
Elvira Parravicini, che salva i neonati “condannati”. «In loro vedo la croce e la resurrezione»
Quando è nata, Alessandra pesava appena 800 grammi, un’infezione le aveva mangiato l’intestino, non riusciva a respirare da sola e il giudizio dei medici era unanime: lasciamo che muoia. Alla clinica pediatrica della Columbia University, però, lavora una neonatologa, Elvira Parravicini, che si oppone: «Attacchiamole un respiratore al minimo, come si fa a tanti bambini dopo parto prematuro, non è accanimento terapeutico». I genitori danno il consenso e il respiratore viene staccato solo dopo 5 mesi, perché Alessandra, con il suo intestino lungo dieci centimetri, è in grado di respirare da sola. Elvira mostra alla platea del Meeting le foto di Alessandra durante il primo e il secondo compleanno, oggi ne ha cinque, e nessuno riesce a trattenere l’applauso.
Elvira Parravicini durante l’incontro “La vita: esigenza di felicità. Testimonianze” racconta la sua storia, la sua specializzazione medica in Italia, il trasferimento negli Stati Uniti, il lavoro alla Columbia, l’uso della diagnosi prenatale per poter meglio aiutare i bambini una volta nati e la scoperta che, nell’ambito di cui si occupa, neonati affetti da malattie letali, la soluzione è sempre la stessa: aborto. Nel 2004, però, si presentano due mamme con bambini affetti da malattie letali che non vogliono abortire. Il resto del team medico è imbarazzato, lei salta su e dice: «Ci penso io, faccio il comfort care». «Sono uscita da quella stanza – racconta – che non avevo idea di che cosa fosse il comfort care ma quello che è sorto è un servizio che, per il tempo che hanno da vivere questi neonati, garantisce loro accoglienza, un luogo caldo, nutrizione e un tempo senza provare dolore».
Elvira cura tanti bambini, a volte per poche ore, a volte per settimane, a volte per mesi: «Il mio scopo è salvare la vita dei bambini anche se in queste condizioni c’è poco da fare. Ma quel poco non è niente, è tanto. Per me l’aborto non esiste neanche: io sono neonatologa e la medicina salva la vita dei bambini, la rende più bella, non la sopprime. Io però non sono ideologica, pro life, la mia proposta è ragionevole: i genitori hanno bisogno di amare il loro bambino, così come il medico ha bisogno di aiutare i genitori». Ma curare neonati che hanno malattie letali genera una «grande impotenza e una domanda: perché la loro vita è così breve? Perché Dio permette questa ingiustizia? Questa è una domanda a cui ancora non ho trovato una risposta, però voglio raccontarvi una storia».
Due ragazzi di 15 anni un giorno si presentano in ospedale: lei è incinta di due gemelline siamesi, unite per il torace e con un solo cuore. Incurabili. Tutti i medici consigliano di abortire, ma i giovani sono irremovibili: «Sono le nostre bambine». Per questo optano per il Comfort care: «In sala parto il clima era molto brutto: le infermiere continuavano a dire che avrebbero dovuto abortire, che la ragazza si rovinava la vita con un cesareo a quell’età. Altri erano lì con le macchine fotografiche. Poi sono nate e quando il papà le ha prese in braccio e ha detto loro: “Sono qui, sono il vostro papà”, tutti hanno messo via le macchine fotografiche e si sono messi a piangere, tutti commossi dalla bellezza della vita. E io ho capito che le due piccole erano lì perché qualcuno le ha volute. Nella loro vita ho visto la croce e la resurrezione, perché la loro vita ha cambiato tutte le persone che erano in sala».
«Ogni bambino – conclude – resta un dramma e un dolore. Ma anche nel male la bellezza c’è. E io la seguo».
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21 commenti
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Carissima Alessandra,
è dai piccoli che si impara a vivere!
Questi ragazzi quindicenni insegnano l’Amore vero, gratuito, profondo verso le proprie figlie.
Quando si riceve un dono non tutti hanno la capacità di comprendere subito quanto grande sia.
Lo puoi scoprire solo vivendolo con “vero “amore giorno per giorno.
Soltanto vivendo la vita fino in fondo puoi imparare a superare le difficoltà della vita, eliminandola hai solo altri problemi.
Ti auguro di diventare” piccina e dolce” come questi due meravigliosi giovani che hanno accolto la vita.
“La vita è vita sempre, comunque, dovunque va difesa da chiunque va promossa” S. Martinez
Ciao Carlo, non serve discutere in questi termini con Alessandra. Su questo argomento non può esserci dibattito: per entrambi i fronti si tratta di una scelta e come tale va rispettata. Il Signore offre ad ognuno di noi delle possibilità, delle piccole o grandi croci: molti le rifiutano, molti le accettano. È una scelta che indica il grado di evoluzione di ciascuno. Ci sono quelli che ci arrivano per gradi, altri all’improvviso. Una cosa che però non dobbiamo mai fare è quello di giudicare, imponendo il nostro pensiero. L’unica vero strumento che abbiamo, che è lo stesso del Cristo e di tutti i Santi che lo hanno seguito, è quello di vivere testimoniando l’amore che Dio ha per tutti (e dico tutti) i suoi figli: alle parole devono sempre seguire le scelte d’amore. Solo così possiamo sperare di convincere quelli come Alessandra.
Saluti
Proprio così Piccinini, la responsabilità è tua: se per ipotesi fai sesso e rimani incinta, non è un “incidente”. E’ conseguenza di un’azione tua e del tuo partner. Quindi siete responsabili di questa conseguenza, dovete farvene carico, anche se il bambino è malformato o ammalato. In questo senso i due 15enni sono più adulti di te. Poi, visto che secondo il tuo ragionamento la sua vita appartiene non a te ma a lui, non puoi decidere tu della sua morte, giusto?
Dì pure che tu non saresti in grado di farti carico di una situazione del genere, nessuno dice che sia facile, ma per piacere non provare a far passare l’aborto come atto di carità. Risparmiaci almeno questa falsificazione.
Quindi se non voglio portare avanti una gravidanza cosa proponi? Mi arresti? Mi sequestri il corpo? Mi incateni fino al parto?
Se decidi di interrompere una gravidanza la legge ti consente di farlo, mi risulta. Dopodiché io sono libero di pensare che tu abbia comunque delle responsabilità verso questo ipotetico bambino visto che, come ho già detto, sarebbe frutto di un’azione tua e del tuo partner. Siamo d’accordo almeno su questo?
Se abortisci, anche se per una malformazione, giraci pure intorno finché ne hai voglia, ma tu operi una selezione, per quanto possa costarti emotivamente. E se la operi, assumiti almeno la responsabilità morale di averlo fatto (sempre a proposito di essere adulti). Interrompi una vita che (citazione da una donna saggia) non è la tua. Ti ricordo che, fra l’altro, su questo punto non mi hai risposto.
Se ritieni una selezione del genere giustificabile nel principio, allora qualsiasi motivazione ha lo stesso valore della tua: sanitaria, estetica, ecc, ognuno può avere la propria. La tua l’hai esposta, ok, ma lasciamo che di pietà ne parli qualcun altro, eh?
Sei sicura di essere una donna?
Carlo è un bellissimo commento! ma secondo me devi adeguarlo a ciò che potrebbe riuscire a comprendere un individuo al livello culturale di Alessandra Piccirini. E glielo devi mettere in bacheca perche non credo che lo abbia letto!
Uau, uau, uau!! Tre contro uno non vale! Sembra un tribunale. Direi quello della Santa Inquisizione…
Vorrei fare una telefonata al mio avvocato se posso. Nel frattempo però ci provo da sola:
1. “Se decidi di interrompere una gravidanza la legge ti consente di farlo ”
Ti ricordo che se questa legge esiste non è certo grazie a quelli che la pensano come te. Se fosse per te mi sembra di capire che dovremmo tenere sotto sorveglianza coatta le donne che vogliono abortire fino al parto per impedire che commettano un omicidio.
2. “sono libero di pensare che tu abbia comunque delle responsabilità verso questo ipotetico bambino”
E’ proprio il senso di responsabilità che fa decidere ad alcune donne che mettere al mondo un bambino destinato solo alla sofferenza sia la cosa più umana. Oppure lo vuoi decidere tu cosa è meglio per tutti?
3. “Se abortisci, anche se per una malformazione … tu operi una selezione.”
La selezione è un principio naturale. Non siete voi che invocate sempre il principio di natura (vedi ad esempio le unioni omosessuali che considerate contro natura)?
In natura un bambino malformato spesso non sopravviverebbe, ma al giorno d’oggi con tecniche non sempre “naturali” si può prolungare la vita e quindi le sofferenze anche di molti anni.
4. “lasciamo che di pietà ne parli qualcun altro, eh?”
Facciamo così: tu ti comporti come vuoi con il tuo corpo e se vuoi mettere al mondo due siamesi con un cuore 5 gambe e tre teste sei libero di farlo (anche se a me sembra un accanimento crudele e contro natura). E lasci a me la stessa libertà di decidere per me stessa e di esercitare il diritto alla pietà come meglio credo.
Che ne dici? Affare fatto? O è troppo difficile rinunciare a pensare di avere la verità in tasca??
erragta corrige: al punto 2 era “non” mettere al mondo
Sì, va bene, l’Inquisizione, le Crociate, e pure la caccia alle streghe, ma anche non ci sono più mezze stagioni, Venezia è stupenda ma non ci vivrei mai, non dire gatto se non l’hai nel sacco. Rinnova il repertorio e torniamo all’argomento, ti va?
Se scrivi sul sito di una rivista cattolica, penso tu possa mettere in conto di trovarti in minoranza, e non è che tutti smettano di commentare per non urtarti. Se apri una discussione e poi non accetti il confronto, ovviamente è un problema tuo. Se ti senti sola, chiama pure il tuo avvocato, ma non vedo da cosa tu debba difenderti. Io non ho fatto altro che richiamare quelle che personalmente ritengo responsabilità di un genitore, e tu continui a glissare.
1) Il fatto che io sia contrario all’aborto non significa certo che detesti o che non rispetti le donne che abortiscono. Queste azioni coattive e/o violente saranno al limite un’ossessione tua, dato che per due volte me le hai attribuite; non certo un’intenzione mia.
2) Il senso di responsabilità alla Piccinini lo vedo come un modo di chiamare le cose con un altro nome per indorarsi la pillola. Hai iniziato dicendo che ognuno è padrone della propria vita, poi però salta fuori che a volte, in certi casi, tu puoi essera padrona anche di quella di un altro visto che ti arroghi il diritto di interromperla. Qui sei tu che decidi cosa è meglio per un altro, mica io. Sii pure favorevole all’aborto, per carità, ma ammetterai una buona volta che questa argomentazione è come minimo contraddittoria, o continui a far finta di niente?
3) “La selezione è un principio naturale”: altro tentativo maldestro di evitare il punto della questione e la tua responsabilità personale: non è la natura a decidere se il tuo bimbo malformato vive o muore: sei TU. Poi, se mi facessi vedere dov’è che NOI (???? sono uno solo e scrivo per me solo) abbiamo richiamato un principio di natura, mi faresti un piacere. Infine, bello il ragionamento successivo: se uno è destinato a vivere poco, abbiamone pietà e facciamolo vivere ancora meno.
4) “a me sembra un accanimento crudele e contro natura” …disse quella che mi aveva appena rimproverato di appellarmi al principio di natura. Questa è bella.
“E lasci a me la stessa libertà di decidere per me stessa…” o non capisci o fai finta di non capire: nel momento in cui concepisci una vita, la cosa non riguarda più soltanto te e il tuo partner. C’è di mezzo un terzo che VOI DUE avete messo in gioco e che, secondo il tuo pensiero, immagino abbia i tuoi stessi diritti. Dici che ognuno è padrone della sua vita, che hai diritto di scegliere; ma in questo caso non decidi per te stessa, chiaro? O almeno non solo per te stessa. Per esercitare il tuo diritto di scelta, lo neghi in partenza ad un altro che è ovviamente troppo piccolo per esercitarlo in quel momento. A me continua a non quadrare, ma è evidente che per te non c’è alcuna contraddizione. Vabbè.
Ribadisco che per me la pietà è altro. Quelli che le gravidanze le portano avanti non li deinisco certo spietati.
Sono talmente certo di avere delle verità in tasca che non faccio altro che chiederti un parere sulle questioni che ti pongo, e tu continui a svicolare. Ma va bene così, affare fatto.
Ho risposto punto per punto alle tue obiezioni ma tu continui a dire che mi sottraggo alle tue domande solo perché non do le risposte che vuoi sentire. Mi dispiace di non riuscere a compiacerti. Abbiamo due concezioni della vita un po´diverse. Per te embrione feto bambino sono tutti sinonimi. Per me no. Per te la vita vale sempre la pena di essere vissuta. Per me la vita non é un “dono” che siamo costretti ad accettare anche quando siamo in grado di sopportarlo. Per te non siamo padroni della nostra vita che ci deriva da qualcun altro. Io invece sono piú per il cristianissimo “libero arbitrio” sempre che qualcuno non ce ne limiti l´esercizio
Sará un po´ difficile da accettar ma é cosí
Pensi di avere qualche responsabilità diretta verso una vita che generi, sì o no? Nessuna risposta.
Tu che sei paladina dei diritti individuali, purché siano i tuoi, non credi di essere in contraddizione quando li precludi a qualcun altro per salvaguardare i tuoi, sì o no? Nessuna risposta.
Quando si opera un aborto, è madre natura a deciderlo o sei tu? Nessuna risposta. A casa mia questo è svicolare.
Mai detto che la vita sia un dono. Faccio anzi estremamente fatica a vederla così. Tu che ne sai di come io la pensi?
Mai tirato in ballo Dio o la religione. Mai detto che la vita derivi da qualcun altro, solo che un bimbo nasce da un uomo e una donna. Spero non vorrai negare questo.
Mai detto che tu non sia padrona della tua vita: semmai ho scritto che non sei padrona di quella altrui.
La vera differenza fra noi due è questa: io posso provare a convincerti a non abortire, ma sono abbastanza umile da sapere che non ho diritto di costringerti, nè soprattutto ho intenzione di farlo. Non costringo nessuno a fare/non fare nulla, esprimo opinioni, quindi cosa sto limitando? Tu invece hai la possibilità e soprattutto l’intenzione di bloccare una vita che assieme ad un’altra persona hai generato, e torniamo sempre lì: se lo fai, sei tu che limiti (meglio, neghi) l’esercizio del libero arbitrio di tuo figlio, non io. Sarà difficile da accettare ma è così.
Ti sarei grato se smettessi di attribuirmi pensieri e frasi che tu presumi siano i miei e che in realtà ti sei inventata di sana pianta. Grazie.
Caro Carlo ci riprovo ancora una volta anche se credo che non serva a molto perchè (aggiungo un luogo comune al tuo lungo elenco) non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire
1. PENSI DI AVERE QUALCHE REPSONSABILITA’ DIRETTA IN UNA VITA CHE GENERI, SI’ O NO?
Sì, è la prima cosa che ho detto nel mio primo intervento e quello che continuo a ribadire ogni volta che me lo chiedi. Sono responsabile solo io per
una vita che si sviluppa nel mio corpo e proprio perchè ne sono reponsabile posso prendere qualsiasi decisione che la mia coscienza mi impone coerentemente con la mia visione della vita che per me non è “a tutti i costi”. In altre parole prenderei per un mio ipotetico figlio che ancora non esiste in quanto persona (mi dispiace ma per me embrione e bambino non sono sinonimi) la stessa decisione che prenderei per me stessa, cioè penso: cosa vorrei per me? Quali sono i prerequisiti che rendono accettabile o non accettabile la vita per me? Quando sono rimasta incinta per la terza volta con due bambini piccoli e un sacco di problemi ho pianto ma sapevo che non avrei abortito perchè nonostante tutte le difficoltà sapevo che avrei potuto farcela. Se al contrario mi avessero detto che il bambino sarebbe nato con gravi malformazioni fisiche e mentali di sicuro avrei abortito.Il mio prerequisito perchè la vita valga la pena di essere vissuta è almeno la consapevolezza di stare al mondo e un minimo di capacità fisica (non dico perfezione) per goderselo il mondo. Il mio confine è questo, per qualcun altro potrebbe anche essere un altro. Non spetta a me decidere.
2. QUANDO SI OPERA UN ABORTO E’ MADRE NATURA A DECIDERLO O SEI TU?
Credo di aver già rispoto a questa domanda
3. MAI TIRATO IN BALLO DIO O LA RELIGIONE
Ti ricordo che stiamo commentando un articolo che in proposito è più che esplicito a partire dal titolo (ricordi che la Parravicini vede nei bambini che fa nascere la croce e la resurrezione?). Non mi sembra che a tal proposito tu abbia espresso critiche dubbi o dissenso, mentre con i miei commenti non sei stato altrettanto liberale, mi pare.
4. LA VERA DIFFERENZA TRA ME E TE E’ CHE IO POSSO PROVARE A CONVINCERTI A NON ABORTIRE, MA SONO ABBASTANZA UMILE DA SAPERE DI NON POTERE COSTRINGERTI (anche perchè sarebbe un reato)
La vera differenza tra me e te è che io non proverei mai a convincerti che devi abortire e sono abbastanza lucida da sapere che non potrei mai costringerti.
Sono stata spiegata?
Comunque ti saluto cordialmente te lo meriti se non altro per la tua educazione. Almeno non mi hai detto quello che mi hanno detto gli altri cristianissimi commentatori e nell´ordine:
– che sono un´egoista marcia di indifferenza verso chi soffre
– che non devo esistare a pensare ai cavoli miei
– che non sono una donna
– che il mio livello culturale é indegno di questa conversazione
Che sia quello si chiama “dialogo interreligioso?”
1. Continuiamo a non capirci: tu ti assumi la responsabilità di decidere al posto di tuo figlio (cosa che continua a fare a pugni con la tua idea di “proprietà” della vita), che non può esprimersi. Io dico che sei responsabile della sua vita in quanto lo hai generato con una tua azione, e non trovo giusto che te ne liberi. Poi dovresti capire che, se ognuno stabilisce i suoi “prerequisiti di dignità”, la cosa diventa MOLTO rischiosa.
2. Sì, finalmente è chiaro; sul fatto che ci sia selezione mi pare siamo d’accordo. Prima hai detto che è la natura a farla, ora finalmente ammetti che è una persona a farla: tu. Ci siamo arrivati.
3. Davvero, basta con questi giochini… Sai bene che ho iniziato commentando un tuo post, e sono stato sempre a quello che hai scritto tu, non la Parravicini o altri. Tu invece vuoi confutare me per cose scritte da altri o che presumi tu. Leggi bene quello che scrivo e non rispondermi su altro.
Io trovo che ci siano ottime ragioni, esclusivamente razionali e non religiose, per non abortire. E visto che al mondo si incontrano anche persone non credenti, mi sembra corretto discutere con argomenti che anche un non credente possa non dico condividere, ma capire.
Prendo infine atto che il contraddittorio verso A. Piccinini è illiberale.
4. Ci provi sempre a fare fumo, vero? Tagli la mia frase e cambi le parole… Intanto ho detto io per primo che non ho DIRITTO di costringerti; quindi la tua precisazione sul reato, oltre a non mettermi in imbarazzo, è superflua. Poi ho precisato che non ho alcuna intenzione di farlo, e di questo ti sei “dimenticata”. Ma quello che ho scritto resta, quindi devi ammettere che non limito niente e nessuno. Tu invece hai spostato ancora la conversazione dove ti faceva comodo, ma ti riporto a bomba: mai detto che tu limiti la mia libertà. Ho detto che, per tante ragioni che tu ritieni buone, la precludi ad un altro. Io non limito, tu sì.
Per gli interventi degli altri, giustamente rivolgiti agli altri. Cordiali saluti anche a te.
Ciao Alessandra, ma il giorno che vorrai avere un bambino ed eseguirai la prima ecografia a cosa penserai di trovarti davanti: ad un grumo, un feto, un coso o al tuo bambino? Al tuo bambino immagino e spero; se è così deduco che la differenza tra l’essere un bambino nel grembo materno od un feto o grumo di cellule o altro sta nella volontà di essere voluto ed amato ed il non essere ne voluto ne amato.
Cara Alessandra, è ovvio quello che pensi. In realtà gran parte di noi ha le stesse paure, e sarebbe falso affermare il contrario. Un figlio disabile è un calice amaro e su questo non si discute. Però invito gli scettici ad una riflessione: chi ci dice che non vivere questa esperienza sia la cosa migliore? Ha più coraggio chi accetta il dolore o chi lo nega?
Chi sceglie l’esperienza dell’accettazione (non dell’imposizione) della vita per quello che offre anche nel dolore, ne esce più ricco, più completo. La fede è, anzi deve essere una scelta; non puoi imporre l’amore. Una cosa però te la posso dire con assoluta certezza, e senza giudizio alcuno per chi ancora non lo capisce: chi sceglie la strada più dura, è paragonabile ad uno scalatore che alla fine alla fine della salita può godere di un panorama di assoluta bellezza.
Cordialmente
il mondo deve cambiare atteggiamento e ripensare alla vita come bene inalinabile, bisogna infettarlo d’amore e di altruismo! dobbiamo riscoprire la nostra umanità, vivere con la comprensione che la vita è un regalo di inestimabile valore e che non viene fatto due volte, dobbiamo ritornare ad emozionarci, a sognare, ad aiutare l’altro e tendergli la mano! Noi non siamo padroni di rendere bianco un sono capello del nostro capo! Come pretendiamo di essere giudici di chi debba nascere o meno! Restiamo umani per carità!
Come accade sempre, gli illuminati partono col dire che non c’è Dio e che la vita appartiene solo a loro, ma poi finiscono sempre col sindacare di quella degli altri.
Così cominciano a dire che quella o quell’altra vita non son degne d’essere vissute e finiscono col far fuori esseri umani con le più varie modalità: aborto, eutanasia e campo di concentramento…
E vai col mondo migliore!
Cari Emanuele e Alessandra da FB, anche la vostra vita è già segnata, e sono sicuro che non è neanche tanto bella da vivere.
Non esitate a pensare ai cavoli vostri.
Elvira Parravicini mi ha toccato il cuore