/o Ecr) e quelli di centrosinistra (e cioè i governi a trazione S&D o Alde talvolta in alleanza con i Verdi) possano costituire ciascuno una minoranza di blocco nel caso in cui l’uno o l’altro schieramento cerchi di imporre un suo candidato alla presidenza della Commissione e che dunque i capi di Stato e di governo saranno costretti – obtorto collo e con un accordo inimmaginabile a livello nazionale che provocherebbe forti tensioni nei paesi in cui anche l’estrema destra è al governo – a scegliere un candidato di una grande coalizione che comprenda sia i conservatori (Ecr) o almeno alcuni di loro sia i socialdemocratici con i liberali fra gli uni e gli altri e Germania e Francia in condizione di avvicinarsi alla soglia del 35 per cento della popolazione globale europea».

Dastoli è un prezioso testimone delle cose europee, convinto con solidi motivi che le istituzioni comunitarie esistenti, pur con tutti i loro limiti, siano meglio di un niente che lascerebbe il Vecchio Continente esposto a tutte le tempeste. Nessuno nega la virtù del conservatorismo. Però anche un solido conservatore deve essere consapevole che solo guidando il cambiamento, e non solo concentrandosi nella difesa dell’esistente, si può salvare quel che di buono gli europei hanno costruito in questi recenti decenni.

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Su L’Occidentale Elena de Giorgio scrive: «“Gilet gialli, pensioni e periferie sono cose differenti”, scrive Gaetano Quagliariello sulla Gazzetta parlando della rivolta delle banlieue in Francia, “ma, come una persona che si frattura braccio, gamba e bacino in momenti ravvicinati è palesemente afflitta da debolezza organica, lo stesso vale per il corpo sociale di una nazione. Sotto questo punto di vista, la Francia oggi va considerata il malato d’Europa e, poiché nella società globale il contagio è assai agevole, ad essere preoccupati non dovrebbero essere solo i francesi”».

È difficile non condividere il giudizio di Quagliariello sullo stato della Francia come malato d’Europa. Ecco un punto su cui tutti coloro che hanno sostenuto come l’asse franco-tedesco fosse il motore “sufficiente” dell’Unione dovrebbero attentamente riflettere.

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Sul Sussidiario Gustavo Piga dice: «Se guardiamo ai dati Ocse relativi al periodo 2020-’23, per l’economia globale si prevede una crescita dell’8,7 per cento, per quella della Cina del 19 per cento, per quella degli Usa del 6,2 per cento, per quella dell’Eurozona del 3,2 per cento, per quella dell’Italia del 3 per cento, mentre per quella della Germania dello 0,4 per cento. Un economista, di fronte a questi dati, direbbe che non è tempo di ritorno alla “normalità”, perché la Germania ha ancora un enorme bisogno di riprendersi».

Anche l’altro “polo” dell’asse Berlino-Parigi arranca sempre di più giorno per giorno. In un sondaggio il 70 per cento dei tedeschi si è detto critico dell’azione del proprio governo. L’estrema destra dell’Afd, non priva di tratti razzisti e nelle aree ex Ddr con pericolosi legami con Mosca, è arrivata al 20 per cento affiancando la Spd. Sia nella Cdu con Friedrich Merz sia nella Csu con Manfred Weber emergono politici neo-atlantisti tesi a superare la fallimentare era MerkelSchröder. Ma possibili vie nuove sono ostacolate da chi, come il ministro delle Finanze Christian Lindner, vorrebbe ripercorrere quella strada dell’austerità che tanti guasti ha prodotto (politici ed economici) agli Stati dell’Unione.

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Sulla Nuova Bussola quotidiana Luca Volontè scrive: «Dopo l’ennesimo chiarimento interno, Rutte aveva ottenuto il sostegno del suo partito alla proposta di legge, ma solo a condizione di trovare un modo per limitare il numero di richiedenti asilo autorizzati ad entrare in Olanda. L’impegno a ridurre in modo consistente il numero dei richiedenti asilo era ribadito da Rutte ad ogni incontro di partito, dopo le allarmanti previsioni del governo che stimava 70 mila nuovi richiedenti asilo nel 2023. Mentre Rutte mediava all’interno del suo partito, dove l’ala anti-immigrazionista cresceva sempre più, i partner di coalizione, il progressista-liberale D66 e i cristiani luterani della ChristenUnie, già da tempo avevano dichiarato la contrarietà a qualsiasi piano dell’esecutivo per limitare le richieste di asilo, in particolare per i partner e i figli di persone già rifugiate nei Paesi Bassi. Per ragioni diverse: il partito cristiano e protestante ribadiva l’importanza della famiglia, i liberal socialisti volevano riaffermare l’ideologia multiculturalista».

L’Olanda è sempre stata nell’Unione l’alleato particolarmente fedele della Germania. Il fatto che il partito liberal-popolare di Mark Rutte si sia messo in movimento verso destra anche per l’esplosione dei voti a un partito “contadino” critico di un certo ecofanatismo, è un altro segnale di come sia assai difficile oggi prevedere quali saranno i prossimi equilibri continentali dopo il voto del 2024. Il voto sul Green Deal di qualche giorno fa, ha fatto gridare al fallimento della strategia di Manfred Weber e di Giorgia Meloni su un accordo strategico tra popolari e conservatori europei. Così a occhio in queste “grida” mi par di cogliere un disperato wishful thinking che tutto resti fermo. Sarà utile scriverne nei prossimi giorni.

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