Esodati, 130 mila in salvo. Ma ai rimanenti 260 mila chi ci penserà?

Di Matteo Rigamonti
14 Novembre 2012
Altri 10 mila lavoratori senza pensione e senza lavoro saranno messi in sicurezza grazie all'emendamento Brunetta-Baretta. Un problema che si risolverà solo nel 2020

Esodati: missione compiuta? Non proprio. Perché il problema di quei lavoratori che, avendo già concluso accordi di prepensionamento con i propri datori, si stavano avviando verso l’uscita anticipata dal ciclo del lavoro ma che presto si troveranno senza pensione né impiego per effetto della riforma Fornero (che ha posticipato l’età pensionabile) è destinato ad accompagnarci da qui al 2020. Data per la quale è prevista la piena entrata a regime del nuovo sistema previdenziale italiano e la definitiva scomparsa di ogni residuo di quello passato, oggi in via di estinzione, con i relativi problemi di coordinamento tra i due. Pertanto, anche l’emendamento alla legge di stabilità proposto dai relatori Baretta (Pd) e Brunetta (Pdl) e approvato dalla commissione bilancio della Camera non fa altro che posizionare al giusto posto il tassello di un puzzle assai complesso, lungi dall’essere concluso e di cui ancora oggi non si intravede l’immagine finale.

L’EMENDAMENTO. L’emendamento approvato, a un testo di legge che, vale la pena ricordarlo, è solo a metà del suo iter assembleare e che perciò è ancora passibile di modifiche, amplia la platea dei 120 mila esodati già messi al sicuro di ulteriori 10 mila elementi, accogliendo al suo interno anche i lavoratori cessati entro il 30 settembre 2012 e posti in mobilità, ordinaria o in deroga, nonché quelli che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 30 giugno2012 in base ad accordi privati o collettivi. La copertura finanziaria aggiuntiva è garantita da un fondo ad hoc di 554 milioni di euro che si va a sommare ai 9,2 miliardi già stanziati dal governo e, in caso non bastassero, dal blocco per un anno (il 2014) della rivalutazione automatica delle pensioni “ricche”, quelle sopra i tre mila euro al mese. La soluzione perseguita dai tecnici sembra essere quella del reperimento progressivo di risorse e dalla contemporanea modificazione dei requisiti della platea degli esodabili. La ratio, nel tempo, dovrebbe essere quella di un graduale restringimento del perimetro dei beneficiari. Motivo per cui ogni anno, quando l’approvazione della legge finanziaria si avvicina, i governi in carica dovranno monitorare il numero degli esodati messi “in salvo” e dei nuovi che invece si saranno venuti a creare.

FACCIAMO DUE CONTI. I primi esodati ad essere stati messi in sicurezza sono i 65 mila che il decreto “salva Italia” (il dl 201/2011) ha assicurato con lo stanziamento di 5 miliardi. Poi ci sono stati i 55 mila che hanno ricevuto garanzie con la spending review (dl 216/2012). Ora altri 10 mila e 554 milioni di euro. Ad oggi il totale delle risorse messe in campo ammonta dunque a 9,7 miliardi di euro per un totale di 130 mila persone che di anno in anno, da qui al 2020, andranno in pensione con la certezza di avere uno scivolo che li porterà dal prepensionamento concordato col datore alla data in cui potranno godere effettivamente della loro pensione, posticipata dalla riforma Fornero. Peccato che, come aveva reso noto l’Inps in un documento del maggio 2011, il numero totale degli esodati ammonti a 390 mila. Che è più del triplo di 120 mila. È legittimo pertanto chiedersi che cosa accadrà ai restanti 260 mila. Sicuramente, come detto, di anno in anno, sarà necessario un censimento degli esodati. Poi, a quanto pare, la patata bollente passerà in mano al prossimo esecutivo.

@rigaz1

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