
Editorialista del NYT prova barrette di marijuana: «Pensavo di essere morta»

Otto ore sotto shock, tra allucinazioni e malessere. Maureen Dowd è una delle firme “di sinistra” più prestigiose del giornalismo americano, vincitore del Premio Pulitzer nel ’99 in pieno scandalo Lewinsky e tagliente commentatrice sul New York Times delle cronache politiche e di costume statunitensi.
Proprio per il suo giornale ha voluto tentare una “full immersion” nella marijuana legale del Colorado, Paese che lo scorso gennaio ha liberalizzato la cannabis per i maggiori di 21 anni. Ma, come lei stessa ha raccontato nel suo articolo, l’esperienza si è trasformata in un incubo, dopo aver mangiato una barretta di cioccolato e marijuana. «Per circa un’ora non è successo nulla. Poi ho sentito un fremito di paura attraversarmi il corpo e il cervello. Ho raggiunto faticosamente il letto, dove sono rimasta in uno stato di allucinazione per le successive 8 ore. Avevo sete ma non potevo muovermi per prendere acqua. Ero ansimante e paranoica, certa che se il cameriere avesse bussato e io non avessi risposto, avrebbe chiamato la polizia. Faticavo a ricordare dov’ero e addirittura cosa avevo addosso, toccando i miei jeans verdi di velluto e fissando il muro. Mentre la mia paranoia cresceva, mi sono convinta che ero morta e nessuno me lo aveva detto».
CASI DI CRONACA. La giornalista ci ha messo tutta la notte a perdere gli effetti di quella barretta alla marijuana. E solo all’indomani, chiacchierando con un medico, ha scoperto che in realtà è consigliato che il dolce venga diviso in 16 porzioni, specie per chi è nuovo al consumo di cannabis: «Ma quella raccomandazione non era scritta sull’etichetta», scrive Dowd, gettando luce di conseguenza sulle tante controversie legate alla legalizzazione della marijuana in Colorado, diventata meta per turisti dello spinello da tutti gli Usa.
Il giro d’affari per questo nuovo settore dell’economia di Denver si è attestato appena sotto i 13 milioni in soli 5 mesi, tuttavia «lo Stato è anche alle prese con il lato più scuro di aver liberato una droga potente come la marijuana davanti a un’orda di turisti di tutte le età e livelli di tolleranza». Alcuni casi, in particolare, hanno scosso la cronaca nazionale: a marzo un 19enne giunto dal Wyoming si è buttato dal balcone di un albergo, dopo aver mangiato un biscotto a base di cannabis, mentre ad aprile, sempre a Denver, un uomo ha mangiato un’altra di queste barrette, ha cominciato a parlare della fine del mondo e per poi uccidere sua moglie che intanto aveva telefonato al pronto soccorso.
EDUCARE I NUOVI ADEPTI? Dowd ricorda anche quanto riferito dal personale medico di alcuni ospedali ad un suo collega: la sanità del Colorado è alle prese con un numero crescente di adulti nauseati da dosi ingenti di marijuana commestibile, mentre aumentano pure negli Stati confinanti i guidatori sotto effetto di queste sostanze. E paiono parziali le spiegazioni di Andrew Freedman, coordinatore del progetto del Colorado di legalizzazione della marijuana: «L’intera industria è stata costruita per persone che fumano con frequenza. È necessario imparare come educare i nuovi adepti del mercato».
REGOLE E ABUSI: IL DIBATTITO. In America tanti si sono interrogati dopo il reportage di Dowd, da chi chiede che vengano messe regole più strette e indicazioni più chiare, a chi più direttamente attacca la scelta di legalizzare la marijuana, evidenziando come gli effetti in cui è incappata la giornalista sono la conseguenza inevitabile della svolta intrapresa dal Colorado a gennaio.
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Come se un mq
astemio beve un bicchierino di grappa…