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Egitto, la polizia blocca i cristiani: «Non avete il permesso di pregare»

Nella provincia di Minya i copti raggiungono oltre il 30% della popolazione e la polizia, su pressione dei musulmani, chiude case di preghiera e chiese. Vescovo: «Così si aiutano gli estremisti»

Leone Grotti
31/08/2017 - 2:00
Esteri
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minya-cristiani-perseguitati

I 400 cristiani copti del villaggio di al-Furn, nella provincia egiziana di Minya, si sono recati il 20 agosto come ogni domenica alla casa utilizzata come chiesa per la Messa. Questa volta però, invece del sacerdote, hanno trovato la polizia ad attenderli e a impedirgli di entrare. Anche al prete, padre Boutros Aziz, è stato vietato l’ingresso perché, secondo le forze di sicurezza, i cristiani non avevano «il permesso di pregare».

DISCRIMINAZIONE E TERRORISMO. Il villaggio di al-Furn, come tutti nella provincia di Minya, è a maggioranza islamica ma ai cristiani, la cui presenza è significativa (35-40%), è sempre stato permesso di pregare in case private visto che la costruzione di chiese viene ostacolata con ogni mezzo. La provincia non è nuova a casi di quotidiana discriminazione: a gennaio, nel villaggio di Alkarm, i cristiani sono stati attaccati per futili motivi dai musulmani e una donna di 70 anni è stato spogliata nuda e gettata per le strade. Nelle città lo Stato è quasi assente e comandano i Fratelli Musulmani, che nel 2013 bruciarono decine di chiese per vendicarsi dei membri dell’organizzazione uccisi dall’esercito in seguito alla deposizione di Mohamed Morsi. A Minya, infine, anche i terroristi islamici agiscono indisturbati e a maggio l’Isis ha compiuto un attentato uccidendo 29 cristiani diretti in pellegrinaggio al monastero Anba Samuel.

KYRIE ELEISON. Quando ad al-Furn la polizia ha bloccato l’ingresso alla chiesa i cristiani hanno cominciato a cantare il “Kyrie Eleison”, prima di essere dispersi dagli agenti con la forza. I leader della comunità hanno protestato, spiegando che secondo la legge nessuna autorizzazione è necessaria per pregare. La polizia ha ricevuto le lamentele di molti musulmani ma, continuano i cristiani, nel quartiere è sempre stata recitata la Messa e nessuno si è mai lamentato.

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«AIUTATE GLI ESTREMISTI». Il caso non è isolato. In tutta la provincia i cristiani subiscono attacchi e si vedono chiudere le chiese o le case usate per la preghiera. In altri casi invece non ottengono il permesso di riparare le chiese esistenti. Come denunciato dal vescovo di Minya, Anba Macarius, solo la parrocchia di Minya, che copre la capitale e pochi altri territori, ospita 15 chiese chiuse e mai riaperte dalla polizia. Solo attorno alla capitale, sono presenti 70 villaggi dove i cristiani non hanno un luogo dove potere riunirsi. «Le autorità», ha scritto Macarius in una lettera aperta, «non riaprono le chiese perché i musulmani si oppongono e anche se non hanno motivi legali per farlo, le forze di sicurezza danno ragione a loro invece di applicare la legge. Così però non si fa che aiutare gli estremisti».

@LeoneGrotti

Tags: coptiCristiani PerseguitatiEgittoestremismo islamicoIslamminyaTerrorismo Islamico
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