Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Esteri

«Per francesi e tedeschi l’Ue è solo un mezzo per vincere le elezioni»

Il parlamentare europeo Mario Mauro spiega a Tempi.it le radici della crisi dell'Europa, la differenza profonda tra ciò che è ora e quello che doveva essere e come potrebbe trasformarsi in futuro

Benedetta Frigerio
15/11/2011 - 12:09
Esteri
CondividiTwittaChattaInvia

On. Mario Mauro, lei è al Parlamento europeo dal 1999. Secondo i suoi padri fondatori, l’Europa non poteva essere un’alleanza puramente economica. Robert Schuman disse: «Bisogna rendersi conto che l’Europa non può limitarsi, alla lunga, a una struttura meramente economica». E mise in guardia dagli «eccessi di burocrazia e dalla tecnocrazia». Su che cosa doveva fondarsi l’Ue per i padri fondatori?
Il contesto in cui il progetto europeo nasce è un’Europa distrutta dalle ideologie. Perciò, si cercò un’impostazione pragmatica che preferì partire da un’unione economica per giungere all’unità politica. Infatti, siamo partiti dal carbone e dall’acciaio (Ceca, Comunità economica del carbone e dell’acciaio), ossia dalle materie prime che avevano diviso Francia e Germania. Il pragmatismo sembrava l’antidoto all’ideologia non solo di stampo totalitario ma anche ai nazionalismi. Questo approccio però da solo non può bastare e oggi si vede. Ma è anche vero che bisogna riconoscere che la pace e lo sviluppo di cui l’Europa ha goduto per cinquant’anni sono un’eccezione positiva nella sua storia.

Una pace che nasconde però molti problemi: un relativismo etico che toglie energia ai popoli e alle sue istituzioni, e la vittoria degli interessi degli Stati più forti a discapito dei più deboli.
Un problema c’è, è evidente, insieme a una debolezza, la mancanza di identità e di valori condivisi, di cui il deficit democratico è la prima conseguenza. Infatti, a parte il Parlamento europeo, le altre istituzioni sono frutto di una cooperazione (metodo intergovernativo) e assumono poteri sempre più forti senza controllo elettorale. Le istituzioni europee sono composte da persone, di cui si sa poco o nulla, elette dai governi senza rispondere a nessuno. Questa struttura tecnocratica è il vero dramma. L’altro fatto storico che ha ostacolato la via federale, e di cui nessuno parla rispetto al fenomeno europeo, è il cortocircuito innestatosi nel 1989: il risultato positivo epocale della riunificazione dell’Est europeo è accompagnato da un’anomalia. Non dimentichiamo che in una sola notte i principali partiti comunisti, sia dell’Est che dell’Ovest, prima ferocemente anti-europeisti, si convertirono. Se prima concepivano l’Europa unita in opposizione al Patto di Varsavia, dopo il 1969 la appoggiarono, ma in modo curioso: non avevano l’obiettivo di fare di essa gli Stati Uniti d’Europa, ma una unione delle repubbliche socialiste. Cioè non una unione politica capace di valorizzare le differenze ma omologante. Questo è l’approccio che oggi va per la maggiore e che ha fatto gridare Bossi al rischio del super-Stato.

Se il francese Schuman e il tedesco Adenauer cercavano nell’Europa unita un’unione ideale, poi la Francia e la Germania la usarono diversamente. Già nel 1962 De Gaulle disse: «L’Europa è il mezzo con cui la Francia cerca di diventare ciò che aveva cessato di essere dopo Waterloo: il paese guida del mondo». I tedeschi parlarono invece dell’Europa come mezzo per patteggiare con la Francia. Come mai questo tradimento rispetto all’idea dei padri?

I padri fondatori erano uniti dall’amicizia cristiana: solo questo poteva farli partire da aspetti pragmatici: per loro la base ideale c’era già. Era scontata, infatti sapevano che un’identità comune era l’unico modo per sostenere davvero un progetto politico federale.

Per altri evidentemente non era così scontato.

Diciamo che in tanti osteggiarono il progetto dei padri. Fu così sin dall’inizio: De Gaulle ha rifiutato la Comunità europea di difesa (Ced) perché avrebbe creato un vincolo politico fra tutti gli Stati dell’Unione. Ricordiamo poi che la prima vera sciagura fu la non rielezione di Winston Churchill, europeista convinto. L’ultimo ostacolo a una vera leadership europeista è stato l’allontanamento di Helmut Kohl.

Francia e Germania usano ancora l’Europa, come allora, per fare i loro interessi?
La loro visione di allora e di oggi è racchiusa in una lettera di De Gasperi: gli statisti, scrisse, sono quelli che pensano alle generazioni successive, i politici a vincere le elezioni. Dopo Kohl, Germania e Francia non hanno più pensato all’Europa come contributo da offrire a una generazione, ma come strumento per vincere le proprie elezioni.

In questi giorni si parla di deficit democratico italiano. Ma non è in realtà l’Europa ad avere questo problema?
E’ dall’inizio del mio mandato che lo ripeto. Il nazionalismo degli Stati ha incrementato il deficit. Molti pensano che il problema sia battere i pugni sul tavolo per ottenere qualcosa dall’Unione ma questa modalità non fa che peggiorare le cose: va contro il bene comune europeo e quindi del nostro paese. Litigare sui piccoli interessi per salvaguardare la nostra sovranità, senza spingere per un’Europa realmente democratica, ci vede ora costretti a rispondere al potere di altri più forti. Insomma, perdiamo la sovranità nazionale che abbiamo cercato di difendere in malo modo. E subiamo una coalizione franco-tedesca che fa i suoi interessi, tant’è che nel sentire comune l’Europa è vista come un problema. E se è vero che l’Italia sta subendo una crisi di credibilità, quella dell’Unione è 100 volte peggio. Gli Stati Uniti e altri attori internazionali che determinano il mercato sono insofferenti nei riguardi dei nostri problemi e parlano di “Vecchia Europa” e di un’economia malata. E noi anziché ripensare alle fondamenta, pensiamo ad accaparrarci quel che resta del palazzo senza chiederci se reggerà.

L’Europa federale non è una chimera anacronistica?
La crisi è economica e finanziaria, ma come il Papa ricorda è anche antropologica, quindi istituzionale. Cioè: l’Unione Europea non basta a trovare una via d’uscita, ci vogliono gli Stati Uniti d’Europa. Ci vuole una politica che governi l’economia e non viceversa. Occorre fare un lavoro certosino: che garantisca la presenza, a fianco della nascita dell’Euro, di una fiscalità comune. Bisogna utilizzare la Bce non solo per contenere l’inflazione ma per essere garante dei tentativi dei paesi membri di rispondere ai propri problemi economici. Perché questo sia possibile, ripeto, ci vogliono istituzioni e regole stabilite da persone elette democraticamente.

Solo la riscoperta delle radici cristiane, ha più volte sostenuto Marcello Pera, può permettere un processo davvero democratico dove si attui il bene comune e non l’interesse delle economie degli Stati più forti. E’ d’accordo?
Se è vero che le radici cristiane sono quelle che hanno fato nascere la democrazia, non basta nominarle. La democrazia risponde a un tessuto popolare europeo fatto di uomini autenticamente religiosi. Quindi il punto sono sì le radici cristiane, ma insieme la tutela degli ambiti in cui l’esperienza religiosa è vissuta realmente. Solo così può tornare a battere il cuore dell’esperienza europea. Per questo il rifiuto esplicito di Dio nella Costituzione è frutto di un autolesionismo ideologico che scambia la religiosità come nemica della democrazia. Quando i suoi vantaggi per il bene comune sono l’unica risorsa che ci resta. E questo è sotto gli occhi di tutti. Basti pensare al respiro in termini di democrazia e sviluppo che hanno dato le parole del Papa al laicissimo Bundestag.

Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome
PUBBLICITÀ
Tags: bcecrisimario mauroradici cristianeUnione Europea
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

La presidente del consiglio Giorgia Meloni con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Palazzo Chigi, Roma, 9 gennaio 2023 (Ansa)

Europee 2024. Un anno per capire quanto l’Ue andrà a destra

8 Giugno 2023
Fughe di gas causate dall'attentato al Nord Stream

«L’Ucraina ha sabotato il Nord Stream. E gli Usa sapevano tutto»

8 Giugno 2023
Il candelliere tedesco Olaf Scholze e il presidente americano Joe Biden alla Casa Bianca, Washington, 3 marzo 2023 (Ansa)

Il ridimensionamento economico della Germania è iniziato, e non si sa dove si fermerà

3 Giugno 2023
Soldati della Nato proteggono con il filo spinato i municipi nel nord del Kosovo

Le mosse di Cina e Russia per approfittare degli scontri in Kosovo

1 Giugno 2023
Un tecnico in Germania installa una caldaia a gas: il governo vuole vietarle nel nome della rivoluzione green

Il governo in Germania rischia di saltare per le caldaie a gas

28 Maggio 2023
Il premier dell'Armenia, Nikol Pashinyan

Non è Pashinyan, ma l’Occidente che ha tradito l’Armenia

27 Maggio 2023

Video

Eugenia Roccella
Video

“Una famiglia radicale”. Eugenia Roccella si racconta

Redazione
15 Maggio 2023

Altri video

Lettere al direttore

Manifestazione contro la maternità surrogata e l'utero in affitto

L’utero in affitto e i capricci degli adulti

Luca Del Pozzo
7 Giugno 2023

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    I riformisti del Pd non possono arrendersi alla non-strategia di Elly Schlein
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Non è il “vento della destra”, è il vento della realtà
    Peppino Zola
  • Tentar (un giudizio) non nuoce
    Tentar (un giudizio) non nuoce
    Come invertire la rotta radical ambientalista dell’Unione Europea
    Raffaele Cattaneo
  • Memoria popolare
    Memoria popolare
    Così per tanti cattolici la fede ha smesso di comunicare con la politica
    A cura di Fondazione Europa Civiltà
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Gli innumerevoli tratti che dimostrano la parentela tra sinistra e fascismo
    Rodolfo Casadei

Foto

Foto

A cosa serve la scuola?

25 Maggio 2023
Foto

Il sistema dei media nel pensiero di Antonio Pilati

25 Maggio 2023
Un missile russo colpisce una casa a Odessa
Foto

L’impegno per un cessate il fuoco immediato

25 Maggio 2023
Marcello Pera, filosofo e senatore
Foto

Dialogo a Roma tra Pera e Camisasca (e sant’Agostino)

16 Maggio 2023
Foto

“Una famiglia radicale”. Presentazione del libro di Eugenia Roccella a Milano

11 Maggio 2023

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Via Traù, 2 – 20159 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Via Traù, 2 – 20159 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2022: euro 211.883,40. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
    • Febbraio 2023
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Società
    • Obiettivi di sviluppo sostenibile
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist