Ma quale “prevenzione”, con l’eutanasia legale aumentano i suicidi
Legalizzare l’eutanasia non previene i suicidi, li aumenta. David Albert Jones, direttore dell’Anscombe Bioethics Center, ha pubblicato i risultati di una ricerca comparativa che smonta le argomentazioni usate dai promotori della morte assistita per introdurla in Canada o allargarne le maglie in Europa sul Journal of Ethics in Mental Health.
Legalizzare l’eutanasia salva la vita?
Legalizzare l’eutanasia o il suicidio assistito salva la vita: secondo il giudice del caso Carter v Canada del 2015, il divieto di assistenza medica assistito costringeva persone terrorizzate all’idea di non potersi dare la morte in caso di sofferenza intollerabile ad ammazzarsi prematuramente. Falso: all’introduzione di eutanasia o suicidio assistito ha fatto seguito un aumento considerevole dei suicidi non assistiti.
Secondo Exit e Dignity, i due colossi del suicidio assistito in Svizzera, la legalizzazione del suicidio assistito dal medico sarebbe stata «una forma efficace di prevenzione del suicidio. Vivere nella certezza di una via d’uscita ha motivato le persone a sopportare una sorte dolorosa fino alla morte naturale», «Può suonare paradossale: per prevenire i tentativi di suicidio bisogna dire sì al suicidio».
Più suicidi “non assistiti” dove c’è il suicidio assistito
Falso: a partire dal 2010, assistiti o meno il tasso dei suicidi in Svizzera è aumentato (in modo drammatico tra le donne, quasi raddoppiato rispetto al 1998) mentre diminuiva in paesi vicini e simili come l’Austria che vietavano la morte assistita. Nei Paesi Bassi si è registrato il più alto numero di suicidi “non assistiti” in Europa mentre in Germania rimanevano stabili o diminuivano (prima dell’introduzione dell’eutanasia, gli olandesi si toglievano la vita molto meno dei tedeschi).
Nemmeno la Grecia nell’anno della catastrofe economica si avvicinò ai tassi di suicidi “non assistiti” in Olanda (4 vs 10,5). In Belgio, dopo un calo di suicidi iniziali pari a quello riscontrato in Francia (ma senza legalizzazione dell’eutanasia) e nel resto d’Europa, è arrivato a numero di suicidi record (cinque suicidi al giorno, prima causa di morte nella fascia d’età 15-44 anni) nel vecchio continente, il più altro fra le donne di tutti i paesi compresi quelli dell’ex blocco sovietico.
L’eutanasia non previene, ammazza
Legalizzare l’eutanasia o il suicidio assistito non diminuisce i tassi dei suicidi, anzi. Eppure la psichiatra Lieve Thienpont, coinvolta in un terzo di tutti i casi di eutanasia per problemi psichiatrici in Belgio, ad ogni intervista ripete il mantra: «Molte persone sono sollevate dal fatto di sapere che possono ottenere il suicidio assistito. Quando li si rassicura sul fatto che c’è un’uscita di emergenza, ecco, questo li aiuta ad andare avanti». Eppure in Quebec, la filosofia “uccidiamoli così non dovranno suicidarsi” foraggia la retorica del Maid (Medical Assistance in Dying, che fa un morto ogni tre ore) offrendo “morti pacifiche e gratuite” a tutti.
Eppure negli Stati Uniti, dove il suicidio è la decima causa di morte, la paura di “perdere la libertà di suicidarsi” e l’accettazione del “suicidio razionale” è già oggetto di campagne per “prevenire la demenza” tra anziani in buona salute. «Dottore, mi aiuti a guarire», «Perché non chiede l’eutanasia?», è stata la risposta dello psichiatra di Manon, la donna olandese con disturbi mentali che aveva chiesto aiuto.
Eppure, senza andare lontano nel mondo e nel tempo, pochi mesi fa Marco Cappato raccoglieva firme per il referendum e per evitare alla gente di «buttarsi dalla finestra come Monicelli». Come evitare che la normalizzazione del discorso sulla morte, la presentazione della stessa come una “via d’uscita” e una maggiore offerta di suicidio non crei una ulteriore “domanda”, soprattutto tra pazienti più fragili, depressi, soli? Non si può. L’eutanasia non previene, ammazza e basta.
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