C’è una differenza fondamentale tra lo «sguardo cristiano» e quello dei Fratelli Musulmani, e la recente condanna a morte dell’ex presidente dell’Egitto, Mohamed Morsi, l’ha più che mai portato alla luce.
LE CONDANNE. L’ex candidato dei Fratelli Musulmani, il primo eletto democraticamente nel 2012 dopo la cosiddetta Primavera araba e deposto nel giugno 2013 dall’esercito allora guidato da Al-Sisi (oggi presidente), era già stato condannato il mese scorso a 20 anni di carcere per l’uccisione dei manifestanti che a dicembre del 2012 erano scesi a protestare contro di lui al Cairo. In un secondo processo, Morsi è stato di recente condannato alla pena capitale. Il 2 giugno, il Gran Muftì, massima autorità religiosa islamica del paese, dovrà dare il suo parere sulla sentenza e solo in seguito la pena verrà confermata o ridotta.
CATTOLICI SI OPPONGONO. «La reazione degli islamisti ha già assunto connotati violenti», ha commentato la sentenza a Fides Anba Kyrillos William, vescovo copto-cattolico di Assiut, «mentre sembra che tra la popolazione prevalga l’appoggio alla sentenza. Il popolo non ha dimenticato le sofferenze patite quando Morsi era presidente. La Chiesa [cattolica] rispetta l’indipendenza del potere giudiziario, ma ritiene che la vita sia un bene inviolabile in ogni caso, e rimane contraria alla pena di morte».
ISLAMIZZARE L’EGITTO. Queste parole da parte del vescovo cattolico non sono scontate. Durante l’anno in cui è stato al potere, Morsi ha cercato di islamizzare l’Egitto in modo autoritario, occupando con membri della Fratellanza musulmana attraverso una serie di leggi ogni spazio di potere. Per protestare contro la sua deposizione, richiesta a gran voce dalla maggior parte della popolazione egiziana, i Fratelli Musulmani hanno bruciato o devastato più di 80 chiese e distrutto decine di proprietà dei cristiani, compiendo attentati in tutto l’Egitto, ai quali l’esercito ha risposto con un bagno di sangue.
IL CASO MUBARAK. Nonostante questo, la Chiesa cattolica non ha per niente esultato alla notizia della condanna a morte, al contrario di tanti oppositori della Fratellanza. «Ricordo che quando l’ex presidente Hosni Mubarak era stato condannato all’ergastolo, i Fratelli Musulmani, allora al potere, chiedevano un nuovo processo perché fosse condannato a morte», continua il monsignor Anba Kyrillos. «Ricordo la moglie di un ministro che era venuta da noi per un incontro, e poi aveva visitato le suore di Madre Teresa e aveva chiesto loro cosa pensavano di quella questione. Loro le parlarono della compassione che suggerisce di accantonare la pena capitale in ogni occasione, e dicendo questo fecero molto arrabbiare la moglie del ministro. Secondo lei, Mubarak doveva pagare con la vita le cose gravi che aveva commesso».
«LA DIFFERENZA DELLO SGUARDO CRISTIANO». Ecco perché, conclude il vescovo, «in quell’occasione ho potuto toccare con mano la differenza tra lo sguardo cristiano, che accoglie i criteri della misericordia e della compassione anche nella prassi giudiziaria, e una mentalità che potrei definire “vetero-testamentaria”, dove vige solo la logica dell’occhio per occhio, dente per dente».
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