Repubblica, in campagna elettorale permanente, scrive che il governo ha intenzione di tagliare e riformare la misura di Draghi «secondo desiderata sovranisti» e scatena il panico. Ma è tutto falso
«Il governo Meloni è pronto a smontare l’assegno unicoper i figli. Per rimontarlo in una versione più aderente alla narrativa della famiglia propria dell’esecutivo di destra».
Ieri Repubblicaseminava zizzania sostenendo che con la “scusa” degli avanzi di bilancio (l’assegno pesa quest’anno 20 miliardi strutturali ma arriva al 91 per cento dei beneficiari) e della procedura di infrazione europea deferita alla Corte di giustizia Ue, il governo sarebbe prossimo, con la Legge di bilancio, a tagliare l’assegno base da 57 euro a figlio (destinato alle famiglie che non presentano l’Isee o ne hanno un o troppo alto) spostando «più risorse alle famiglie molto numerose, con disabili, con una storia di lavoro radicata in Italia».
Bufala di Repubblica: «Sparisce l’assegno unico»
Solo «chiacchiere», dicono fonti del ministero a Tempi, mentre all’opposizione, da Boschi a Boccia, da Faraone a Misiani, è tutto uno strepitare «combatteremo in parlamento» contro un governo che cerca solo di «fare cassa sulla pelle dei cittadini». «Fake news», taglia corto Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera, ad Affaritaliani.it ricordando che a fine 2025 dovrebbe uscire la sentenza della Corte di Giustizia europea e che «sicuramente c’è una premialità ridotta su natalità e per le famiglie numerose, sulla cumulabilità con Isee e quindi anche su questo bisogna ragionare. Mi sembra che si possa ipotizzare una valutazione sulla revisione della norma, ma da qui a dire che verrà cancellato tutto mi sembra come al solito un atteggiamento di prevenzione nei confronti del governo, da parte di chi invece dovrebbe fare informazione».
Smentite anche dal resto della maggioranza, da Barelli (capogruppo Fi alla Camera) a Crippa (vicesegretario Lega), e dallo stesso ministro Giorgetti: «Fantasiosa e senza alcun fondamento l’ipotesi di tagli agli assegni per i figli in vista della prossima manovra», recita una nota del Mef diramata dopo l’uscita di Repubblica.
Ma quale governo, è la Ue a mettere a rischio l’assegno unico
A rimettere le cose a posto è stata la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità chiamata in causa dal quotidiano («il dossier è nelle mani dei tecnici di Roccella»): «Non so se la rassegna stampa mattutina debba essere intesa come il sequel della falsa radiocronaca sullo sbarco dei marziani sulla terra di Orson Welles oppure vada presa sul serio e dunque considerata come procurato allarme», scrive Eugenia Roccellaricordando che a sollevare contestazioni e mettere in pericolo l’assegno unico non è stato il governo che «non sottrarrà mai un solo euro alle famiglie, nei confronti delle quali il nostro impegno resta prioritarioe trasversale a tutti i ministeri» (sono oltre 16 miliardi i benefici netti derivati alle famiglie dalle politiche dell’esecutivo nell’ultimo anno e certificati dall’Ufficio parlamentare di bilancio), bensì l’Unione europea:
«La Ue chiede di cancellare completamente il requisito della residenza in Italia (attualmente di due anni) per i percettori dell’assegno non lavoratori, e anche quello della durata del rapporto di lavoro (attualmente di almeno 6 mesi), e addirittura di riconoscere l’assegno anche a chi ha figli residenti all’estero».
Delle argomentazioni che avevano aperto la procedura di infrazione aveva parlato la stessa Giorgia Meloni nell’intervista rilasciata a Tempi sul numero di agosto:
«La Commissione ci dice che dovremmo riconoscere l’assegno unico a chiunque lavori in Italia, anche per pochi mesi, ma soprattutto che dovremmo concederlo pure per i figli che vivono nel paese di origine. Come potrebbe, di grazia, lo stato italiano verificare le informazioni o l’Isee della famiglia di un lavoratore che risiede in Bulgaria o in Pakistan? Inoltre, l’assegno unico è un sostegno al welfare di famiglie con figli, per aiutarle anche a godere di servizi e prestazioni erogati dallo stato italiano e qui goduti. Perché dovremmo riconoscerlo a chi non è in Italia? Come potremmo verificare che una misura analoga non sia già garantita dallo stato di residenza della famiglia? È evidente che si tratta di una contestazione pretestuosa fatta per ragioni ideologiche contro le misure a sostegno delle famiglie e della natalità. L’Italia non sarebbe in grado di sostenere il costo di una norma del genere e sarebbe costretta a revocare l’assegno unico a circa 6 milioni di famiglie, quasi 10 milioni di figli. È una follia».
Gli schiamazzi della sinistra muta fino a ieri
Tecnicamente è su questo che si dovrebbe lavorare: l’Ue vuole concedere ai cittadini di Paesi terzi l’assegno unico universale, ma l’impatto della richiesta della Commissione, insostenibile ad oggi dal sistema italiano, potrebbe essere limitato ad esempio concedendo la fruibilità dell’assegno ai soli figli residenti in un paese che ha rapporti bilaterali con l’Italia in materia di welfare (accordi da decidere ex novo o da rinnovare) analogamente a quanto previsto dal Codice della Sécurité Sociale francese. Ma si tratta di questioni aperte e che poco hanno a che vedere con il «fare cassa sulla pelle dei cittadini».
Il dato di fatto è un altro: a richiesta di unità nella difesa dell’assegno unico in Europa l’opposizione ha risposto picche o col silenzio assoluto, salvo levare gli scudi leggendo un titolo di Repubblica.
Tra “buone intenzioni” e “desiderata sovranisti” c’è di mezzo Repubblica
Nessun commento su un altro articolo che con ben altro taglio e con toni affatto apocalittici interveniva sullo stesso tema: è il caso del Sole24oreche parla di «miglioramenti» e «potenziamenti» degli interventi in campo per il pacchetto famiglia a cominciare dall’assegno unico che
«nella modulazione degli importi di fatto non è ancora “universale”. In quest’ottica i tecnici starebbero pensando di non farlo pesare nel calcolo Isee almeno per le famiglie numerose. Una mossa che consentirebbe così a tutte le famiglie con tre o più figli, di poter accedere anche ad altre agevolazioni (oggi escluse perché richiedono un Isee più basso). Si starebbe poi ragionando sulla conferma della decontribuzione per le lavoratrici madri con due figli […], la misura potrebbe essere estesa anche alle lavoratrici autonome […] Non mancano infine le buone intenzioni sui congedi parentali […] e sul bonus nido».
Questo è quanto. Ma tra buone intenzioni e “desiderata sovranisti” c’è di mezzo Repubblica.
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