Il Fondo monetario internazionale ha «gravemente sottovalutato i danni delle misure di austerità prescritte nel piano di salvataggio concesso alla Grecia». È l’ammissione contenuta in un documento strettamente confidenziale anticipato dal Wall Street Journal e ripreso oggi dal Corriere della Sera. Nel documento il Fmi si ripropone anche di vigilare affinché future operazioni di salvataggio non siano effettuate «a condizioni tanto distruttive quanto quelle che Atene ha dovuto affrontare».
INTERVENTO IN RITARDO. Pur specificando che «il salvagente lanciato ad Atene nel 2010 ha dato più tempo all’area euro per costruire una protezione a beneficio di altri paesi vulnerabili evitando effetti potenziali gravi per l’economia globale», il Fondo guidato da Christine Lagarde, scrive il Corriere, «riconosce i ritardi della ristrutturazione del debito nel maggio del 2012, due anni dopo il via libera al primo intervento: una ristrutturazione immediata sarebbe costata meno ai contribuenti europei».
CRITICHE ALL’EUROPA. Il documento non risparmia la Commissione europea, che secondo il Fmi si è concentrata «più sul rispetto delle norme Ue piuttosto che sulla crescita» e «non era in grado di contribuire nell’identificazione di riforme strutturali volte a sostenere l’espansione». Critiche anche alla Troika che ha “commissariato” la Grecia (Ue, Bce e lo stesso Fondo monetario): nel terzetto ci sarebbero state «differenze sostanziali di punti di vista soprattutto sulle stime di crescita». Non è il primo mea culpa del Fmi sull’eccesso di austerità che sta soffocando diversi paesi europei. Ma è un nuovo, clamoroso, segnale alla comunità internazionale a favore di una inversione di tendenza nell’approccio alla crisi dei debiti pubblici.