

Non so se avete letto l’intervista a Pamela Anderson pubblicata ieri da Repubblica. Con oggi, sono almeno 24 ore che il Correttore di bozze ci riflette sopra fortissimamente, col rischio tra l’altro di diventare cieco.
Comunque, stringi stringi, le possibilità sono due (anche perché di più non ce ne stanno nella testolina rachitica del Correttore di bozze). O Repubblica non ha capito che il famoso “popolo del web” scherzava, quando si è messo ad acclamare la bagnina ballonzolante di Baywatch come nuova leader della sinistra dopo lo scontro via Twitter con Salvini sui migranti. Oppure fa tutto parte di un complotto progressista per regalare eternamente voti al capo della Lega, e campare all’ombra sua altri cent’anni come già accadde con Berlusconi.
Delle due l’una. Il Correttore di bozze non saprebbe dire quale. Nel frattempo, ne approfitta per meditare forte e duro anche sul problema dei diritti degli animali, altro tema che Pamela Anderson ci ha insegnato ad affrontare con il dovuto impegno, come mostra chiaramente in questa foto con Dan Matthews, alto dirigente della Peta:
Grande Pamelona. «Tutti la conoscono come la star di Baywatch, bella e sexy», ricorda giustamente Repubblica, omettendo a onor del vero altri riconoscimenti internazionali tipo le 14 copertine di Playboy o certe famose clip che l’hanno resa semplicemente un mito tra i correttori di bozze. Comunque, scrive Repubblica, tutti la conoscono per quelle cose lì. E che cose, aggiunge il Correttore. Continua Repubblica:
«Ma quanti sanno che l’attrice americana di origini canadesi, Pamela Anderson, è un’attivista da anni impegnata contro gli abusi dell’economia globale, contro le crudeltà sugli animali, a favore di migranti e rifugiati e a difesa di Julian Assange e WikiLeaks? In Italia, questa consapevolezza è arrivata la settimana scorsa, quando Anderson ha criticato Matteo Salvini via Twitter».
Ah, quanto è vero, povera sottovalutata Pam! Pensate che prima della settimana scorsa, qui da noi l’ammirevole attivista democratica con balconata decapottabile era considerata poco più di una zoccola (nel senso faunistico di roditore da chiavica napoletana). Per dimostrarvelo, il Correttore di bozze citerà un giornale a caso. Vediamo un po’. Prendiamo, putacaso, Repubblica. Per esempio questa gallery di qualche tempo fa, introdotta così dal quotidiano romano:
«Diciamo la verità: se ne potrebbe fare volentieri a meno. Purtroppo tutte le volte che c’è di mezzo Pamela Anderson si è quasi costretti a parlarne. Questa volta la scandalosa Pam ha dato il meglio di sé al Club Play di South Beach (Miami) che ospitava una sfilata di moda. Ad accompagnarla l’amico designer Rchie Rich. E dire che la visita era cominciata sotto i migliori auspici: occhiali neri da sole, tacchi alti, capelli leggermente ondulati e il décolleté coperto da un giacchino beige. Questo all’ingresso, perché in sala l’atmosfera è diventata subito calda come dimostrano queste immagini. Vestito troppo stretto e, soprattutto, un seno “impazzito” mostrato con eccessiva disinvoltura. E lo spettacolo non è piaciuto a molti ospiti che hanno minacciato di uscire mentre la prosperosa Pam dava spettacolo. E le foto sono immediatamente finite sui principali siti d’America e non solo».
Dopo di che, seguivano 8 fotografie (otto) di quelle che «se ne potrebbe fare volentieri a meno», ma che a volte occorre pubblicare con coraggio per contrastare gli abusi dell’economia globale e fermare le crudeltà sugli animali. Nonché per ribadire la centralità ecosistemica dei meloni.
Ormai completamente assorbito da questo flusso di pensieri forti e soprattutto duri, il Correttore di bozze ha fatto una ricerca su Google per voi: ecco qua tutte le immagini di Pamela Anderson pubblicate nel sito di Repubblica.
Sfogliate, scrutate, cliccate, scaricate, impostate come sfondo, scontornate, zoomate. Ammirate forte e duro e poi dite un po’: guardando questa attivista così generosa (generosissima) non vengono in mente anche a voi il progetto pan-europeo come argine al populismo, l’urgenza di ritrovare l’afflato riformista di Ventotene, la necessità di rilanciare il fronte progressista per resistere all’avanzata globale delle destre?
Chi di noi correttori di bozze a questo punto non sente l’impellenza forte e dura di porre a Pamela Anderson una domanda come la seguente, rivoltale dall’intervistatrice di Repubblica?
«Il problema è che questa rivolta contro le élite globali spinge ovunque politici di destra alla Salvini, mentre i progressisti sono moribondi. Da dove ricominciare per invertire la tendenza?».
Adesso forse sarete colti dal dubbio che dietro queste considerazioni si nasconda della facile ironia sessista. In effetti può essere, ma il Correttore di bozze ha come l’impressione forte e dura, anzi durissima, che a Pamela Anderson il sessismo non dispiaccia poi tanto.
(Fra parentesi, di recente l’impettita attivista, ahi quanto impettita, ha anche detto che il MeToo è una boiata pazzesca. Peccato che la domanda di Repubblica su questo sia andata perduta).
In ogni caso, a scanso di equivoci, il Correttore di bozze lo vuole precisare chiaramente: per lui Pamelona è molto più di quell’indimenticato rimbalzare ipnotico di gommoni sulla spiaggia di Baywatch che ha fatto riflettere forte e duro una generazione intera. E non è vero nemmeno che adesso basta essere gnocche e dire “Salvini cacca” per meritarsi una pagina su Repubblica. Assolutamente no. Qui parla una che sa il fatto suo. Oh, se lo sa. Dice infatti Pamela:
«Sostengo anche concretamente un’organizzazione che aiuta migranti e rifugiati e conosco anche alcuni rifugiati personalmente».
Perfino alcuni profughi, sapete? E se non bastasse, ecco un importante monito ai giovani d’oggi, pronunziato su opportuna richiesta di Repubblica:
«Vorrei dire loro che quando ero giovane, ho dovuto combattere per ottenere quello che ho ottenuto e mi sono resa conto che non vale la pena perseguire un obiettivo se allo stesso tempo non ci si impegna per cambiare la società».
Grazie Pam, l’hai cambiata eccome la società. Grazie anche a te Repubblica.
E se voi leggendo questi notevoli aforismi di lotta progressista non avete potuto «fare volentieri a meno» di pensare al famoso video che ha reso la Anderson la madre nobile di un certo cinema amatoriale, beh, non date la colpa al sessismo del Correttore di bozze. Infatti il sessismo è negli occhi di chi guarda. Soprattutto se lo guarda più di quindici volte.
Foto Pamela Anderson e Dan Matthews da Shutterstock
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