Ecco i settori più colpiti dal lockdown e cosa chiedono alle banche
Articolo tratto dal numero di luglio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Dall’analisi dei settori merceologici ai quali appartengono le nostre aziende emerge che solo un ristretto numero di comparti mostra una certa tenuta rispetto agli effetti del Covid-19, a livello sia economico e finanziario che di capacità e velocità di ripresa. Tra questi settori si evidenziano il farmaceutico, le telecomunicazioni, Ict e media, la chimica e la consulenza. Il numero di imprese incluse in questa categoria è decisamente limitato sia in termini numerici (circa il 14 per cento del totale) che per giro d’affari (circa il 10 per cento).
Tra le particolarità che li accomunano vi è il limitato impatto delle restrizioni derivanti dal lockdown sull’operatività, in quanto attività essenziali o comunque esercitabili in modalità smart working; una domanda resiliente o addirittura in crescita in considerazione della natura dei prodotti e servizi offerti; la tenuta di margini e generazione di cash flow grazie alla salvaguardia del fatturato; una relativa stabilità del merito creditizio. Da segnalare in particolare, all’interno di questo perimetro, l’incidenza estremamente contenuta del ricorso alle moratorie da parte delle aziende farmaceutiche rispetto al dato totale delle aziende italiane (circa il 4 per cento a marzo e circa il 15 ad aprile).
Vi sono poi settori che evidenziano invece un maggior impatto delle restrizioni derivanti dal lockdown e diversi di questi presentano anche una forte esposizione nei confronti della domanda estera. Una combinazione che porta a creare pressione sui margini operativi e su strutture finanziarie già abbastanza deboli, a una riduzione dell’operatività commerciale e alla dilatazione dei tempi di pagamento ai fornitori e di conseguenza a segnali di allarme “soft” in relazione al merito creditizio. A questa categoria appartengono, tra gli altri, i settori del commercio al dettaglio, tessile e abbigliamento e meccanica strumentale.
La terza categoria comprende infine i settori che subiranno prevedibilmente un forte impatto negativo a causa della pandemia. Sono comparti che hanno risentito in maniera particolare delle restrizioni derivanti dal lockdown ma che anche nella fase 3 stanno soffrendo per via di una domanda indebolita a causa della nuova normalità di distanziamento sociale o della minore propensione agli investimenti e all’acquisito di beni durevoli, strettamente connessi al clima di fiducia complessivo dei consumatori in un contesto estremamente volatile e incerto. Tipicamente in questi settori la struttura dei costi, caratterizzata da una forte componente fissa, e l’elevata incidenza del capitale circolante gravano sul profilo finanziario e di riflesso emerge un deterioramento del merito creditizio e una rilevante riduzione dell’operatività commerciale, oltre all’allungamento dei tempi di pagamento ai fornitori. Tra questi settori vanno menzionati il turismo e tempo libero, il commercio di autoveicoli, l’ingegneria civile e le costruzioni, la meccanica e i mezzi di trasporto. Questo comparto vede la presenza di circa il 28 per cento delle società di capitali italiane, per un giro d’affari aggregato del 24 per cento del totale.
Le difficoltà di questi settori sono riscontrabili anche nell’andamento della natalità delle imprese, con una variazione negativa rispetto allo scorso anno, in particolare per quanto riguarda il turismo (-2,7 punti percentuali) e il commercio di autoveicoli (-2,1 punti percentuali). Analogamente, la vendita di automobili e il turismo e tempo libero registrano nei primi tre mesi dell’anno una diminuzione delle fatture emesse che si avvicina al 40 per cento rispetto al primo trimestre 2019, a fronte di una media italiana del -12 per cento.
Inevitabile che in numerosi comparti emergano necessità finanziarie rilevanti riferibili sia alla copertura del debito finanziario in scadenza nel 2020, sia a richieste di moratorie sulle esposizioni creditizie in essere, nonché a strumenti di accesso al credito bancario col supporto della garanzia dello Stato.
Foto Ansa
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