
La preghiera del mattino
L’esplosione della Juventus non fa che confermare il tramonto di Torino

Su Startmag Sergio Giraldo scrive: «Ora la questione diventa politica perché occasione di un grave scontro istituzionale tra Commissione e Consiglio, oltre che tra Stati membri del Consiglio. La confusione regna sovrana, data anche la personale antipatia tra i presidenti dei due organi, che a stento si rivolgono la parola. Soprattutto, appare sempre più manifesto che le conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo dello scorso 20 ottobre, che la stampa nostrana aveva celebrato come l’ultimo trionfo di Mario Draghi, si sono rivelate essere ciò che La Verità aveva da subito evidenziato, cioè un grosso problema. Siamo davanti all’ennesima prova che da Bruxelles non può arrivare alcuna soluzione decente alla crisi energetica innescata dalla stessa Unione con le sue decisioni irresponsabili. Il momento attuale richiederebbe un sano pragmatismo a livello nazionale».
Forse un po’ esagerata, ma l’analisi di Giraldo sulla politica energetica non è affatto infondata. Così come ragionevoli sono le critiche al viaggio solitario (senza Ursula von der Leyen) del presidente del Consiglio europeo Charles Michel a Pechino. E suscita anche qualche perplessità il fatto che Emmanuel Macron tratti i rapporti dell’Unione Europea con gli Stati Uniti senza una preventiva e articolata posizione dell’Unione stessa. In un mondo sempre più turbolento l’integrazione del Vecchio Continente è un indispensabile fattore di stabilità. Pensare però di agire a occhi chiusi, senza capire che è finita la fase merkellian-macroniana (Von der Leyen-Michel), che l’asse Berlino-Parigi non basta da solo a far avanzare l’integrazione, non consente di affrontare seriamente i problemi che la storia pone agli Stati e ai popoli dell’Unione.
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Su Huffington Post Italia Alessandro De Angelis scrive: «Riavvolgendo il nastro del film a quando Silvio Berlusconi – erano proprio i giorni prima delle consultazioni al Colle – proiettò l’ombra di Putin, nello sconcerto delle cancellerie mondiali, sul nascituro governo con una serie di dichiarazioni sulle buone intenzioni dell’autocrate (“voleva mettere a Kiev delle persone perbene”), sulle colpe degli aggrediti (sic!), sulla sua imperitura e affettuosa amicizia suggellata dall’invio di lettere e bottiglie di vodka, lasciando intendere che avrebbe esercitato un ruolo condizionante sulla politica estera».
C’è ancora qualcuno sui media mainstream che come l’ultimo dei mohicani rivanga ancora il filoputinismo di Matteo Salvini e di Silvio Berlusconi, mentre tutte le persone serie si rendono conto che il problema politico italiano è la presenza di un’area di sbandati (ma con collegamenti con personalità come Massimo D’Alema e Romano Prodi) di filocinesi (e filoiraniani) a 5 stelle. La politica è prima di tutto politica estera e tanto più quando è in corso una guerra a pochi chilometri da casa. In un partito stordito come il Pd sembrano talvolta non rendersene conto, con quel poveretto di Enrico Lettino che va alle manifestazioni di Giuseppe Conte, e con il “riformista” Dario Franceschini che appoggia una Elly Schlein assai ambigura sulle questioni di politica internazionale.
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Sul Blog di Beppe Grillo Davide Tripiedi scrive: «Oggi è la Giornata mondiale della solidarietà con il popolo palestinese. Nel 1977 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese il 29 novembre. La data è stata scelta perché il 29 novembre del 1947 fu approvata dalla stessa Assemblea generale la risoluzione 181 che prevedeva il Piano di partizione della Palestina elaborato dal Comitato speciale dell’Onu sulla Palestina e che definiva l’istituzione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo in Palestina con Gerusalemme come “corpus separatum” controllato da un regime internazionale speciale. Quello che però è accaduto è che solo lo Stato di Israele ha visto la sua nascita. Quello della Palestina ancora oggi non è riconosciuto come Stato dalla comunità internazionale nonostante nel territorio palestinese, occupato da Israele dal 1967, siano più di otto milioni i palestinesi che vivono a Gerusalemme Est, in Israele, nei vicini Stati arabi e nei campi profughi della regione».
Mentre sauditi, emiratini, libanesi costruiscono storici rapporti con Israele, mentre tutte le democrazie sono preoccupate per le mosse di Teheran e anche da quelle di Ankara, il Blog di Grillo rilancia le sue campagne contro Israele. Giorgio Napolitano, con la sua politica di svuotamento della democrazia dal 2011 in poi, è stato decisivo nel costruire la bolla politica a 5 stelle che è arrivata al 32 per cento nel 2018 e che ancora, grazie alla sua piattaforma peronista, raccoglie un consenso non irrilevante. Il “ritorno” della politica forse potrà sgonfiare la “bolla”, purché tutti siano consapevoli della sua rilevanza e pericolosità.
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Su Dagospia si riprende un articolo da ilnapolista.it dove si scrive: «Le dimissioni del Consiglio di amministrazione della Juventus hanno già un primo risvolto sul piano giudiziario: i pm rinunciano all’appello contro il rigetto della richiesta di domiciliari per Agnelli e altri dirigenti del club bianconero. Con la decadenza delle loro cariche, infatti, viene meno il pericolo di reiterazione del reato, cioè del falso in bilancio».
L’esplosione della Juventus è l’ennesimo segno della crisi di Torino. Da dopo il 1945 Torino con gli Agnelli che sostituivano i Savoia, Roma grazie all’acuta intelligenza di Giovanni Battista Montini, che guidò la riscossa dei cattolici sia in economia sia in politica, e Milano con la Commerciale di Raffaele Mattioli e la Mediobanca di Enrico Cuccia, sono state i tre “soli” che hanno guidato il decollo dell’Italia. Ora da 44 anni ci sono papi non italiani anche se la Cei svolge ancora un funzione preziosa, la Commerciale è stata assorbita da un altro gruppo bancario e Mediobanca non ha più alcuna funzione strategica per il capitalismo italiano (anche se Banca Intesa ha assunto un ruolo interessante da banca di sistema), mentre il “sole” di Torino sembra proprio spento. Forse ci vorrebbe anche un qualche approfondimento storico-culturale sul come si possono ricostruire pilastri per la nostra nazione adeguati ad affrontare le complesse sfide che ci attendono.
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