È scomparso stanotte il fondatore della scuola di Tarcento. Così si era immaginato cosa sarebbe successo il giorno in cui si sarebbe presentato «davanti all'Eterno»
Le esequie di don Antonio Villa saranno celebrate venerdì 16 settembre alle 15.30 nel Duomo di Tarcento
Don Villa lo sapeva cosa sarebbe successo il giorno della sua morte. Lo aveva scritto anni fa in un Te Deum per Tempi, di cui andava particolarmente orgoglioso e di cui parlava a tutti come di una «illuminazione».
Poiché era un uomo serio davanti alla vita, sapeva essere molto ironico, soprattutto quando raccontava di se stesso. Così si era inventato un dialogo con Dio, il giorno in cui l’avrebbe chiamato a sé. Che altri meriti poteva vantare davanti all’Altissimo, il giorno del giudizio? «All’esame finale davanti all’Eterno», scriveva, «potrò presentare solo un dossier “pauroso”». Quindi s’era immaginato che il suo avvocato sarebbe stato costretto a chiedere per lui l’assoluzione invocando l’«infermità mentale».
Gioia, felicità, entusiasmo
Formidabile don Villa! Davanti a tutte le esperienze della vita sapeva essere deciso e radicale fino alla provocazione e, al tempo stesso, amabile e spiritoso come pochi altri. Perché, per lui, e questo era evidente, la fede era gioia, felicità, entusiasmo. Si potrebbe dire che per tutta la vita non ha fatto altro che questo: accendere negli altri il fuoco di Gesù Cristo, il senso di tutto.
Tempo fa, una volta che era stato male ed era stato ricoverato in ospedale per l’aggravarsi delle sue precarie condizioni, si era ripreso per un mezzo miracolo. Quando l’avevamo sentito al telefono, con un filo di voce, ci aveva detto solo questo: «Devo ricostruirmi ancora. Perché devo tornare a scuola per trasmettere l’entusiasmo per Gesù ai piccoli. Come si fa a trasmettere questa cosa? Come hanno fatto i nostri genitori, naturalmente, anche se i nostri genitori non sapevano tutto. Lavorerò coi piccini, passino passino, per far loro comprendere la questione».
La foto coi cartelloni
La scuola Mons. Camillo di Gaspero, ecco. Questo gioiellino che aveva fondato a Tarcento dopo il terremoto del 1976, era la sua vita. Luciana – che insieme a Eva è la colonna dell’istituto – ci ha raccontato che solo ieri don Villa le aveva chiesto una fotografia dell’aula dove sono appesi i cartelloni dell’Angelus e delle frasi che il sacerdote usava come ispirazione ogni mattina per dire qualcosa di significativo ai suoi ragazzi.
Era il momento cui teneva di più, perché era il quarto d’ora in cui stava assieme ai “piccini”, in cui poteva dire loro del suo ardore, del suo infuocato giudizio sulle cose e sul mondo (e don Villa coi bambini parlava di tutto, di politica, di cronaca nera, dei bisticci coi compagni o coi professori, di vita e di morte), insegnando e imparando con loro sempre di più come si fa esperienza del Mistero.
Nei primi giorni di scuola
Se ne è andato stanotte, nei giorni in cui riprendono le lezioni, il giorno prima della messa online del documentario che Tempi ha preparato per raccontare la sua storia. È solo una coincidenza certo. Ma davanti all’eterno, tutte le coincidenze sono segni.
Ci mancherà “il villin”, come lo chiamava don Giussani, altro sacerdote piromane che, come lui, s’è speso per tutta la vita ad accendere nei giovani il fuoco della fede.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!